IL VIDEO CASERTA. Pasquale Napoletano denuncia: il cancello pedonale è aperto da tempo, il Belvedere preda notturna di tossicodipendenti e di soggetti pericolosi. Al notaio Provitera e a Donatella Cagnazzo chiediamo il favore…

7 Giugno 2022 - 11:09

Qui da noi ciò che altrove costituirebbe argomento della prima pagina de “La Stampa”, nel caso fatti del genere avvenissero a Venaria Reale o dell’antica e prestigiosa Gazzetta di Parma, nel caso in cui il Castello dei Duchi fosse esposto alla stessa maniera, diventa una notizia irrilevanti. Ma siccome per noi non è così ci permettiamo, con garbo, di chiamare in causa quelli che dovrebbero essere i motori della promozione culturale, ma che invece l’unico motore attivo che hanno è quello della propria autoreferenzialità

 

CASERTA – Pasquale Napoletano, consigliere comunale di opposizione, è impegnato storicamente nella difesa dei diritti alla buona vivibilità del prestigioso quartiere borbonico di San Leucio-Vaccheria.
Lì Napoletano è nato, lì vive, e da lì parte il suo impegno politico quotidiano.
Armato di uno smartphone ha scoperto che il cancello adibito a passaggio pedonale verso il monumento borbonico del Belvedere era aperto.
Lo ha dimostrato immortalando delle immagini e ha anche dichiarato, nel contempo, che l’umanità dolente che ogni sera cerca di proteggere con l’oscurità la propria schiavitù dalle sostanze gli ha riferito, attraverso qualche suo componente, che ormai quella porta è sempre aperta.
Inutile dire che si tratta di un fatto molto serio.
Pardon, tale sarebbe in una valutazione normale, adottando una scala le cui cifre sono legate alla conoscenza che un popolo di cittadini ha della sua storia e della sua identità.
Immaginate un attimo se un omologo cancello rimanesse aperto da giorni, se non da mesi, al Castello di Venaria Reale o a quello dei Duchi di Parma.
Scoppierebbe l’inferno. Partirebbero denunce, si innescherebbero dibattiti, soprattutto si farebbero sentire le persone che, a pieno titolo, rappresentano le strutture del pensiero culturali più importanti della zona: associazioni, comitati e via discorrendo.
Abbiamo voluto fare questo esempio per togliere a questi pelandroni di casertani ogni argomentazione residua che qualcuno ancora esplica quando incrocia un nostro articolo severo sulla assoluta impalpabilità di ogni senso di comunità, non parliamo poi di un qualsiasi e neppure sporadico promotore di dibattito sulla cultura.
Non è che a Caserta manchino le sigle, le targhette attaccate ai campanelli e alle porte di qualche accorsato appartamento. Sulla carta le associazioni ci sono, ma non servono a nulla perché la loro cifra di operatività è pari a zero.
L’unica cosa che sanno fare sono quei due o tre comunicati stampa all’anno finalizzati esclusivamente a dar notizia della propria esistenza, in modo tale da non essere dimenticati quando c’è da fare passerella, seppur provincialotta, in qualche evento ufficiale, per poter essere invitati per esempio alla cerimonia del 2 giugno o, ancor più semplicemente, per andarsi a sedere se c’è da prendere qualche poltrona in un’associazione, magari attivata per gestire soldi pubblici o in una fondazione tipo quella costituita dal vescovo di Caserta don Pietro Lagnese per attivare un progetto di utilizzo dell’area Macrico.
Noi non conosciamo personalmente, ad esempio, il notaio Provitera. Conosciamo, invece, personalmente Donatella Cagnazzo.
Sappiamo però che il primo, soggetto tipico di un generone casertano che, come quello Doc, quello originale derivato dalla antica nobiltà romana, è impegnatissimo a disimpegnarsi, facendolo con innata grazia e non rifuggendo da alcuna carica visto che il notaio ce lo ritroviamo stabilmente nella nostra casella di posta elettronica come autorevole componente dell’associazione Amici della Reggia, di cui non si ricorda una sola attività di visibile relazione con i problemi, e sono tanti, del massimo monumento vanvitelliano, e da qualche giorno (della serie non lascio, ma raddoppio) nell’appena citata fondazione costituita – a proposito di generone – dal vescovo Lagnese.

Di Donatella Cagnazzo conosciamo l’educazione, la gentilezza, le buone maniere, ma anche questa vorace necessità di stare assolutamente dentro alle fasi operative delle cose quando queste, cioè le tavole da pranzo, sono già state apparecchiate di tutto punto da altri.
La Cagnazzo è una donna precisa. Presiede il Fai di Caserta e chirurgicamente ha sempre badato che questa nobile associazione, nata per mettere a disposizione di una fascia di persone più ampia possibile i beni e le bellezze, la memoria del nostro paese, compaia una e una sola volta in un anno, in occasione delle Giornate Fai, che sembrano l’unica attività svolta da un’associazione che poi chiude i battenti dopo questo evento, salvo riaprirli un anno dopo in stile araba fenice.
Abbiamo utilizzato questi due esempi sfruttando il nome, la reputazione delle due persone a cui ci siamo riferiti ma di casi come questi se ne potrebbero citare a centinaia.
Se non ci fosse andato Pasquale Napoletano che, giustamente, da consigliere comunale rappresenta una delle contrade più importanti della città capoluogo, non se ne sarebbe accorto nessuno.
E comunque ora che Napoletano ha denunciato il problema, state certi che magari l’altro consigliere, stavolta di maggioranza, di San Leucio, Donato Tenga, farà di tutto affinché l’intervento doveroso da parte del Comune sia staccato temporalmente dalla videodenuncia del suo rivale.
Magari tra un mese, due mesi, quella porta sarà chiusa.
E se qualcuno, nel mentre, demolecolarizza il Belvedere e lo teletrasporta su Marte, operando indisturbato grazie a quella porta?
Chi se ne frega, l’importante è che Pasquale Napoletano “non si faccia la risata”.
Ora, se il livello di chi governa la città è di tale, infimo, ordine, se queste persone sono state votate 8 mesi fa dai casertani, potete mai pensare che questa città abbia una sola speranza di agganciare un qualsiasi tipo di sviluppo ortodosso fondato sui saperi e sulle meritocrazie?