VIDEO. “Me par’ a checchenella ‘ncopp o c…”. Ecco perché a nostro avviso quello del consigliere Pezzella è un insulto omofobo al collega Gnasso
11 Gennaio 2025 - 20:23
Non si spegne l’eco dell’ultima seduta del consiglio comunale, durante la quale l’ex assessore all’Ambiente ha perso letteralmente il lume della ragione
TEVEROLA (Federica Borrelli) – I toni concitati nell’aula di via Cavour hanno reso impercettibile ciò che poi, nelle ore successive, ad un secondo ascolto, sarà chiaramente riconosciuto come un insulto di stampo omofobo.
Il vocabolo ‘checchenella/chicchinella’ (ndr. gallina) – e non ‘chicchiriniello’ (ndr. gallo), come ha scritto il consigliere indipendente Biagio Pezzella nelle sue “scuse” verso coloro che “si sono sentiti offesi” – è stato limpidamente captato dal suo microfono nonostante il marasma generale.
Destinatario dell’insulto è stato il consigliere di minoranza Pasquale Gnasso del gruppo Teverola in Testa.
Gnasso, che aveva più volte ripreso Pezzella alla corretta osservanza del regolamento comunale, è stato zittito con un’espressione tipica del dialetto agroaversano, volgare e discriminatoria, nei riguardi del suo orientamento sessuale. L’accezione ambivalente di ‘chicchinella’ ha infatti fama in provincia di Caserta per non essere un complimento nei confronti degli omosessuali.
“Ben lontano da me era rivolgere offese omofobe nei confronti di chi ha diversi orientamenti sessuali. Nei miei confronti è stata posta in essere una campagna diffamatoria a mezzo stampa, travisando in modo palese il significato della mia affermazione. Tale atteggiamento è secondo me dovuto a distogliere l’attenzione sulla problematica da me sollevata sul campo sportivo e sulle responsabilità di alcuni amministratori i quali hanno agito contro l’interesse della propria comunità.
Assumendomi tutte le mie responsabilità, come ho sempre fatto, chiedo scusa a chi si è sentito offeso ma ribadisco con forza, pronto a difendere la mia onestà anche attraverso azioni giudiziarie, che non era mia intenzione rivolgere offese omofobe ma è stata una reazione incontrollata a delle continue provocazioni subite nel corso del consiglio comunale” si legge in una nota social pubblicata dall’ex assessore all’ambiente.
L’amministrazione, che non ha tardato a prendere le distanze dal comportamento dell’indipendente Pezzella, ne ha approfittato per invitare l’intero Consiglio comunale ad assumere in futuro comportamenti appropriati al ruolo che ricoprono. Pur non sostenendo pienamente la matrice omofoba della frase – ad eccezione dell’assessore Michele Cipriano – non è mancata la loro solidarietà a Gnasso per l’accaduto quanto meno deprecabile.
E su quella che ritengono debba essere una linea univoca di rispetto reciproco, alcuni esponenti di maggioranza hanno voluto far notare che nel corso di quella stessa diatriba anche il capogruppo di Teverola in Testa, Dario Di Matteo, ha ammutolito il Pezzella con la seguente frase: “Deve stare buono, a cuccia”. Un modo per invitare al silenzio qualcuno certamente sgarbato. Così come sgradevole è stato l’imperativo “Stai zitto!” usato dal sindaco Gennaro Caserta durante il dibattito politico, in più di un’occasione, nei riguardi del consigliere d’opposizione Alfonso Fattore.
Non hanno invece dubbi sulla natura omofoba dell’espressione utilizzata le varie rappresentanze politiche che invocano le dimissioni del consigliere Pezzella. Attestazioni di solidarietà sono infatti arrivate dai parlamentari Stefano Graziano, deputato del Pd, dall’on. Francesco Emilio Borrelli del gruppo Alleanza Verdi-Sinistra Italiana che ha anche rilanciato il video dell’attacco sulla sua pagina Facebook e dal deputato del Movimento 5 Stelle Agostino Santillo.
Anche la giornalista Marilena Natale, in una delle sue seguitissime dirette, ha preso posizione sulla questione sostenendo l’incompatibilità di Pezzella nel continuare a ricoprire la carica di consigliere per il deprecabile atto omofobo di cui si è reso protagonista in Assise, sottolineando inoltre la sua situazione di indagato nell’ambito dell’inchiesta sulla lottizzazione Schiavone.