MARCIANISE. Colpo di scena: Domenico Belforte confessa di aver ucciso l’amante Angela Gentile per errore e di aver gettato il cadavere nei Regi Lagni

14 Febbraio 2019 - 15:55

MARCIANISE (T.P.) – Colpo di scena, stamattina, durante l’udienza di un processo a carico del clan Belforte. Il Pm della Dda Luigi Landolfi, forse il maggior conoscitore del clan marcianisano e delle sue connessioni con altri gruppi criminali del territorio, a partire da quelli di Caserta capoluogo e Maddaloni, ha svelato che il boss Domenico Belforte, lo scorso 17 gennaio, ha confessato di aver ucciso Angela Gentile per errore e di averne gettato il cadavere nei Regi Lagni.

Lo stesso Pm ha aggiunto che al momento la ricerca del corpo della donna, considerata l’amante di Mimì Mazzacane, ha dato esisto negativo.
Gli atti di questa indagine sono stati depositati in udienza davanti al Gup Di Palma.

Angela fu fatta uccidere per salvare l’onore della famiglia. “Se non esci dalla mia famiglia ti faccio sparire io”: una frase che ricorderebbero anche alcune sorelle della vittima perché, come risulta dagli altri giudiziari e dall’accusa formulata ai danni di Maria Buttone, moglie del boss, questa l’avrebbe minacciata già quando aspettava la figlia, frutto della relazione extraconiugale del marito.

Angela avrebbe commesso l’errore di diventare l’amante del boss. Uno sgarro imperdonabile che andava punito con il sangue per salvare l’onore della famiglia Belforte. Ora però la verità sembra essere venuta a galla.

Angela Gentile fu avvistata per l’ultima volta il 28 ottobre del 1991. La figlia aveva tredici anni (oggi Gianna Filomena ha 40 anni e vive in Romagna) quando la mamma sparì nel nulla. Nel meccanismo pazzesco di questa vicenda e nei circuiti mentali di un senso dell’onore aberrante, pochi giorni dopo la scomparsa della madre l’adolescente di Caserta fu accolta in casa di Maria Buttone a Marcianise.

Fu adottata in modo “rocambolesco” dai Belforte e crebbe con i fratelli, i figli che suo padre aveva avuto dalla Buttone, ma di sua madre non si seppe più nulla. La Buttone accolse la bambina frutto del tradimento del marito, e accettò di allevarla, in cambio, secondo le accuse, di questo terribile omicidio che doveva rimanere per sempre nel silenzio.

I rapporti tra Maria Buttone e la Gentile sono rimasti buoni al punto che quando la moglie di Mimì Mazzacane è stata arrestata si trovava proprio a Rimini. La verità Gianna Filomena l’ha conosciuta solo con l’indagine e oggi sul conto di Maria Buttone ha cambiato idea.