INCREDIBILE. La Prefettura non ha dato all’Avvocatura di Stato le interdittive antimafia dell’ex sindaco di SPARANISE Vitaliano Ferrara. Confermato: l’unico fesso è Salvatore Martiello

11 Settembre 2023 - 16:29

Ritorna di attualità anche il “doppiopesismo” sul geometra sparanisano, amico di famiglia del clan camorristico Papa, e che ha operato a lungo nel Consorzio Idrico con Vitaliano Ferrara, senza provocare per questo nessun intervento, nessuna nomina di commissione di accesso da parte della Prefettura. In calce all’articolo la memoria difensiva dell’Avvocatura in cui non c’è traccia di alcun riferimento alle interdittive dell’ex vicesindaco

SPARANISE (gianluigi guarino) – Quando il governo, a valle del lavoro di una commissione d’accesso nominata da una Prefettura, decide di sciogliere, fornendo a questa scelta la solennità di un decreto del Presidente della Repubblica, un’amministrazione comunale e un consiglio comunale per infiltrazioni camorristiche, si sviluppa, il più delle volte, una procedura di tipo civile, in cui lo stesso governo chiede l’applicazione di misure interdittive dell’attività politico-amministrativa da parte di quelle persone che considera maggiormente coinvolte nelle vicende che hanno portato allo scioglimento.

È capitato tante volte in provincia di Caserta e sta capitando anche oggi all’ex sindaco di Sparanise Salvatore Martiello, all’ex vicesindaco Vitaliano Ferrara e all’ex assessora Mirella Spinosa.

Nel giudizio di cui ci andiamo ad occupare, questi tre ex amministratori stanno comparendo al cospetto del giudice del tribunale civile di Santa Maria Capua Vetere, Giovanni

D’Onofrio.

Avremo tempo e modo per approfondire i contenuti di questo procedimento. Per il momento sottolineiamo solo un aspetto che ci ha sorpresi – in realtà fino a un certo punto – ben conoscendo da anni gli usi e costumi della Prefettura di Caserta.

Leggendo tutte le pagine dell’accusa, che in giudizi come questo è rappresentata dall’Avvocatura dello Stato, non abbiamo trovato traccia delle due interdittive antimafia che hanno colpito direttamente il vicesindaco Vitaliano Ferrara, legato a doppio filo, da un punto di vista politico, al consigliere regionale di Mondragone Giovanni Zannini.

Ricordiamo che subito dopo lo scioglimento, le interdittive della Prefettura di Caserta sono state 5: due, come detto a carico di Vitaliano Ferrara, la FV arredamenti, cioè quella società di cui l’ex vicesindaco aveva una quota di minoranza e che, come scrivemmo a suo tempo, si affrettò a far diventare quota di maggioranza, facendosi cedere la stessa dal suo socio Vitale, personaggio centrale di questa indagine in quanto considerato vicino al clan Papa e al clan dei casalesi. La seconda società è la FM arredamenti, ditta individuale, più datata. Tra queste due, la prima occupa una parte sostanziosa del decreto di scioglimento.

Poi ci sono le tre società di Vitale: la AsteComm, Villa La Quercia e bar Appia. Per le prime due, Vitale, socio in affari con Vitaliano Ferrara, si è visto respingere dal tribunale di Santa Maria Capua Vetere la richiesta di applicazione dell’istituto del “controllo giudiziario” che avrebbe consentito ad AsteComm e Villa La Quercia di continuare ad operare.

Ora, è mai possibile che la Prefettura di Caserta non abbia fornito all’Avvocatura dello Stato, che solo ad essa fa riferimento, queste informazioni fondamentali, dirimenti in una valutazione complessiva sulla posizione di Vitaliano Ferrara?

Poi dite che noi siamo “fissati” con la Prefettura di Caserta.

Intanto, se siamo fissati lo siamo da anni, indipendentemente da chi pro tempore occupa la massima poltrona di rappresentante provinciale del governo nazionale, attualmente parliamo di Giuseppe Castaldo. Questa è una struttura malata, lo diciamo per la milionesima volta, perché troppe connessioni si sono create tra alcuni dirigenti, alcuni viceprefetti e alcuni funzionari con la politica e l’imprenditoria.

Le indagini giudiziarie che una quindicina di anni fa hanno fatto emergere tali connessioni non hanno poi modificato le cose. Siccome, poi, da esse non vennero fuori sentenze esemplari, l’andazzo è continuato.

