In memoria di don Peppino Centore: il ricordo di don Filippo Melone

12 Settembre 2023 - 15:27

“Pur essendo un mare magnum di cultura e di grande conoscenza, è rimasto sempre umile, senza mai cedere alla tentazione di ostentare”.

Riceviamo e pubblichiamo la nota a firma di don Filippo Melone, in memoria di don Peppino Centore.

Cosa che fa sempre all’improvviso. Infatti, non smette mai di lasciare il timbro dello stupore. Spesso proprio quando tutto sta per rientrare nella normalità, generando ulteriori aliti di vita, ecco che arriva “tacito pede”, lasciando profonda amarezza nel cuore di chi resta.
È la sofferenza, che si prova in questo momento di distacco.
Quanta tristezza! Quanto vuoto ha lasciato don Peppino in chi l’ha conosciuto e voluto sinceramente bene.
D’ora in poi, a tutti mancherà la sua semplicità che rivelava il candore del cuore, sempre in ascolto e pronto a dare concrete risposte d’amore.
Tutti sentiranno l’assenza del suo sorriso sempre carico di gioia, che gli accarezzava il volto, facendo vibrare in lui tanta simpatia, positivamente accattivante.
La sua presenza tra gli altri, mai decretava distinzione di età: era giovane con i giovani, anziano con gli anziani, in un gioco senza età durante il quale ognuno si sentiva sulla stessa lunghezza d’onda.
Mai ho visto sul suo volto ombre di dubbi o di incertezze, anche se a volte non mancavano delle punte di pensosità, derivanti dal vissuto quotidiano.
Però,

mai lo prostravano.
Restava sempre integro nella grazia e nella gioia del cuore.
Per tutti aveva sempre considerazioni di affetto, espresse con la dolcezza delle sue parole, che racchiudevano un misto di tenera poesia.
La notizia della sua morte è stata un fulmine a ciel sereno.
Molti sapevano, ma non tanto da supporne l’arrivo improvviso.
Purtroppo, un pezzo di storia della nostra diocesi è andato via.
Non un semplice uomo, ma un grande, che, senza enfatizzarne la figura, potrei definire uno dei più grandi figli di Capua.
Da tutti rispettato e voluto veramente e sinceramente bene.
Era un uomo di ascolto e di dialogo. Aveva sempre una parola, un gesto di affetto che manifestava sempre con la grazia del cuore.
Anche se il tempo, lentamente di tutto e di tutti lascia solo flebili ricordi, fino alla perdita della memoria, don Peppino rientra nel novero di quelle persone, la cui esemplarità di condotta, impregnata di valori umani e cristiani, incide orme non facili ad essere assorbite dall’oblio. E proprio grazie a questa sinfonia di valori, testimoniati con semplicità ed umiltà che egli continuerà ad essere punto di riferimento per molti, attratti dalla sua grande umanità, che il sacerdozio, da lui vissuto con profonda dignità, elevava in un intarsio di carità ed accoglienza.
Anche in questi ultimi tempi, sui quali aleggiava la clessidra della fine, non gli mancavano parole e sorrisi, che erano un invito a riscoprire la morte come speranza in un incontro; a risentire la presenza di Dio, a ritessere i rapporti di umanità. In altre parole, a non smarrirsi nei meandri delle cose, ma a ritrovare e vivere la fede, che crea l’unico arcobaleno su cui camminare per giungere alla Casa del Padre. In questo momento rivedo come in uno specchio la grandissima cultura di don Peppino, la sua intelligenza forbita che mai ostentava, anche se tutti gliela riconoscevano.
Nessuno come lui ha scritto tanto: quanti libri di storia! Quanti libri di poesia! Quante storiografie…!
Eppure, pur essendo un “mare magnum”, l’umiltà era la sua guida.
L’orgoglio era straniero al suo modo di essere e di operare.
Le aspirazioni alle altezze non rientravano nel suo ideale né di uomo né di sacerdote, anche se possedeva tutte le qualità per entrare in un orizzonte di prestigio. Don Peppino era un sacerdote vero, genuino e senza prosopopea.
Amava il sacerdozio e lo viveva con intelligente intensità, lasciando ovunque orme di credibilità, che diventavano motivi di sequela.
E le sue omelie, sempre illuminanti, facevano da traino per molti ascoltatori.
A volte poteva sembrare un vanesio. Invece, no. Era soltanto un uomo e un sacerdote felice, che cercava di vivere la sua umanità e il suo sacerdozio nella consapevolezza di essere a servizio di Dio e dell’uomo.
L’Arcidiocesi di Capua può ritenersi veramente orgogliosa di aver avuto nella storia del suo Presbiterio Mons. don Peppino Centore, per il quale l’ascolto, il dialogo, le Opere scritte e soprattutto il silenzio intelligente, gli hanno creato un fascino così entusiasmante che molti hanno saputo leggere in esso la bellezza del suo sacerdozio e della sua umanità.