LA NOTA. La nostra giornalista Maria Assunta Cavallo minacciata di morte. Non è la prima volta, ma ora le autorità intervengano
24 Luglio 2020 - 17:06
MONDRAGONE – Quante volte nei nostri articoli, anzi, per la precisione, in quelli da me scritti, avete letto una formula tipo “come scrivemmo a suo tempo…”, “come riportammo in esclusiva”?
Tante volte, almeno per quel che riguarda i lettori più affezionati.
Non è che il sottoscritto non si renda conto che si tratta di espressioni tenere, tutto sommato ingenue, che hanno il solo obiettivo di combattere lo stress della reclusione a cui ho votato la mia esistenza dedicata a questo lavoro.
Lo so bene, ma in certi momenti ritengo che quelle rivendicazioni di primazia su determinate notizie rappresentino una licenza legittima e fondamentalmente innocua rispetto ad un lavoro duramente realizzato giorno per giorno senza soluzione di continuità.
Cavolo, qui c’è una pubblica amministrazione che ha la turbativa d’asta incorporata, corrotta fino al midollo, ma che continua a farla franca nonostante il lavoro di denuncia di Casertace, ignorato da un relativismo etico apparentemente irreversibile, almeno concedeteci la licenza retorica di lodarci da soli, perché altrimenti chi ci loda?
Sicuramente non quelli che rubano nei vari uffici pubblici, nei comuni, negli uffici tecnici, nei presidi diretti che lo Stato ha in questo territorio; parimenti non ci loderanno i camorristi, che un giorno sì e l’altro pure stanno nei nostri articoli e, per completare questa struttura organica, non ci loderà la magistratura inquirente, che ignora sistematicamente i nostri sforzi e i nostri articoli, che non sono un distillato di saggezza e verità,ma che meriterebbero, da parte di chi ha la cultura per farlo, di essere letti per interi, magari andando a fare qualche riscontro all’indomani.
Dunque, guardie o ladri non fa differenza. Casertace dà fastidio perché è politicamente scorretto, perché non ritiene che il giornalismo debba svilupparsi attraverso parole buone sparse come l’incenso.
Se questo tipo di mentalità, che noi non abbiamo mai preteso di imporre moralmente a chicchessia, non accetta, come effettivamente non fa, l’idea stessa, la filosofia del confronto delle idee, che noi auspichiamo in ogni nostro articolo, ciò significa che il sistema-Caserta non isola Casertace, ma le idee che da questo giornale promanano.
Rifiutare il confronto con esse significa tradire i principi in cui un buon cittadino o un buon rappresentante dello Stato dovrebbe credere.
L’impunità di cui gode il sistema Caserta rappresenta un carburante atomico perché questo si alimenti e si rafforzi nei suoi tratti degenerativi, in cui non si coglie più la patologia, dato che sono diventati vera e propria fisiologia.
Tanto siamo espansivi nell’autocelebrazione antistress, quanto misuratamente esprimiamo le nostre posizioni quando veniamo toccati direttamente da minacce, da intimidazioni, espresse anche attraverso il sistema della querela minacciosa.
Quella guasconeria del petto in fuori, che mostriamo nel momento in cui scriviamo che la lampadina l’abbiamo inventata noi, diventa pudore, timidezza, quando dobbiamo venir fuori nelle denunce verso chi arriva anche a minacciare la nostra incolumità personale.
Tutto sommato sono due facce della stessa medaglia: uno dei fenomeni più deteriori della deriva morale di questa terra è infatti rappresentata dalla ricerca spasmodica di una scorta, che viene concepita come un orologio alla moda, come un Rolex, come un telefonino ad altissima tecnologia. In pratica, uno status symbol.
Su questi argomenti ci siamo, in diverse occasioni, divertiti anche con articoli goliardico-perculanti. Ma l’andazzo è continuato, perché anche quello delle scorte farlocche, date senza un vero perché, rappresenta un elemento perfettamente integrato nel sistema-Caserta, dentro al quale c’è questo e contemporaneamente i dirigenti dei Comuni che nottetempo aprono le buste delle offerte manipolando gli esiti delle gare d’appalto.
Il sottoscritto ha avuto più di qualche avvertimento. Eppure non mi sono mai sognato di andare in Questura o dai Carabinieri per chiedere una scorta, anche perché, avendo tanto da fare ogni giorno, dove lo trovavo il tempo per apparecchiare, magari attraverso i social o procacciando qualche dichiarazione di solidarietà di un componente della Commissione Antimafia, una narrazione anti-gomorrista, che dalle nostre parti è di per sé sufficiente per avere a disposizione un’auto blindata e un paio di sbirri che ti presidiano?
Oggi, però, uno strappo alla regola del silenzio sobrio e serio che ho deciso di osservare sui rischi, che corro solo perché faccio normalmente questo lavoro, la faccio volentieri.
Una nostra bravissima corrispondente, un altro soggetto strano che misura le cose che vede e che poi racconta in termini di equità ed iniquità, insomma un ufo, è stata per l’ennesima volta minacciata dalla vigliaccheria di chi si nasconde dietro alle mentite spoglie di profili social non genuini.
Per carità, non è questo il problema. Anche noi, poveri ma tremendamente belli, ci arrangiamo alla meglio quando si tratta di far passare la propaganda dei nostri articoli attraverso Facebook. Ma il soggetto in questione persegue la strada dell’anonimato per metterla al servizio della sua vigliaccheria e della sua attitudine violenta. Già in passato Maria Assunta Cavallo, nostra storica firma in quel di Mondragone, era sta minacciata da questo pusillanime che non ha nemmeno il coraggio di “parlare in faccia”.
Appoggiandosi ad un post pubblicato, su Instagram, dall’account welcometomondragone, ha scritto: “Maria Assunta Cavallo deve morire”.
La nostra collega era già riuscita, qualche tempo fa, a ottenere la sospensione di questo soggetto mefitico, che però è ritornato in rete perché Facebook ed Instagram permettono tutto, altro che lotta ai contenuti violenti, utilizzando i valori appena citati come una foglia di fico per nascondere la vergogna costituita dall’unica cosa in cui Zuckerberg e Co. credono: il denaro.
Facebook non ti dà tregua se condividi un tuo articolo sperando di farlo leggere a più persone, non ti dà tregua perché quello è un servizio a pagamento.
Il resto è fumo, fuffa, perché dalle parti di Silicon Valley hanno creato anche l’algoritmo che ti blocca solo se pensi di pubblicare un contenuto proveniente dall’esterno, ma al di là delle chiacchiere niente di serio è stato fatto per evitare l’uso violento dei social.
Sarà a questo punto opportuno che le autorità competenti prendano molto sul serio la seconda denuncia che la collega Cavallo ha presentato. La Polizia Postale o qualche area dedicata dell’arma dei Carabinieri o della Guardia di Finanza non avrà alcuna difficoltà ad individuare la matrice di questo account in modo da poterlo disinnescare ed eventualmente da poter individuare chi si nasconde dietro di esso, perseguendolo penalmente per questa ennesima minaccia lanciata contro la nostra giornalista.