LA NOTA. Un nostro pensiero sull’assunzione “postofisso” della figlia di Franco Capobianco e di Sergio Beneduce: con rispetto parlando dei due professionisti, ecco perché questa è una POLPETTA DI NATALE

24 Dicembre 2022 - 12:06

Ci siamo sforzati di non scrivere un lungo articolo, per evitare cali di attenzione. Nessuno discute le qualità di entrambi, che però sono di tantissimi altri operatori del settore della comunicazione, ma i tempi, i soli due giorni trascorsi tra le prove scritte e l’esame orale e i soli due giorni tra orali e nomina dei vincitori, autorizza a sospettare che Capobianco e Beneduce siano stati già i vincitori di questo concorso pubblico prima ancora che si tenesse, addirittura prima ancora che fosse bandita

CASERTA (gianluigi guarino)Mariella Capobianco, figlia dello storico esponente dei DS casertani Franco Capobianco, più volte consigliere comunale, una volta assessore provinciale ai tempi di De Franciscis, e Sergio Beneduce, già portavoce di Carlo Marino dal 2017 al 2021, in passato portavoce anche dell’ex presidente della Provincia, Domenico Zinzi, ultimamente parcheggiato all’Unione Industriali di Caserta, grazie ai buoni uffici di Marino verso l’ex presidente Gianluigi Traettino, sono due discreti professionisti.

Si tratta di un nostro punto di vista maturato negli anni e derivato da qualche incrocio professionale avvenuti sia con la prima, che con il secondo.

Per cui, questo breve ragionamento che andiamo a sviluppare non è ispirato da nessun presupposto finalizzato a mettere in discussione il fatto che entrambi

sono potenzialmente in grado di assolvere dignitosamente all’incarico professionale frutto dell’esito dei concorsi, in tutta evidenza banditi, poi arrabattati e liquidati in quattro giorni dal comune di Caserta.

Ci siamo intesi? Speriamo di sì e speriamo che intorno a questo breve articolo si discuta serenamente e non strumentalmente, focalizzandolo nella sua struttura, nella sua configurazione letterale.

Le assunzioni a tempo indeterminato, leggasi posto fisso, di Beneduce e Capobianco sono, però, a nostro avviso, ingiuste. E lo sono soprattutto tecnicamente.

Sembra un ossimoro associare il significato giuridico e conseguentemente tecnico amministrativo di un concorso pubblico, con la scelta di utilizzare la categoria dialettica tanto impegnativa e tanto complessa come quella che si interroga da millenni del discrimine tra il giusto e il non giusto.

Per noi, non è così; per noi non è esagerato associare il concetto filosofico, politico (e chi più ne ha, più ne metta) di giustizia ed ingiustizia, con il freddo dato tecnico, giuridico, amministrativo.

Se, infatti, un concorso si tiene in quattro giorni, definisce il suo esito in un lasso di tempo così limitato, per di più dentro ad un intervallo temporale che coincide con la conclusione dell’annualità del 2022, significa che già, di per sé, questo costituisce un aspetto che induce all’attenzione, alla verifica, al chiarimento ed autorizza a manifestare un sospetto e cioè che tutto fosse già deciso prima ancora che il concorso trovasse la sua fase esecutiva.

Vedete come siamo diventati bravi, buoni e garantisti? Vedete che non abbiamo spicciativamente questa cosa come un concorso-barzelletta, così come i fatti evidenti avrebbero ben giustificato?

Non escludiamo, anzi, lo riteniamo molto probabile, che Mariella Capobianco e Sergio Beneduce, la prima come specialista dell’informazione, il secondo come specialista della comunicazione, siano risultati i migliori nella prova scritta del 19 dicembre, e nell’orale, inquietantemente svoltosi neanche 48 ore dopo.

Non lo escludiamo, anzi, lo riteniamo molto probabile. Questo per l’indubbia e già riconosciuta buona preparazione professionale di entrambi, ma anche e, forse, soprattutto perché c’è sempre un fluido di ausilio mentale, morale che percorre chi partecipa ad un concorso con grandi speranze di vincerlo e vi partecipa appartenendo alla stessa area politica, allo stesso gruppo di propagazione delle idee (si fa per dire) di chi il concorso lo bandisce.

Ma i 4 giorni, le 48 ore, che hanno separato gli scritti dagli orali e le altre 48 ore che hanno distanziato questi dalla determina di nomina dei vincitori firmata dal dirigente a tutto, dal calcestruzzo al Personale, fino alla gastronomia applicata, Franco Biondi, rendono verosimile (attenzione, sturate le orecchie e leggete bene, non vera, non acclarata, ma assolutamente verosimile) l’idea che in questo Natale la rinomata Cucina degli Orrori impiantata ormai da anni in certe stanze del comune di Caserta, abbia scelto, quale pietanza principale del cenone natalizio, una vera e propria specialità della casa: polpette a volontà.