MARCIANISE. L’ostruzionismo di Velardi e della segretaria Iacobellis gettano nuove ombre sull’operazione immobiliare da 4 MILIONI di Barbarano nell’area ex Siemens

29 Giugno 2021 - 12:27

Ormai sono trascorse due settimane da quando alcuni consiglieri comunali, capeggiati da Alessandro Tartaglione, hanno formulato la richiesta di ottenere copia della delibera del 12 settembre 1960, quella in cui il Comune non cedeva pa proprietà, bensì la concessione in uso di quei terreni alla multinazionale americana Autelco

 

MARCIANISE – In principio fu Autelco e di questo ci informa un post pubblicato una decina di giorni fa dal consigliere comunale di opposizione Alessandro Tartaglione.
Poi arrivò GTE. E di questo, invece, ci informa lo storico marcianisano Salvatore Delli Paoli nel suo libro, pubblicato nel 2008.
Dopo, il buio. O meglio, il buio rispetto alla questione cruciale del titolo di proprietà di quella vasta area che il Comune di Marcianise, con la delibera, del 12 settembre 1960, ha concesso in uso alla multinazionale americana.
In cambio di un impegno industriale finalizzato ad accrescere i livelli occupazionali tra i residenti di Marcianise.
Il resto sono solo ipotesi.
È un’ipotesi, infatti, quella che nella stessa delibera del 1960 sia presente un vincolo di restituzione completa al Comune una volta esaurita la mission industriale, così come lascerebbe intuire Salvatore Delli Paoli nel suo libro, quando auspica che l’area, una volta riqualificata, diventi un parco urbano, un polmone verde.
È chiaro che i ritardi e l’atteggiamento vergognosamente dilatorio assunto dall’amministrazione comunale e dal segretario comunale divenutane una acritica quanto inortodossa propaggine, non fa altro che alimentare altre voci e altri sospetti, visto e considerato che un imprenditore privato, cioè Gaetano Barbarano, sostenitore di questa amministrazione, ha comprato il terreno chiudendo il negozio giuridico lo scorso 7 dicembre, allorquando la M.P.B. Srl è diventata formalmente titolare del diritto di proprietà con regolare registrazione catastale.
A proposito di catasto, la facile consultazione dei suoi atti inietta una traccia, seppur non rilevantissima, di certezza a questa vicenda.
Per lo Stato, dunque per il Catasto, già nel 1999 l’area risultava di proprietà di chi vi esercitava l’attività industriale, in quel caso la Italtel.

Successivamente, non sappiamo se per effetto di un’incorporazione o di un atto di vendita, all’azienda di telefonini, ultimo fallimento del nostro Paese in questo strategico settore in cui l’ultimo apparecchio prodotto da un’azienda italiana è stato venduto negli anni ’90, la proprietà risulta essere passata alla Siemens nell’anno 2002.
Poi, ancora, alla Nokia Siemens nel 2007 (in questo caso l’evidenza dell’incorporazione è indiscutibile.
Per ben 11 anni il terreno è rimasto di proprietà di questa società, salvo poi entrare nella dichiarazione dei redditi della Nokia Solutions and Networks nel 2018, passando infine, alla M.P.B. il 7 dicembre 2020.
L’unico dubbio, legato a qualche acquisizione documentale non perfetta da noi operata, sulla circostanza che chi ha venduto (perché in questo caso si tratta di compravendita definita nello studio notarile Farhat Jean-Pierre di Bergamo) non è un solo soggetto giuridico, ma due, perché oltre alla Nokia dal notaio erano presenti i rappresentanti della Be.Co. Commerciale Italia, con sede a Concorezzo in provincia di Monza e Brianza, di cui non si ha traccia catastale, in modo da poter stabilire a quando risalga l’acquisizione del titolo di proprietà o comproprietà.
Se nel 1999, dunque, quel terreno era proprietà privata e se la delibera di consiglio comunale del settembre ’60 non era una vendita patrimoniale di un bene del Comune, ma solo una concessione in uso (comunque da dimostrare quando avremo finalmente la possibilità di leggerla) allora cosa è successo tra il 12 settembre del 1960 e il 1999, quando dal Catasto acquisiamo la prima traccia di una proprietà divenuta privata?

Esisteva qualche clausola, nella delibera del 1960, grazie alla quale la proprietà, a certe condizioni, sarebbe passata al titolare del diritto reale, ben più blando della concessione in uso?
Boh.
Ripetiamo, se questi amministratori comunali onestamente sempre più impresentabili e circondati da dirigenti sempre più appecoronati e accondiscendenti la pianteranno di insabbiare, di attivare cortine fumogene, magari noi, e grazie a noi i cittadini di Marcianise (in verità strani pure loro) potremmo capire quando i titolari del diritto di uso dell’area ne siano divenuti proprietari e in base a quale esecuzione di procedura negoziale.
Perché è impossibile che il Comune di Marcianise abbia perso la proprietà di questo terreno ampio e potenzialmente prezioso senza attestarlo, senza significarlo da un punto di vista formale, senza incassare giusto corrispettivo dalle aziende che lo avevano in uso. La materia è complessa e noi abbiamo cercato di semplificarla.
Due punti, quindi: occorre leggere la delibera del 1960 e poi, con l’accortezza e la perseveranza degli storici, ripercorrere, qualora la risposta a questo mistero non fosse contenuta già nell’atto amministrativo di quasi 61 anni fa, tutto il periodo, lungo 39 anni, per capire se qualche altro atto amministrativo abbia certificato o fatto proprio un negozio giuridico tra il Comune e il privato che esercitava in quel momento l’attività industriale, in modo che questi trasformasse l’uso dei terreni n proprietà.

La ricerca continua.
Non vogliamo mai credere, infatti, che come pur può succedere in Italia ci sia stato qualcosa che abbia indotto il catasto ad attribuire la proprietà ai privati, magari grazie a un documento di dubbia autenticità.
Non vogliamo credere, ma sicuramente andremo a verificare.