MEGLIO TARDI CHE MAI: primo sequestro per mozzarella di bufala Dop falsa. Carabinieri al Russo Center. Un pensiero civile su “Il Mattino”

5 Agosto 2020 - 18:16

VITULAZIO – Guardate, noi vogliamo espiare tutte le nostre colpe e vogliamo parlare bene de “Il Mattino”. Ma questo giornale deve darcene la possibilità.

Diciamo che quelli che lo realizzano, a Napoli e a Caserta, hanno tutto il diritto di considerare ciò che noi scriviamo, le inchieste che pubblichiamo, parva materia, robetta, se non addirittura robaccia.

Hanno tutto il diritto di pensare e di non venirci appresso. Per cui, non evidenzieremo il lavoro enorme che, fino a un paio di anni fa, Casertace ha compiuto, dimostrando senza tema di smentita, e incrociando anche una querela del presidente del Consorzio Mozzarella Dop, che tanto, ma proprio tanto, del latte che viene utilizzato per la produzione del prelibato alimento, bandiera della gastronomia locale e non solo, proviene dall’estero.

Ottimo latte di bufala che arriva, nottetempo e di soppiatto, dalla Romania, dal Vietnam e da altri posti.

Può darsi anche che si tratti di un prodotto che, opportunamente congelato, sia migliore di quello delle nostre stalle. Ma una cosa è certa: non è lo stesso prodotto, avente le stesse caratteristiche, così come queste sono esplicitate testualmente nel disciplinare, al cui rispetto rigoroso è legata l’attribuzione del marchio Dop.

Il quale, badate bene, non è un titolo onorifico, visto che quel marchio determina un prezzo decisamente superiorea quello praticato per la mozzarella non Dop, che si può fare con il latte che si ritiene opportuno scegliere, perché in quel caso l’unico problema è non incorrere nella frode alimentare.

Casertace è partita dalla pubblicazione delle illuminanti interviste rilasciate alle televisioni, ma soprattutto a uno dei programmi del giornalista Michele Santoro, dal colonnello dei Carabinieri che l’allora Ministro delle Risorse Agricole Zaia, l’unico che ha affrontato seriamente una questione vergognosa, mise a capo della task force incaricata di controllare il rispetto intransigente e doveroso dei disciplinari riguardanti i marchi Dop dei prodotti simbolo dell’agro alimentare nazionale. Quel colonnello, poi eventualmente andremo a ritrovare l’intervista se sarà necessario farlo, affermava senza se e senza ma che in molti caseifici della provincia di Caserta e della provincia di Salerno, ma soprattutto qui da noi, spacciavano il latte congelato che importavano a prezzi stracciati per quello delle stalle, non a caso in quel periodo in subbuglio, perché certi caseifici, che oggi aprono i battenti a Milano, Torino, a Roma, rinverdendo dei metodi che forse appartenevano, in qualche modo, al loro portato e alla loro cultura, volevano imporre la loro legge e soprattutto il loro prezzo per il latte somministrato dalle stalle ai caseifici.

In decine di articoli abbiamo formulato appelli di ogni tipo alla magistratura inquirente, fornendo materiale di indagine di grande qualità, che aveva solo bisogno di essere sottoposto ad una opeazione di riscontro.

Niente da fare: il solito muro di gomma. La frode commerciale è continuata e tantissime famiglie, italiane e straniere, tantissime catene di ristoranti internazionali, hanno continuato a comprare la mozzarella Dop a 15/20/25 euro al chilo quando in realtà si trattava di un prodotto da 4-5 euro.

Nel momento in cui, aggiungiamo noi, miracolosamente, qualcosa si muove, e i Carabinieri di Vitulazio, guidati dal maresciallo Crescenzo Iannarella, coadiuvati dai loro colleghi del Nucleo Tutelare Agro Alimentare di Salerno e dell’Asl di Caserta hanno sequestrato 200 confezioni, per 150 chili di prodotto, di mozzarella mista, cioè trattata anche con latte extra-Disciplinare, venduta però come mozzarella Dop nell’azienda casearia di Angelo Russo e nel punto vendita di “Russo Center”, noto ristorante ai confini tra i comuni di Pastorano e Sparanise, in Statale Appia.
In verità i Carabinieri hanno trovato anche altre magagne: cattiva conservazione dei prodotti e non solo.
Ebbene, questa notizia è stata relegata in un trafiletto all’interno di una delle pagine comprensoriali del Mattino, a firma del giornalista Antonio Borrelli, il quale invece, aveva trovato, con bravura, un fatto che meritava l’apertura del giornale.
Chiudendo il cerchio con quanto abbiamo scritto all’inizio diciamo: facciamo pure finta che Casertace non abbia mai scritto nulla e comunque a noi non ce ne frega un tubo di quello che pubblica Casertace.

Ma sul piano esclusivamente giornalistico, epidermicamente giornalistico, è mai possibile che il sequestro di un quintale e mezzo di mozzarella di bufala campana marchio Dop, spacciata come tale, ma in realtà ben altra roba, non rappresenti un campanello d’allarme socio economico su cui dare una sveglia a quelli del Consorzio?

E infatti dal Consorzio non è arrivata alcuna presa di posizione. E per forza, perché magari poteva succedere che la grande paratia della omertà che ha prodotto il sistema potesse venir meno nel momento in cui fosse stato applicato lo stesso metodo che nel febbraio del 1992 applicò Bettino Craxi con Mario Chiesa, patron del Pio Albergo Trivulzio, ritornato purtroppo di attualità nei giorni del Covid per i tanti anziani che vi sono morti, quando lo definì “un mariuolo”, salvo battere poi il naso contro un autentico vagone di ammissioni e di rivelazioni che Mario Chiesa fece, a verbali aperti, all’allora Pm Antonio Di Pietro,il quale, grazie a quelle dichiarazioni scatenò lo tzunami di Tangentopoli.

E invece “Il Mattino”, con la sua autorevolezza, la sua storia, la sua identità istituzionale, dovrebbe coinvolgere gli organismi del Consorzio fondato per tutelare il marchio Dop attraverso il rispetto sacrale del disciplinare.

Dovrebbe chiedere ai dirigenti se ritengono quello di Angelo Russo, della sua azienda agricola e del punto vendita “Russo Center” un caso isolato, se ritengono l’imprenditore di Pastorano una sorta di Mario Chiesa in sedicesimi o se invece questo fatto può essere sintomatico di un fenomeno diffuso.

Noi di Casertace non abbiamo bisogno di formulare questa domanda, perché ci siamo rotti il mazzo per costruire fatti oggettivi delle inchieste giornalistiche che abbiamo dedicato al fenomeno.

Al pari dell’allora ministro Zaia, oggi governatore del Veneto, al pari di quel colonnello dei Carabinieri e al pari di Michele Santoro non nutriamo alcun dubbio sulla sistematicità della frode commerciale.

Ma noi siamo noi, un granello di sabbia, microscopico pulviscolo di fronte alla luminosa autorevolezza de “Il Mattino”.

Però, citando “La livella” di Totò, il giornalismo è uno solo, e quando si valuta l’importanza di un fatto che, in quanto tale, merita una dedizione professionale, questo diventa come “la morte” che mette sullo stesso piano il netturbino Esposito Gennaro e il nobile che, anche da fantasma, ha la puzza sotto al naso, che, anche da morto ritiene che i tempi andati non siano mai andati e che ancora oggi si possa ostentare come dogma il censo di una storia senza porsi il problema di produrre vero giornalismo.