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LA NOTA. AVERSA. Il problema di Noi Aversani non consiste nell’addio di Palmiero ma dalla fine della rendita di posizione legata a Peppe Sagliocco

6 Marzo 2019 - 19:09

AVERSA (gianluigi guarino) – Il problema che affligge Noi Aversani non è rappresentato dall’addio di Carmine Palmiero. Bravo ragazzo, per carità, uno che ha fatto, fino ad oggi, la politica con una discreta passione, ma non certo un decisore della storia. Su un piano squisitamente contabile, i voti di Palmiero possono essere, magari avviando per tempo già da oggi il lavoro di costruzione tecnica della lista, sostituiti con quelli di un paio di candidati di buona levatura.

Per cui, far diventare quello di Carmine Palmiero un caso è riduttivo, sia per la politica aversana, sia per l’identità, la dignità e soprattutto per la prospettiva del movimento fondato a suo tempo dal compianto Giuseppe Sagliocco.

Sarebbe un modo per nascondere deficienze strutturali fino ad oggi coperte dall’onda lunga della memoria di un uomo che ha lasciato un’impronta di cui nessuno può disconoscere, amico o nemico che sia stato, una capacità di leadership e anche tantissime buone intenzioni che hanno connotato, in special modo, l’ultima fase della sua vita politica, sovrapponibile in tutto e per tutto alla sua vita biologica.

Insomma, oggi, Luciano Sagliocco, fratello di Giuseppe, il figlio Francesco, Federica Turco, non possono più beneficiare di una “rendita di posizione” che gli ha consentito di diventare un fattore determinante in occasione delle ultime elezioni comunali e ugualmente quando, per effetto della cacciata dalla maggioranza di Enrico

De Cristofaro, è partito il conto alla rovescia che ha scandito il tempo tra quel momento e la serata in cui 13 consiglieri comunali hanno messo fine all’amministrazione nata proprio per effetto di un patto, non a caso durissimamente criticato da noi di CasertaCe, tra uno degli aguzzini politici di Giuseppe Sagliocco, De Cristofaro, e il fratello dell’ex sindaco spinto su quelle posizione dai soliti noti, come Ninì Migliaccio, che probabilmente oggi ha sciorinato le promesse surreali che hanno indotto Palmiero a cambiar bandiera.

Noi Aversani deve produrre politica. Preservando e conservando la sua identità storica; lo deve fare ribadendo e attualizzando i programmi e le battaglie che Giuseppe Sagliocco portò avanti negli ultimi anni della sua vita. Ne sarà capace?

Perché una cosa è muoversi a nel sottobosco minimalista del “tozzabancone“, della piccola routine politicista stile “Si candida questo, quello e l’altro mi ha fatto una bacchetta ecc…“, ben altra cosa è studiare l’origine dei problemi, identificando, attraverso l’arma totale della conoscenza, il dibattito (se c’è stato in passato) sviluppatosi intorno a questi, le norme vecchie e nuove che regolano un meccanismo e che aprono possibilità di collegare risorse allo sviluppo cittadino.

Palmiero o non Palmiero, il problema per Noi Aversani ci sarebbe lo stesso. Perché la febbre, il malessere che affligge il movimento non è causata dalla decisione di starci o non starci presa o no presa da un suo esponente, ma dall’apparente incapacità, che deve in tempi brevi trasformarsi in capacità, di avere ancora oggi una credibilità in quanto soggetto politico continuatore di una concezione, di un pensiero, di un attenzione verso un modello di città.