L’INCHIESTA. CASERTA SACCHEGGIATA: la distruzione di Palazzo Monti, piazza Sant’Antida sfregiata. Parenti di Bardellino dietro ai lavori di via Tanucci? SECONDA PUNTATA

17 Giugno 2018 - 19:10

CASERTA (Pasman) – Tornando sul controverso parcheggio interrato di via San Carlo, su cui ancora grava un’inchiesta giudiziaria della Dda in cui sono indagati, tra gli altri, il sindaco Carlo Marino e l’ingegnere Franco Biondi, viene da chiedersi come sia stato possibile alienare il giardino nel quale è sorto, dal palazzo Alois di cui era pertinenza, il quale, da una breve ricerca condotta, risulta edificio vincolato dal Ministero dei beni ambientali e culturali.

Il palazzo Alois in via San Carlo.

Il Palazzo Alois visto dall’ex giardino.

Sull’ex palazzo Montagna di piazza Correra e sull’ex palazzo della posta di piazza Vanvitelli abbiamo già detto in passato. Al loro posto sono sorti dei mastodonti, l’uno che incombe con la sua mole spropositata sulla minuscola stradina, l’altro che ha sfigurato via Leonetti, sulla quale ora apre l’inguardabile garage del nuovo condominio. Un disastro, che si aggiunge, nella stessa quinta della strada, a quello più remoto dell’abbattimento del palazzo Monti (che Felice

Mornard, nel suo libro del 1867 su Garibaldi, definiva “…dopo il palazzo Reale, la più bella abitazione di Caserta”), e a quelle delle varie pseudo ristrutturazioni dei vicini palazzotti ottocenteschi, trasformati in realtà in formicai umani.

Palazzo della posta. Il prospetto su via Leonetti con l’ingresso ai garages.

Il giardinetto secondo il progetto di accorpamento.

La vicenda di via S. Antida è, dal canto suo, singolare. Due abitazioni storiche sono state abbattute per essere rimpiazzate da nuovi fabbricati claustrofobici, mentre all’angolo di via Colombo, su una striscia di terra sghemba, quasi un relitto, è in corso di completamento un vero e proprio casermone, che sovrasta ormai i palazzi, più che vicini, quasi attaccati, tra cui la secolare scuola di S. Antida. A guardarlo viene da chiedersi se a Caserta esista il concetto di carico urbanistico, stipandosi di nuovi alloggi e di nuovi e tanti residenti una strada che dire piccola è ingrandirla. Per giunta, per compensare la esiguità degli spazi è stata acquisito dalla ditta costruttrice un limitrofo giardino comunale, che, accorpato alla proprietà e stravolto nel suo impianto, essa si è assunta l’onere di manutenere. Uno scambio in perdita, a nostro modesto giudizio, per la cessione senza ragione plausibile, in favore di un privato, di un bene pubblico.

Uno dei palazzi in costruzione in via S.Antida.

Il giardinetto comunale accorpato al palazzo in costruzione.

L’edificio di via Tanucci al momento dell’abbattimento.

Un altro caso è quello del palazzo di via Tanucci, di recente abbattuto per un asserito pericolo di crollo, dopo che è rimasto in piedi per lustri e lustri, senza peraltro che venissero mai intimati lavori di messa in sicurezza. Accade, dunque, che lo scorso 13 febbraio i proprietari del palazzo, sembra parenti del famigerato capocamorra Antonio Bardellino, ricevano il permesso ad abbattere e ricostruire l’immobile. Il successivo 6 marzo la polizia municipale emette l’ordinanza per le operazioni di demolizione da svolgersi ad iniziare dal giorno dopo e con termine fissato al 7 aprile successivo. L’atto, peraltro ricorribile in via amministrativa o giudiziale, riceve la rituale pubblicazione all’albo pretorio comunale solo dal 17 marzo. Tuttavia già il giorno 6 marzo inizia inopinatamente la demolizione, tanto che i residenti della strada, terrorizzati dai boati e dai crolli di mura e pareti, assaltano di telefonate tutte le possibili autorità cittadine pensando ad una disgrazia. Che c’è da pensare?

La villetta Padre Pio secondo il progetto.

L’ultima e più bella è poi la storia della ristrutturazione della villetta Padre Pio. Quando ne è stato presentato il progetto con i relativi costi c’è stata una mezza sommossa, venendo giudicata diffusamente come opera costosa ed inutile, con poco verde, molti mattoni ed una pseudo pista ciclabile che gira in tondo per qualche centinaia di metri, più cari di un tratto autostradale. Un poco come le vergognose pedane del corso Trieste.

Proponiamo ai nostri lettori, insieme al servizio fotografico, anche un intervento del sindaco Carlo Marino in occasione di un recente convegno dell’ordine degli architetti a cui partecipava a Napoli. Nella circostanza il primo cittadino usava parole auliche ed alate sui caratteri, anche etici, necessari a una città, che segnano ancor più la distanza abissale tra il suo dire e quanto si fa realmente a Caserta.

E con i controlli del tutto aleatori esercitati nel settore ed una magistratura che interviene, quando interviene, con tempi biblici, le cose sono destinate purtroppo a continuare con questo andazzo.