ORE 13.45. SPECIALE ELEZIONI. ULTIMO CAPITOLO. Se alla Camera c’è il flipper, al Senato c’è stato il “flipperino” tra Forza Italia e Lega. Vi spieghiamo come si è arrivati all’elezione di Cantalamessa

27 Settembre 2022 - 13:52

Si conclude dopo 38 ore il lungo lavoro elettorale di CasertaCE. Abbiamo iniziato questo lavoro con le 24 ore di live sullo spoglio delle schede di Senato e Camera in provincia di Caserta, non perdendo di vista la dimensione regionale. Successivamente, abbiamo approfondito, cercando di spiegare ai nostri lettori perché un candidato viene eletto e un altro noi, perché un partito conquista un seggio a discapito di un altro

CASERTA (g.g.) – La vicenda riguardante l’errore di attribuzione dai noi compiuto ieri sera di un secondo seggio al PD nel collegio alla Camera proporzionale, Salerno e Avellino, ci dà lo spunto per collegarci ai motivi per cui è diffusa, da parte di chi si occupa direttamente e professionalmente di elezioni, questo errore che, oltre in noi, hanno compiuto anche tanti altri.

L’idea che ci siamo fatti è che nelle ore concitate del dopospoglio, siccome non si possono aspettare le calende greche del Viminale, ci si fa tradire dalla fretta, abbandonando quella che dovrebbe essere, al contrario, una sacerdotale applicazione sul rosatellum, che certamente non è una legge elettorale poi così complicata, questo va detto con chiarezza, rispetto alle porcate che abbiamo dovuto affrontare come la legge regionale con cui si vota in Campania. Sul fatto specifico che ha portato al nostro errore, però, occorre stare attenti a quella che si configura come una complicazione da affrontare e superare nella procedura di calcolo.

MA
ANDIAMO PER ORDINE

Alla Camera, come si sa, il primo quoziente che si sviluppa è quello risultante dalla divisione tra i voti validi e i 245 deputati da eleggere a Montecitorio con il proporzionale. Questo quoziente rappresenterà esattamente, in numero assoluto, i voti che servono ad una lista per acquisire un posto pieno.

Tale operazione produce, però, immediatamente dei numeri decimali, centesimali, millesimali dopo la virgola. E allora cosa ci facciamo con questo super-numero frazionale su scala nazionale? Naturalmente, ci facciamo i cosiddetti resti. Che non è qualcosa che poi rimuoviamo, salvo applicarla a livello solo circoscrizionale. Attenzione, questo è un super-resto assoluto tra l’assegnazione del 245esimo deputato e quella fuori limite, esuberante rispetto al dato che segna l’impossibile 246esimo eletto.

Poi ci sono i resti dei quozienti assegnati a livello nazionale ad ognuna delle liste che hanno superato lo sbarramento del 3%. Nel caso di queste elezioni politiche, Fratelli d’Italia, Forza Italia, Lega, PD, Si-Verdi, Cinque Stelle e Azione-IV, con +Europa fuori per meno di due decimi alla Camera (2,83%) e addirittura di sei centesimi al Senato (2,94%).

Questi resti di lista formeranno una graduatoria che dovrà sempre tenere come riferimento la cifra del divisore, cioè i 245 deputati da eleggere con il proporzionale.

Insomma, bisogna assegnarli tutti su scala nazionale. Prima come somma attribuita alla coalizione o alla singola lista, poi ad ognuno dei partiti in campo. Solo dopo aver terminato con calma questa operazione, si chiude la porta del riparto nazionale e questi numeri si scaricano, si traslano nel riparto da realizzare nelle 26 circoscrizioni, andando a comprendere, con i quozienti territoriali, cioè circoscrizionali, dove si vanno a collocare i seggi conquistati da vari partiti e liste che – segnatelo bene – sono un numero che diventa fisso e immodificabile.

Questo non va in contraddizione con la legge che fissa delle quote di rappresentanza stabilite in ognuna delle circoscrizioni. Ad esempio nella nostra, Campania Due, gli eletti al proporzionale Camera sono 11, sei a Salerno Avellino e 5 a Caserta Benevento. In poche parole, bisogna far quadrare ogni cosa, la necessità di assegnare tutti i seggi stabiliti dai quozienti nazionali e allo stesso tempo rispettare le quote fisse di rappresentanza territoriale stabilite, ripetiamo, dalla legge e che si trovano all’interno del rosatellum.

