La Domenica di Don Galeone: “…il nostro compito è diventare una manciata di lievito dentro la massa di farina…”.

15 Maggio 2022 - 17:40

15 maggio 2022 V Domenica dopo Pasqua (C)

IL CRISTIANO, DIVISO FRA L’AMORE E LA LOTTA

Prima lettura: Riferirono alla chiesa tutto quello che Dio aveva compiuto per mezzo loro (At 14,21). Seconda lettura: Dio tergerà ogni lacrima dai loro occhi (Ap 21,1). Terza lettura: Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri (Gv 13,31).

La domenica “del comandamento nuovo”   Quasi alla fine del tempo pasquale, è necessario chiedersi: cosa deve caratterizzare i discepoli di Gesù? La risposta delle tre letture è chiara:

> Anzitutto l’amore, che il suo preciso modello in Cristo: “Come io vi ho amati”. E’ un comandamento nuovo, cioè perfetto, ultimo, definitivo, secondo il linguaggio biblico. L’amore rappresenta la novità; l’odio fa invecchiare il mondo. L’amore è l’unica energia positiva; Dio è infinitamente creatore perché infinitamente ama. Anche noi: solo quando amiamo qualcuno o qualcosa siamo pieni di vita, di progetti, di iniziative. Quando due note musicali si amano formano un accordo, quando due colori si abbinano bene producono estetica, quando due si amano sprigionano scintille di vita. L’uomo, quindi, è stato creato capace di amare, incapace di bastare a se stesso; non si realizza in una splendida e aristocratica solitudine. Abbiamo bisogno di tanti altri, di un Altro, e questo appartiene alla struttura logica e ontologica dell’uomo; non è un lusso amare, ma è una necessità. Anche Dio ha bisogno di essere “tre” persone, di formare famiglia, per essere veramente Dio! Il diavolo vive nella solitudine, nell’egoismo, non ha bisogno di nessuno: è la vita più terribile!

> Seconda nota tipica: il cristiano è l’uomo della speranza; in un mondo dove sembra prevalere l’ingiustizia, il cristiano è sostenuto dalla speranza che Dio farà nuove tutte le cose, che ogni lacrima sarà asciugata, che l’amore alla fine vincerà. A. Hamman ha scritto che le tre letture di oggi sembrano lo spartito musicale della sinfonia del Nuovo Mondo, perché descrivono la Città nuova, dove l’Emmanuele sarà nostro concittadino, abiterà accanto alle case di noi uomini, caccerà dalla città quei cittadini lugubri che si chiamano Morte, Lutto, Dolore; il Vecchio Mondo, sottomesso alla Bestia del male, scomparirà per fare posto alla luce, alla vita, alla gioia.

“È giunta l’ora che sia glorificato il Figlio dell’uomo” (Gv 12,23)   Per noi, eredi del pensiero greco, la ‘glorificazione’ equivale alla fama, la ottiene chi raggiunge una posizione prestigiosa. Tutti la desiderano e lottano per averla ed è per questo che si allontanano da Dio. I giudei fanno fatica a credere in un “messia sofferente” (Is 42,1; 49, 1; 50,4; 52,13). Nei primi versetti dei Vangelo di oggi (w. 31-32) compare per ben cinque volte il verbo glorificare. Una ridondanza che quasi annoia; una solennità che sembra eccessiva e fuori luogo: siamo infatti nel cenacolo e mancano poche ore alla sua cattura e alla sua condanna a morte. Non possiamo dimenticare questa cornice di passione. Se davanti a coloro che fanno soffrire i nostri fratelli, noi tacciamo e consigliamo la sopportazione in questa valle di lacrime, allora siamo contro la forza architettonica dell’amore che deve mutare il mondo. Gesù non è “andato” dagli oppressi, ci è stato dentro, ha preso la condizione di servo, e dall’interno di questa condizione servile ha rivelato la gelosia di Dio per gli oppressi.

Gesù usa un’espressione sorprendente: Figlioli… (v.33)    Come mai Gesù li chiama in questo modo? Per comprendere il significato delle sue parole va tenuto presente il momento in cui vengono pronunciate. Gesù sa che gli restano solo poche ore di vita e sente di dover dettare il suo testamento. Come i figli considerano sacre le parole pronunciate dal padre sul letto di morte, così Gesù vuole che i suoi discepoli imprimano nella mente e nel cuore ciò che sta per dire. Per sottolinearne l’importanza lo ripeterà altre due volte prima di incamminarsi verso il Getsemani (Gv 15,12; Gv 15,17). Parla come chi vuole lasciare qualcosa in eredità: Vi do – dice (v. 34).

E’ possibile amarsi gli uni con gli altri? Sembra proprio di sì, perché questo è l’unico comandamento esplicito di Gesù. Ma chi dobbiamo amare e come? Siamo pieni di tanti pregiudizi e paure che ci è quasi impossibile avvicinare qualcuno senza vedere in lui un probabile nemico. Siamo prigionieri di noi stessi, del nostro passato, delle nostre abitudini. Di istinto operiamo queste equazioni: diverso = inferiore = pericoloso = da eliminare. E quanti “diversi” abbiamo eliminato, solo perché diversi da noi! Il comando di Gesù è ancora una volta un invito alla libertà. Solo chi è libero può amare. Un invito a non avere paura: chi ha paura è incapace di amore.

Noi saremo sempre meno importanti nel gioco quantitativo della storia; il non essere importanti sarà il nostro stato normale; il nostro compito è diventare una manciata di lievito dentro la massa di farina, una piccola luce accesa nel tenebroso villaggio globale. I cristiani oggi devono diventare una minoranza lieta e contagiosa. Purtroppo non sempre sono stati i primi a raggiungere le barricate sulle quali si combatteva per la dignità dell’uomo, e perciò sono stati lentamente esclusi dalle università, dal mondo della scienza, dai movimenti operai. Sono stati troppo spesso avanguardie mancate, e hanno troppo spesso permesso che le acque vivificanti del Vangelo si trasformassero in palude verminosa. I cristiani troppo spesso si sono attardati, riducendosi a fare da cariatidi alla città presente.

Confondere la fedeltà alla Tradizione (con la lettera maiuscola) con la chiusura agli impulsi dello Spirito che “rinnova la faccia della terra” è un equivoco funesto per la chiesa. Le accuse di scarsa modernità che le vengono mosse (spesso anche ingiuste) dovrebbero comunque farla riflettere. La chiesa è la depositaria dell’annuncio di “cieli nuovi e terra nuova”, della proposta di «uomo nuovo», del «comandamento nuovo», di un “canto nuovo”. E’ a lei che dovrebbe istintivamente rivolgersi chiunque sogni un mondo nuovo. Buona vita!