Omicidio di CAMORRA. Ucciso mentre guarda la partita di calcio. Ordinanza per due affiliati del clan Belforte
2 Dicembre 2019 - 11:48

MARCIANISE – Nella mattinata odierna, la Polizia di Stato della Questura di Caserta ha dato esecuzione a unâOrdinanza di Custodia Cautelare in Carcere, emessa il 26 novembre 2019 dal GIP presso il Tribunale di Napoli, nei confronti del cinquantenne marcianisano LETIZIA Antonio, detto âToninoâ o âFifĂŹâ, e del sessantottenne di Capodrise MUSONE Vittorio, detto âMinoâ. Gli arrestati, pluripregiudicati nonchĂŠ storici affiliati del clan âBelforteâ di Marcianise, in esito ad una serrata attivitĂ investigativa svolta dalla Squadra Mobile casertana e coordinata dalla Direzione
Distrettuale Antimafia di Napoli, sono stati ritenuti gravemente indiziati di un omicidio pluriaggravato in concorso, commesso a Marcianise nel â91.
I fatti risalgono alla tarda serata del 10 aprile 1991, allorquando la vittima, PAOLELLA Raffaele, detto âoâ meccanicâ, a sua volta esponente del clan rivale âPiccoloâ, è stato oggetto di un agguato
realizzato allâinterno di un circolo ricreativo di Marcianise nel mentre, con altri avventori, stava guardando la semifinale di âCoppa delle coppeâ. Nella circostanza, due persone con volto coperto
da una calza scura di nylon, giunte con una macchina, hanno fatto ingresso nel locale e, nel panico generale, una di esse ha esploso contro il PAOLELLA 5 colpi di fucile cal. 12, caricato a
pallettoni, prima al corpo e poi alla testa, uccidendolo sul colpo. Alcuni giorni dopo sarebbe stata rinvenuta la carcassa data alle fiamme della macchina utilizzata per lâagguato, risultata rubata, con
allâinterno i resti bruciati del fucile impiegato per sparare, un Benelli cal. 12 a canne mozze.
Fin da subito le indagini sono state orientate verso il clan rivale, per quanto ci siano stati tentativi di sviamento, quali una telefonata effettuata alla redazione di un noto giornale, da un anonimo con marcato accento sardo, che attribuiva ai âNuovi Nuclei Armati Casertaniâ lâesecuzione dellâomicidio, quale atto di punizione âper chi aiuti lâinfame quacqueroneâ.
Solo negli ultimi anni, tuttavia, câè stata la svolta: le indagini che hanno portato allâemissione del provvedimento cautelare, forti anche delle dichiarazioni di importanti collaboratori di giustizia,
hanno consentito agli investigatori casertani di inquadrare il fatto nellâambito della sanguinosa faida che, tra la metĂ degli anni â80 e i primi anni del 2000, ha visto contrapporsi il clan âBelforteâ e il clan âPiccoloâ per il predominio criminale nel territorio di Marcianise e dei comuni limitrofi. Un ruolo di primo piano nel delitto è stato svolto da Salvatore BELFORTE, fratello di Domenico,
non attinto dal provvedimento cautelare poichÊ fonte di importanti dichiarazioni sul fatto, anche autoaccusatorie, rese in qualità di collaboratore di giustizia. Salvatore BELFORTE, infatti, è stato
sia lâideatore che lâesecutore materiale del delitto, deciso per vendicare lâeliminazione del âbelfortianoâ RUOCCHIO Giovanni, avvenuta nel gennaio dellâ87 ad opera del clan âPiccoloâ; del
commando omicida aveva fatto parte anche Raffaele PAOLELLA, con funzioni di âspecchiettistaâ.
Tuttavia, i propositi di vendetta hanno subito una battuta dâarresto a causa del fatto che, poco dopo, Salvatore BELFORTE è stato arrestato. Rimasto in carcere fino al dicembre del 1990, ha
ripreso la pianificazione del delitto per poi procedere anche personalmente alla relativa esecuzione. Ă stato lui, infatti, che ha materialmente imbracciato il fucile che ha fatto fuoco sulla
vittima mentre Antonio LETIZIA, armato di una pistola, lâaccompagnava nel circolo ricreativo con il compito di âtenere a badaâ eventuali avventori. Vittorio MUSONE, invece, era lâautista: è stato lui, infatti, che ha guidato la macchina che ha accompagnato i due killers sul posto e li ha attesi allâesterno, nel mentre veniva consumato il delitto, per poi darsi alla fuga una volta usciti dal locale e saliti a bordo.
Lâordinanza di custodia cautelare eseguita è stata notificata al LETIZIA e al MUSONE presso le Case Circondariali di Parma e Sassari, ove si trovano attualmente ristretti per altra causa.