Domanda: e se alla fine del vertiginoso calcolo dei quozienti di circoscrizione riguardanti coalizione o liste singole (cioè M5S e IV-AZ); e ancora, dei quozienti delle diverse liste appartenenti alla coalizione (va notato che nel caso di 5S e IV-AZ il quoziente di lista e di coalizione è identico, ovviamente); e ancora, di nuovo, alla fine del calcolo dei quozienti di coalizione di ognuno dei collegi quota integrante o quota parte di ognuna delle circoscrizioni del proporzionale plurinominale alla Camera; e poi ancora, alla fine del calcolo del quoziente di ogni singola lista, sempre all’interno di ognuno dei collegi; se alla fine di tutto ciò succede, come da noi, che il quoziente del PD è migliore di quello di SI+Verdi, prima di fare l’applauso alla neo eletta del PD, in questo caso l’ex presidente del consiglio regionale, l’irpina Rosetta D’Amelio, bisogna andare a ricontrollare, riannodandogli il filo logico-matematico, qualora sia stato perso, il quoziente nazionale del concorrente nella coalizione per l’assegnazione dei resti a Campania 2, cioè SI+Verdi.

Noi l’abbiamo fatto e gli eletti per questa lista devono essere inderogabilmente 11 al proporzionale Camera.

Se il calcolo nelle 26 circoscrizioni italiane e dei collegi plurinominali che le compongono attribuisce, attraverso la produzione di un numero che abbiamo definito quoziente puro, un dato di 8, 9, 10 deputati a SI+Verdi, non è che la cosa finisca a tarallucci e vino, chi si è visto, si è visto, cari Fratoianni e Bonelli, i seggi saranno 9 e non undici. Ciò perché – lo ripetiamo per l’ennesima volta – bisogna sottostare al calcolo nazionale.

L’EFFETTO FLIPPER

Ed è proprio questo, cioè la necessità di trovare da qualche parte quei seggi mancanti rispetto al calcolo nazionale e che attraverso il calcolo circoscrizionale e di collegio non si vanno a determinare, la base di esistenza del famoso effetto flipper.

Se SI+Verdi raccoglie una percentuale più alta, anche un quoziente più alto in una circoscrizione, in cui però la combinazione tra i quozienti nazionali e locali non consente a SI-VE di far valere la cifra dei voti raccolti, dunque privandosi della possibilità di vedersi attribuito un seggio in quella circoscrizione, in quel collegio specifico, poi il deputato lo andrà a “prendere” dove ha un quoziente più basso, ma dove, sempre nella combinazione tra quozienti nazionali e circoscrizionali e la quota fissa (per SI-VE 11 seggi) stabilita dal risultato nazionale, esiste quella che potremmo definire una capienza. Il termine flipper è legato presumibilmente alle traiettorie vertiginose della pallina.

Ergo: se si fosse iniziato a calcolare dalle circoscrizioni, allora il PD avrebbe beccato due seggi nel collegio plurinominale di SA-AV, ma siccome nel calcolo complessivo dei quozienti delle 26 circoscrizioni e di tutti i collegi che le formano è evidente che, nelle varie graduatorie dei resti, SI+Verdi non raggiunge il sacro e (ripetiamo) immodificabile numero dei seggi nazionale previsti, ovvero 11, occorrerà trovare un espediente, perché l’effetto flipper è un espediente tra i tanti altri, per rispettare la “solenne” attribuzione dei seggi effetto dei quozienti nazionali.

Non puoi far altro che andare a cercare, per l’appunto, la capienza in altre circoscrizioni e in altri collegi. Perché a undici, in un modo o nell’altro, bisogna arrivarci.

ALLA FINE DEL GAME, DOVE VA LA PALLINA DEL FLIPPER?

Se è stato premiato il resto di 0.38, conquistato da SI-Verdi nel collegio plurinominale Camera Salerno-Avellino, è perché nella graduatoria dei resti di questa lista, quello salernitan-irpino è contenuto all’interno del numero dei seggi non ancora attribuiti, ma che devono essere necessariamente attribuiti alla lista Verdi e Sinistra.

