MARCIANISE. Giuseppe Grillo e la sua band: da Peppe ‘a vallina a Ciccio ‘a nera, passando per Ciccio ‘a lupa e u’ pinguino. Ecco perchè fu ammazzato Michele Di Giovanni

4 Gennaio 2019 - 12:25

MARCIANISE(g.g.) Corre sul filo di un lungo riconoscimento fotografico, il racconto del neo collaboratore di giustizia Giuseppe Grillo, nipote dell’imprenditore Angelo Grillo, anche lui da anni in carcere con le accuse gravissime di camorra, sulle trame e le vicende riguardanti tutte le strutture più importanti di quello che era diventato e, probabilmente, lo è ancora, il principale business della delinquenza organizzata.

Sono una quarantina le foto che il pubblico ministero della dda, Luigi Landolfi sottopone all’attenzione di Grillo. Ne esce fuori un racconto che va al di la delle generalità, dei soprannomi e delle varie mansioni di organizzatori e di pusher operanti tra Marcianise, in special modo nel parco Unrra Casas e Capodrise.

Prima di tutto Grillo, riconoscendo la foto del defunto Nicola Di Giovanni, suocero di suo fratello Andrea Grillo, oltre a chiarire che il Di Giovanni non avrebbe mai operato nel campo della droga, limitandosi al mondo dei soldi falsi, il pentito racconta anche  della morte di Michele Di Giovanni, figlio di Nicola e cognato di suo fratello Andrea Grillo. Fu ucciso dai Belforte in quanto era “persona di fiducia di Primo e Andrea Letizia.

Poi i soprannomi più suggestivi: Peppe ‘a vallina, cioè Giuseppe Liberato, nome noto e presente in molte ordinanze sulla droga marcianisana, operante soprattutto nella vendita degli stupefacenti a Capodrise; Ciccio

‘a nera, al secolo Francesco Severi, un avversario di Peppe ‘a vallina del quale ha sempre diffidato e che avrebbe pure voluto picchiare, avendo maturato la convinzione che fosse un confidente delle forze dell’ordine.

E ancora, Ciccio ‘a lupa, che è il soprannome di Francesco Martone, che dichiara testualmente Grillo “vendeva fumo sotto il bar dove ha lo studio l’avvocato Giuseppe Ferraro“, Filippo Lasco che vendeva fumo insieme ai fratelli Letizia e che si riforniva da Giovanni Pontillo. Alessandro Mandarino responsabile del magazzino delle dosi, ubicato nel quasi inespugnabile fortino dell’Unrra Casas.

Rilevante, nel racconto del pentito, anche Pasquale Lasco, che custodiva armi e droga per conto di Aniello Bruno e Giovanni Pontillo, a partire dall’arresto di Francesco De Matteis, detto Franco il pinguino.

Pasquale Lasco aveva un ruolo significativo anche perchè fratello di Maria Giuseppa Lasco, meglio nota come zia pupetta, madre di Aniello Bruno e compagna di Giovanni Pontillo.

Non riconosce invece le foto di Antonio Marasco, Giglio Onelio Francini, Iman El Khaf, Learco Di Giacomo.

Alla prossima puntata.

 

QUI SOTTO LO STRALCIO