IL VIDEO E LA FOTO. CAPUA. Vogliamo la pace con la Giacobone ma lei continua a violare la legge anche sui disabili. Glielo spieghiamo per l’ennesima volta compreso una deroga impossibile per il suo bar

19 Marzo 2024 - 15:56

Riproponiamo, stavolta nella sua versione integrale, la norma che disciplina gli insediamenti esterni, nel caso del bar Giacobone addirittura dall’altro lato di una strada aperta al traffico di sedie, tavolini, ombrelloni etc. Se poi qualcuno vuol marciare sull’ultima parte del numero 3 comma 3 dell’articolo 20 del codice della strada se lo scordi, perchè mai alcuna deroga è stata chiesta in quanto impossibile da applicare. Certo è che per un’assessora ai servizi sociali è tutto dire

CAPUA – Il nostro obiettivo è arrivare ai giorni precedenti alla Pasqua stando in letizia con la vice sindaca, nonchè assessora ai servizi sociali, Marisa Giacobone. Ma siamo costretti a precisare ancora una volta, per l’ennesima volta, di fronte a chi elabora fantasiose valutazioni sulla numerosità degli articoli che le stiamo dedicando, che noi non abbiamo nulla di personale nei confronti di una che, per altro, non conosciamo direttamente, con cui non abbiamo mai parlato, con cui non abbiamo mai comunicato nè per via telefonica nè per via social chat. Noi chiediamo solo che il vice sindaco di Capua, nonchè assessore ai servizi sociali, rispetti, in quanto tale ma anche in quanto cittadino, le leggi com’ è doveroso per lei come per ogni individuo appartenente ad un consesso civile che viva ed operi dentro ad un contesto di democrazia compiuta che è tale solo nel momento in cui, come campeggia in ogni aula di qualsiasi tribunale alle spalle di ogni giudice, “La

legge è uguale per tutti“.

Quindi, ci segua un attimo, vice sindaca Giacobone. Noi ci rendiamo pure conto che lei abbia vissuto e viva in ambienti un po’ naif, con un marito e un cognato, sicuramente simpaticissimi, ma che non eccellono certo per cognizione e applicazione dell’educazione civica così come ha dimostrato quel tragicomico inseguimento all’auto dei vigili urbani (CLIKKA E LEGGI).

Ci raccontano che lei sia persona intelligente, anche scaltra e con quel po’ di fumantino che in passato la portò – così si narra a Capua- a effettuare uno spettacolare inseguimento podistico, terminato nel comando dei vigili urbani con il tradizionale, folcloristico, piacevole e delicatissimo strascino, retaggio di un’identità che non può non piacere ai cultori dei tempi andati.

Anche a noi piace fare lo strascino. Naturalmente in maniera figurata. Quindi, vediamo se riusciamo a capirci per una volta. Questa fotografia, a cui fa eco in calce a questo articolo una breve sequenza video, mostra frontalmente ciò che è oggi il suo bar. Dai paletti di ferro al gradino del marciapiede, che poi è la stessa cosa dell’orlo esterno delle fioriera, ci sono 30/40 forse 50/60 cm, insomma, largheggiando più di mezzo metro. Quei paletti impediscono la sosta dei veicoli e anche la circolazione che è vietata. Dalle fioriere alla fine del marciapiede, andando verso il margine del ponte che affaccia sul Volturno, ci sono 6 o 7 metri. Questo metri sono delimitati da un perimetro che in un’area specifica, quella frontale all’ingresso del bar, è totalmente occupata da sedie, tavolini, dalle citate fioriere, ombrelloni etc… Ammesso e non concesso che volessimo considerare marciapiede, assimilando a quello che insiste nell’area che va dalle fioriere alla ringhiera che si affaccia sul Volturno, avremmo un marciapiede di 6,50 metri o 7, 50 di cui i suoi tavoli occupano 7 metri mentre rimangono liberi 50 o 60 cm.

Lei, vice sindaco Giacobone, e lo Sportello Unico delle Attività Produttive, volete prendervela con CasertaCe se esiste ancora, è in vigore, e lo rimarrà per quanto ci risulta anche con il nuovo CDS , proprio in queste settimane all’attenzione del Parlamento, l’articolo 20 comma 3 n.3 ? Per la decima volta ma purtroppo non si può fare altrimenti perchè è l’unico modo per dire e ribadire che lei e anche il Suap, ma anche e soprattutto lei nella specifica qualità di vicesindaco, che in questo caso crea una mistura semi esplosiva, un conflitto di interessi tra controllante e controllato, state violando la legge. Stavolta non ve lo riassumiamo nemmeno questo articolo, ve lo pubblichiamo per intero sottolineando le parti più importanti in quanto riguardanti precisamente il caso che per l’ennesima volta stiamo descrivendo .

Questa è la legge, ecco perchè la state violando (e sono 10)

“Nei centri abitati, ferme restando le limitazioni e i divieti di cui agli articoli ed ai commi precedenti, l’occupazione di marciapiedi da parte di chioschi, edicole od altre installazioni può essere consentita fino ad un massimo della metà della loro larghezza, purchè in adiacenza ai fabbricati e sempre che rimanga libera una zona per la circolazione dei pedoni larga non meno di 2 m. Le occupazioni non possono comunque ricadere all’interno dei triangoli di visibilità delle intersezioni, di cui all’art. 18, comma 2. Nelle zone di rilevanza storico-ambientale ovvero quando sussistano particolari caratteristiche geometriche della strada, i comuni, limitatamente alle occupazioni già esistenti alla data di entrata in vigore del codice, possono autorizzare l’occupazione dei marciapiedi in deroga alle disposizioni del presente comma, a condizione che sia garantita una zona adeguata per la circolazione dei pedoni e delle persone con limitata o impedita capacità motoria.