Quando un po’ di tempo fa abbiamo scritto che sulla vicenda di Sparanise le mazzate le sta prendendo solo l’ex sindaco Salvatore Martiello, il quale ci appare l’anello debole di una catena che ha in Vitaliano Ferrara e – perché no – anche nella famiglia Vitale, strutture molto più robuste, non lo abbiamo scritto così, giusto per aggiungere altro alla nostra narrazione sui fatti e sulle cose della Prefettura.

La nostra affermazione, infatti, è venuta fuori dalla comparazione tra ciò che ha determinato la presenza di alcuni personaggi all’interno della struttura di Sparanise e ciò che la presenza che i medesimi personaggi non ha determinato in altri enti pubblici.

Nel comune di Sparanise operava e opera il geometra Raffaele Della Gatta, impiegato per molti anni anche nel comune di Rocchetta e Croce, al servizio del sindaco Salvatore Geremia che Giorgio Magliocca e Giovanni Zannini volevano far diventare dominus dell’Ambito Sociale C09, struttura intercomunale del cui ruolo di capofila, inopinatamente, la triade commissariale, non si capisce per quale motivo, voleva liberarsu, pur sapendo bene che le vicende di quell’Ambito avevano rappresentato base costitutiva dello scioglimento per infiltrazioni camorristiche.

Sempre Della Gatta ha operato, per volere di Vitaliano Ferrara, consigliere d’amministrazione delegato dei Lavori Pubblici, all’interno del Consorzio Idrico Terra di Lavoro, ente dove a comandare è solamente Giovanni Zannini.

E sempre Della Gatta, considerato uomo vicino al clan Papa, non solo continua, come inevitabile che sia, ad essere un dipendente del comune di Sparanise, ma ha ricevuto da questa sconcertante triade commissariale il cosiddetto “fuori orario”, lo scavalco che gli permette di guadagnare più soldi.

Ci spiegate, ora, perché Raffaele Della Gatta, a cui il presidente della Repubblica Sergio Mattarella dedica una robusta pagina del decreto di scioglimento del comune di Sparanise, in quanto stabile frequentatore della casa dei figli del boss Papa, è una componente di inquinamento camorristico al comune Sparanise durante la consiliatura di Martiello, mentre non lo è al Citl, dove è stato portato dallo stesso Vitaliano Ferrara, vero motore, vero attore principale del decreto di scioglimento?

Ci spiegano la Prefettura e il ministero degli Interni perché Della Gatta viene trattato con i guanti bianchi dalla triade commissariale?

Perché delle due, l’una. O è un cittadino, dipendente normale e allora deve venir meno il suo ruolo nelle motivazioni addette dal governo per mandare a casa Salvatore Martiello, oppure se Della Gatta è un inquinatore, uno che tiene rapporti anche politico-amministrativi con il clan Papa in nome e per conto di Ferrara, allora questo non può essere ignorato dalla Prefettura rispetto alle vicende del Consorzio Idrico, ente nel quale, al contrario, non viene istituita nemmeno una commissione di accesso per controllare ciò è stato fatto quando Ferrara era consigliere del CdA e Della Gatta suo braccio operativo.

Per quanto riguardo la triade commissariale, conserviamo ancora, con devozione, una lettera speditaci con cui rispondevano ad un nostro articolo nel quale segnalavamo la rozza inopportunità della nomina quale coordinatrice dell’Ufficio di Piano dell’Ambito C09 di Alessandra Nozzolillo, per molto tempo dipendente di Pasquale Capriglione, altro personaggio centrale tra le motivazioni dello scioglimento del comune di Sparanise(CLICCA E LEGGI).

Non abbiamo avuto il tempo di replicare, ma lo faremo molto presto perché in alcune circostanze c’è veramente da impazzire, dato che non sai se determinati pezzi dello Stato, come si suol dire, ci sono o ci fanno, in considerazione del fatto che tutta la normativa riguardante atti amministrativi, a partire dallo scioglimento dei comuni per infiltrazione camorristica, passando per le interdittive antimafia, è costituita, fondata su questioni di opportunità, su un fumus che non va dimostrato come all’interno della procedura penale, ma che basta da solo a giustificare provvedimenti duri e risolutivi.

Vabbè, altrimenti poi rispondiamo in questo articolo e, invece, lo dobbiamo fare pubblicando prima di tutto integralmente la lettera inviata a suo tempo.

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