LA FOTO MARCIANISE. Guerriero, Gaglione, Laurenza & Co. si mettono in posa insieme a Dario Abbate. Inizia il cammino per superare il Medioevo velardiano

6 Marzo 2019 - 18:21

MARCIANISE – Si tratta di una fotografia consapevole, nel senso che i vari consiglieri comunali del Pd marcianisano, cioè Guerriero, Gaglione, Laurenza, Pero e il presidente del consiglio Rondello avrebbero avuto tempo, modo e spazio, per defilarsi ed evitare di farsi ritrarre da questo scatto.

Se guardate l’immagine, amici lettori, vi accorgerete che in essa non c’è nulla di casuale e c’è tanto, al contrario, di costruito. Nel senso che per scattare una fotografia ad un gruppo di persone disposte in semicerchio occorre un minimo di organizzazione di posa.

È un po’ come nei matrimoni e nelle cerimonie, in cui gli sposi o i festeggiati chiamano a sé gli invitati a turno, non in ragione casuale, ma attraverso un connotato discriminato per rami familiari e per tipologie di amicizie, in grado di fornire una identità specifica ad ognuna delle fotografie.

Non c’è dubbio che domenica scorsa, presso il seggio marcianisano delle elezioni primarie del Pd il festeggiato fosse Dario Abbate, il quale, dopo aver subito di tutto e di più, finanche una richiesta di espulsione da parte del cosiddetto commissario provinciale Franco Mirabelli, si è preso una rivincita per due motivi.

Prima di tutto Abbate non ha scelto di andare in un altro partito o di lasciare la politica.

Il suo percorso, partito dal Pc e arrivato al Pd passando dal Pds e dai Ds dalemiani, è stato sempre un unicum collegato a un’esperienza politica partita da lontano, da suo padre.

Il secondo motivo appartiene alle stagioni cangianti della politica. Durante il giro di Matteo Renzi, quella storia, quell’identità di Abbate ha incrociato ovvie difficoltà rispetto ad un nuovo che non era tale ma utilizzava la narrazione della novità per nascondere un sistema di costruzione e di relazione fondato su un pragmatismo spregiudicato, che poi è l’humus, il terreno di coltura in cui è stata concepita ed allevata la candidatura a sindaco di Antonello Velardi.

Ora non c’è più Renzi, c’è Zingaretti, il quale proviene, come Abbate dai Ds e rispetto al quale l’alfabeto dell’ex segretario provinciale del Pd incrocia assonanze, visioni e anche metodologie organizzative.

Tutti i consiglieri comunali di Marcianise, dunque, accettando di costruire una foto che per il suo connotato non avrebbe mai potuto essere uno scatto rubato, hanno riconosciuto le ragioni della battaglia che Dario Abbate fece a difesa della legalità statutaria del Pd, che Renzi e Mirabelli calpestarono senza ritegno pur di imporre la candidatura (similes cum similibus) di Antonello Velardi.

Da qualche ora è ufficiale la notizia dell’ingresso di Abbate nell’assemblea nazionale del Pd. Da un paio di mesi a questa parte, a Marcianise, c’è un Pd nuovo.

Nel senso che ci sono i consiglieri comunali di maggioranza, che ancora oggi sostengono Velardi ma non gli lesinano critiche e voti contrari in consiglio, e c’è un Pd di opposizione che ha in Abbate il suo riferimento.

La novità è che Antonello Velardi, al di là del patto di maggioranza frutto di una delega popolare, non rappresenta più, in quanto profondamente indebolito dalla sua gestione e dalla sua supponenza, un elemento in grado di tener divise queste due componenti, che oggi dialogano pur rimanendo su posizioni sostanzialmente contrapposte.

Bisognerà capire, ora, se questa linea di dialogo porterà, come dovrebbe essere per logica, ma per questo dovrà essere Abbate a dimostrare intelligenza e leggerezza di tocco, ad una riunificazione e a un progetto di governo comune che parta dal superamento di quello attuale, totalmente fuori da ogni ragione della politica ma connotato solo da un individualismo compulsivo e dal collegamento tra questo e ben identificate oligarchie del soldo.