Non si discute che il bar Giacobone stia in un centro abitato, d’altronde, il numero 3 del comma 3 parla “delle limitazioni e dei divieti fissate nei commi precedenti” cioè il comma 1 e il comma 2 (CLIKKA QUI PER LEGGERE TUTTA LA FORMULAZIONE DELL’ARTICOLO 20). Queste limitazioni o divieto riguardano le aree A, B, C. e D dove tu tavolini, sedie etc non le puoi proprio insediare. Rimangono due zone quelle contrassegnate con la lettera E di cui fa parte sicuramente il bar Giacobone e quello della lettera F, che si trova in una parte della città appena esterna all’inizio del centro storico propriamente detto, riguardante gli esercizi incastrati pienamente dentro ai centri storici. Siccome vogliamo bene alla Giacobone, diamo per buona come abbiamo già scritto, la circostanza che il suo bar insista in un’area che si trova in prossimità di edifici residenziali.

Cosa dobbiamo mai spiegare, visto che continuiamo a farlo invano e al Comune di Capua, ci scusino il francesismo, se ne fottono altamente, Suap compreso, relativamente al passaggio che prescrive l’occupazione di marciapiedi massimo per la metà della loro larghezza e comunque lasciando 2 metri liberi alla circolazione pedonale? Su questo non c’ è dubbio: il bar Giacobone è stato ed è oggi un bar fuorilegge.

La deroga contenuta nell’articolo 20 totalmente inapplicabile

Attenzione, qualcuno potrebbe dire: Voi di CasertaCe leggete solo quello che vi piace e non quello che non vi piace. La possibile deroga, descritta nell’ultimo periodi del n. 3 del comma 3 dell’articolo 20 ve la siete scordata? No. Non ce la siamo scordata, tant’ è vero che l’abbiamo pubblicata sopra insieme al resto del comma 3 n.3. Il codice della strada pure essendo stato sottoposto a diverse modifiche nel corso degli anni, è stato scritto e approvato nel 1992.

Domanda: Il bar Giacobone esisteva già nella sua attuale conformazione nel 1992? Secondo noi, non esisteva nell’attuale conformazione. Però diciamo pure che esistesse. Chi ne era titolare ha mai affermato di essere in possesso di quei requisiti che avrebbero potuto consentire al Comune di Capua un’autorizzazione in deroga alle regole stabilite sull’occupazione dei marciapiedi? Assolutamente no. E stavolta ne siamo sicuri perchè abbiamo letto la copia dell’autorizzazione scritta in extremis e ritirata affannosamente dalla stessa vice sindaca Giacobone, dove si fa riferimento, ce lo concedessero i rispettabili responsabili del Suap di Capua, in maniera indecorosamente generica alle “leggi in vigore“, senza alcuna specificazione del contesto normativo così come il Suap avrebbe avuto il dovere di fare.

Per cui siamo dentro ad una condizione ordinaria in cui il Suap ha piena consapevolezza che nel corso di questi 32 anni quel bar non ha mai posseduto quei requisiti che avrebbero giustificato il superamento delle regole previste dalla prima parte del n.3 del comma 3 dell’articolo 20 con conseguente concessione in deroga a queste regole in modo da consentire un occupazione più ampia di quel marciapiede.

Ma cosa dice – così per oggi concludiamo – quest’ultima parte che apre un pertugio alla concessione in deroga? Nonostante l’abbiamo già pubblicata sopra, ne ribadiamo il contenuto in quanto noi non abbiamo alcun problema a confrontarci su ogni tema e se stiamo conducendo questa battaglia su bar Giacobone non è certo perchè la vice sindaca ci stia antipatica ma perchè siamo totalmente convinti alla luce dei lunghi studi, delle lunghe analisi giuridiche e giurisprudenziali effettuate, che di fronte a quel bar si stia consumando ancora un reato impunito. Dunque, l’ultima parte del comma 3 n.3 dice che la deroga alle regole citate non è libera ma è a sua volta “condizionata” “alla circolazione dei pedoni e delle persone con limitata o impedita capacità motoria.”

Nel corso degli anni la sensibilità per le barriere architettoniche è cresciuta sempre di più rispetto al momento in cui questa legge è stata scritta. Ma se ci volessimo limitare a parametrare la semplice formulazione di questa condizione allo status quo creato dalle installazioni esterne del bar Giacobone sarebbe già sufficiente per affermare che questo non ha alcun diritto di chiedere la deroga anche se fosse esistito bla bla bla in questa sua conformazione bla bla bla prima del 1992.

In un Comune che negli anni è intervenuto, anche in quella zona, per istallare i paletti, per tracciare perimetri delimitati con le strisce, per rifare le panchine, la condizione e la situazione attuale dell’area del bar Giacobone è assolutamente medievale.

Quei tavolini, quelle sedie sono una barriera architettonica realizzata dall’assessora ai servizi sociali

Come si può capire dalla foto e anche dal video, un portatore di handicap in carrozzella diretto verso il Pirotecnico, riagganciando la percorrenza sul ponte, interrotta precedentemente, incrocia, – applausi ! – una discesa per i disabili. Supponiamo che arrivato a quel punto cambi idea e voglia tornare indietro. Sarà costretto a fare retromarcia con la carrozzella – fischi! – perchè impossibilitato a dirigersi verso la zona conosciuta come il Cuore di Gesù, statua del Nazzareno che insiste sul ponte.

Non avrà alternative in quanto impedito dalla presenza delle fioriere e dei tavoli che unitamente ai paletti già in essere vanno a restringere lo spazio per il passaggio al disabile.