Le sinapsi bruciate dei caputiani. Ora se la prendono con De Luca, ma da mesi scriviamo che il governatore non poteva schierarsi con Nicola Caputo, come nel 2014

20 Maggio 2019 - 13:13

CASERTA(g.g.) Facciamo il segno della croce in questa settimana che porta alle elezioni e confidiamo nella stanchezza del sottoscritto per evitare di scrivere articoli più lunghi di 20 righe.

Tema, Nicola Caputo. Due mesi fa, scrivemmo e argomentammo sul fatto che il governatore Vincenzo De Luca non aveva, oggi, alcun motivo per ipotecare i successivi suoi 60 giorni per distribuire fac-simili, al grido di “vota e fai votare Nicola Caputo“, così come era successo nell’anno 2014, quando De Luca non era, badate bene, presidente della Regione, ma solo un “aspirante presidente della Regione”, con la necessità precipua di dimostrare la sua forza elettorale all’interno del pd campano.

In quel contesto particolare, anzi, peculiare, venne fuori l’impegno full time per Caputo che, non a caso, raccolse 85mila voti di preferenza.

Noi l’abbiamo scritto, ma Caputo, chissà perchè, non l’ha capito, magari confidando troppo in qualche pacca sulla spalla e in qualche impegno orale del governatore. Ma la politica, ci riferiamo alla politica dei voti e delle bagattelle, non a quella vera, porta il governatore da un’altra parte. In un Pd “derenzizzato”, De Luca non ha bisogno di mostrare i muscoli. Ma il Pd “derenzizzato”, se non erige barricate e resistenze al controllo di fatto di De Luca, è, in questo caso sfavorevolmente rispetto alle sorti del governatore, un altro Pd, anche dal punto di vista della forza del consenso di cui gode. Non è più il partito del 40% alle Europee del 2014.

Se il peso elettorale del Partito democratico è una variabile di carattere generale, i mutati obiettivi del presidente della Regione, si configurano come una ulteriore funzione che incide, insieme alla prima, sui fatti di questi giorni e sulle azioni di Palazzo Santa Lucia. 5 anni fa, il kaiser salernitano voleva fortemente fare il governatore; oggi, vuole fortemente essere confermato alla carica di governatore, dal popolo sovrano. Ricapitoliamo: essendo cambiate, dunque, come scritto prima, le cifre della prima funzione, cioè quella riguardante il peso elettorale del Pd, essendosi modificati gli obiettivi personali e politici del governatore, ed avendo pure maturato, De Luca, la convinzione di essersi ampiamente sdebitato con Nicola Caputo, determinando cotanta nomina a direttore sanitario dell’asl di Caserta di Arcangelo Correra, che non a caso ha insediato il comitato elettorale dell’europarlamentare uscente in un immobile di sua proprietà a Maddaloni, va da sè, così scrivevamo già due mesi fa, che Vincenzo De Luca non si sarebbe schierato con Caputo.

Stamattina, leggiamo vari e stravaganti post di caputiani molto arrabbiati con il presidente della Regione. Non si capisce se questi “ci sono” o “ci fanno“. Ma cosa s’aspettavano? De Luca deve, a un anno dalle elezioni, cercare di accontentare tutti, in modo che, in tempi di vacche magre per il Pd, “questi tutti” possano trovare la motivazione per impegnarsi, fra 12 mesi, per aiutarlo ad ottenere una riconferma che, al momento, sondaggi alla mano, risulta essere molto problematica.

Ergo: il governatore, le sue telefonate le sta facendo solo per il capolista, nonchè suo assessore, Franco Roberti. Poi ha chiamato i vari consiglieri regionali e li ha suddivisi, più o meno equamente, tra lo stesso Caputo, la Picierno, Cozzolino e Ferrandino. Com’è normale che sia in una condizione politica come quella appena descritta. In questa distribuzione, a Caputo gira bene con Gennaro Oliviero. Ma solo perchè in Stefano Graziano c’è un nemico comune da combattere.

Che dobbiamo fare: queste sono le sinapsi che passa il convento di Caserta.