Un esempio, se i calcoli dei quozienti puri, nudi e crudi hanno consentito di assegnare, mettiamo otto seggi a SI+Verdi, occorrerà necessariamente attribuirne altri 3.

A quel punto si vanno a vedere i tre migliori resti di tutti i collegi ed è lì che scatta l’eletto, sempre compatibilmente all’esigenza di quella capienza territoriale che relaziona ed equilibra quella si SI-VE con quella delle altre liste in campo, in caso di coalizione, a partire da quella alleata, a discapito del resto e del candidato del citato partito alleato in coalizione o non alleato che era numericamente più alto di valore rispetto a SI+Verdi.

Scendendo con i piedi per terra e usando una locuzione territoriale, a finale devono essere assegnati tutti i seggi attribuiti proporzionalmente ad ognuno dei partiti e delle liste in campo, così come risultano dalla tabella di attribuzione frutto del primo calcolo nazionale.

Questo è un momento molto complicato del rosatellum che ieri, nella nostra concitazione, non abbiamo affrontato nella maniera corretta e che ci ha portati ad annunciare nel collegio SA-AV plurinominale Camera l’elezione di Rosetta D’Amelio, numero due nella lista PD (resto di partito pari a 0.62) sotto Piero De Luca, e non quella effettivamente avvenuta di Franco Mari (resto di partito 0.38), salernitano e capolista di SI+VE nello stesso collegio.

DAL FLIPPER AL FLIPPERINO DEL SENATO

Se invece di scrivere prima l’articolo degli eletti alla Camera, avessimo fatto quello relativo al Senato, l’errore della mancata considerazione dell’effetto flipper non l’avremmo compiuto.

Ciò perché le circoscrizioni del Senato, che corrispondono esattamente ai confini delle regioni italiani, consentono di comprendere questa alchimia con modalità più semplici, visto che per Palazzo Madama ogni calcolo e ogni numero considerato riguardano dati elettorali sviluppatasi nella singola regione, senza alcun elemento di interdipendenza con quelli di altre regioni.

Insomma, la partita delle compensazioni si gioca in un campo più ristretto che permette una maggiore visualizzazione, visto e considerato che il kit delle variabili, pur ricalcando la filosofia e il metodo che porta al discorso del flipper nel ragionamento dell’attribuzione dei seggi, è sicuramente più limitato di quello che crea e fa dipanare l’algoritmo che dal dato nazionale arriva fino all’attribuzione nei singoli collegi dei deputati a Montecitorio.

Lo potremmo chiamare, dunque, effetto flipperino. Col flipperino impari e magari ti aiuta anche ad affrontare anche le insidie del flipper.

DAL CASO D’AMELIO-MARI, AL “CASINO” CANTALAMESSA-FRANCIOSA

Operando il calcolo, ci accorgiamo che i quozienti delle liste della circoscrizione Campania per il Senato sono così configurati: Fratelli d’Italia 1.97, Forza Italia 1.17, Lega 0.45. Per il centrosinistra, PD 1.74, SI-VERDI 0.24 e per quanto riguarda le liste singole over sbarramento M5S 3.81 e Azione-IV 0.57.

Le uniche certezze, oltre la morte, sono quelle dei numeri interi, che già al momento del calcolo della circoscrizione Campania sappiamo che i grillini avranno tre seggi e che PD, Forza Italie e Fratelli d’Italia avranno un seggio.

Quindi, su 11 senatori da assegnare, con i quozienti pieni ne sono stati assegnati 6. Per gli altri cinque, dovremo guardare i resti.

Lo 0.97 di resto di FdI è in pole position. Fuori uno, ovvero al partito della Meloni vanno 2 senatori col proporzionale. Ne vanno assegnati altri tre. M5S, con un resto di 0.81, raccoglie un altro senatore, che saranno 4.

Ne restano, quindi, tre ancora fuori.

Il terzo quoziente in graduatoria è quello PD, pari a 0.74. Il quarto è indubbiamente quello di Azione-Italia Viva, pari a 0.57.

E l’ultimo? Qui casca l’asino.

Sulla carta dovrebbe essere quello 0.45 della Lega.

Questa è la graduatoria dei resti di circoscrizione Campania che, siccome esiste l’articolo 57 della Costituzione, è tutto sommato una roba sovrapponibile alla classifica dei resti della Camera su scala nazionale.

Quello emerge dalla ripartizione dei seggi su scala circoscrizionale al Senato è sacro, immodificabile, esattamente come è sacro e immodificabile quello che sono i numeri di riparto dei seggi su scala nazionale.

Dunque, se c’è qualche sorpresina nei quozienti nei due collegi (Campani uno e Campania due) campani, questa non conta un cazzo e va cancellata dalla testa, poiché la classifica si fa su base regionale e non in base ad una porzione della regione. Ciò perchè lo impone la Costituzione.

LA SORPRESINA TRA FORZA ITALIA E LEGA NEI COLLEGI, OVVERO IL FLIPPERINO

Se ci fossimo messi a calcolare i quozienti partendo dai collegi avremmo compiuto un grave errore, facendo al Senato quello che abbiamo fatto alla Camera per Salerno-Avellino.

Partiamo dal collegio P01, che comprende Napoli, la sua provincia e qualche comune salernitano immediatamente confinante. Dei quattro seggi attribuiti su base regionale ai 5 Stelle, tre vanno sicuramente a Napoli, visto che il quoziente di collegio è pari a 2.83, che possiamo dirvi già che permette l’elezione del terzo senatore a Napoli con il proporzionale, grazie al competitivissimo resto di 0.83.

Il quoziente di Fratelli d’Italia è 1.008. Quindi un eletto è sicuro, il resto è impossibile. Stesso discorso dicasi per il PD, con 1.03, che così mette al sicuro il suo seggio.

Il resto non ve lo scriviamo, altrimenti vi incasiniamo il mondo.

Veniamo al nostro collegio, P02 (CE-BN-AV-SA), dove si eleggono quattro senatori.

Seggio matematico solo ai Cinque Stelle, che ha un quoziente di 1.11. Tutte le altre liste sono sotto l’unità e vanno attribuiti i seggi assegnati a ogni singolo partito, a prescindere dall’appartenenza o meno di una coalizione, dal quoziente di circoscrizione regionale, quello dell’articolo 57 della Costituzione, per intenderci, su cui si lavori per i seggi interi e per i resti.

Questo quoziente assegna a Forza Italia un solo seggio proporzionale in Campania al Senato.

Dunque il fatto che FI – ed ecco il flipperino – abbia una percentuale di voti maggiore di quella riportata dalla Lega nel collegio P02, non significa che anche qui da noi scatta un seggio per Forza Italia, facendo felice così la terza in lista, l’irpina Giuliana Franciosa, visto che il secondo della lista a Caserta e altre province dietro a Anna Maria Bernini, Francesco Silvestro, è stato già eletto al collegio (il perché lo vedremo dopo) di Napoli, dove era terzo dietro sempre a Bernini e a Berlusconi.

Siccome su base regionale gliene tocca una solo, si andrà a vedere la miglior percentuale tra i due collegi.

In quello di Napoli questa è del 10,67%, mentre a Caserta, Salerno, Avellino e Benevento la percentuale è del 10,63%, con una minima differenza di 4 centesimi.

Siccome il famoso quoziente di circoscrizione, parliamo sempre di quello legato all’articolo 57 della Costituzione, stabilisce, grazie ai resti, che la Lega è riuscita a conquistare un seggio, allora anche in questo caso non è che, in quanto il partito di Salvini ha numeri inferiori rispetto a quello di Berlusconi, gli vada negato il seggio.

Nel caso della Lega, la percentuale migliore, quella di Caserta e della altre province, vale molto di più. Il 5,26% è superiore al 3,11% raccolto a Napoli e provincia.

Ciò permette a Gianluca Cantalamessa, capolista Lega la proporzionale P02, di essere eletta al Senato a discapito di Pina Castiello, che non riesce a confermare il suo scranno in parlamento anche a causa della sconfitta dal candidato M5S all’uninominale maggioritario di Torre del greco.

Amen.