ORE 17.01 ESCLUSIVA. Revocato il 41 bis al boss Nicola Mazzara

6 Dicembre 2023 - 17:01

Un mese e mezzo fa il provvedimento del Ministero di Grazia e Giustizia. Vi spieghiamo i punti principali, presentati dai difensori, al tribunale di Sorveglianza di Roma.

CESA – (g.g.) Nicola Mazzara è uno dei tre fratelli che hanno costituito, per tantissimi anni, la spina dorsale dell’attività criminale di tipo camorristico, nella cittadina di Cesa in cui hanno abitato e in cui hanno operato.

Amedeo Mazzara è stato sicuramente il punto di riferimento, il capo indiscusso di questo clan familiare, con Giovanni il braccio armato e il già citato Nicola mente economica.

Quest’ultimo ha riportato una condanna definitiva a 18 anni complessivi per diversi reati che vanno dall’estorsione, naturalmente aggravata dall’ articolo 7, dalla detenzione abusiva di armi da fuoco, fino ad arrivare al reato principale di associazione a delinquere di stampo mafioso ai sensi dell’articolo 416 bis. Inoltre, nel 2019, la Corte d’ Appello di Napoli gli ha inflitto una condanna 30 anni di reclusione per omicidio premeditato con le “solite” aggravanti camorristiche. Questa condanna è stata annullata dalla Corte di Cassazione che ha trovato degli errori relativamente al riconoscimento della premeditazione ed oggi, la Corte d’ Appello, alla quale il fascicolo è stato rispedito, non ha ancora fissato il nuovo processo.

Nel periodo trascorso in carcere da Nicola Mazzara, a suo carico non è stato mai applicato o se lo è stato, è capitato per paco tempo, il regime detentivo previsto dall’articolo 41 bis dell’Ordinamento Penitenziario. Ciò è capitato fino a poco meno di due mesi fa quando il Ministro di Grazia e Giustizia, avvalendosi dei poteri a lui consegnati dal già citato 41 bis O.P. , ha disposto nei suoi confronti la sospensione di alcune possibilità di svolgere la propria vita carceraria in maniera più ordinaria. E cioè da un mese e mezzo Nicola Mazzara ha visto restringersi il tempo e le modalità attraverso cui svolge i colloqui con i propri familiari, stesso discorso per quanto riguarda il ricevimento dei pacchi dall’esterno, per la corrispondenza telefonica, per le somme di denaro che si collocano in quello che in gergo carcerario viene definito “spesino”. Inoltre Nicola Mazzara non potrà ricoprire cariche di rappresentanza dei detenuti nel confronto con la direzione carceraria e si è visto limitare anche la possibilità della permanenza all’aperto che, usualmente, nel regime carcerario ordinario, è di 4 ore al giorno, due la mattina e due il pomeriggio, vissute in un cortile moto ampio insieme agli altri detenuti residenti nello stesso braccio del penitenziario.

Insomma un’applicazione dell’articolo 41 bis forse non al massimo della durezza ma comunque significativamente afflittiva.

Contro questo provvedimento del Ministero hanno proposto ricorso i legali di Nicola Mazzara ossia gli avvocati Francesco Liguori e Carlo De Stavola. Un’iniziativa coronata da successo, visto che il Tribunale di Sorveglianza di Roma ha accolto i loro rilievi e ha revocato le misure che il Ministero aveva assunto attraverso l’utilizzo del 41 bis.

Nicola Mazzara condurrebbe una vita molto morigerata, sarebbe dedito alla preghiera in un rapporto con i familiari connotato da una tranquillità e da una evidente impermeabilità ad ogni affermazione o contraddittorio che possono far immaginare l’idea di voler portare fuori delle direttive e anche per quanto riguarda la cella lui usa la televisione soprattutto per guardare documentari unque prodotti che di solito servono ad accrescere il proprio bagaglio culturale. Inoltre, gli avvocati hanno illustrato dettagliate obiezioni per dimostrare che tutto quello che è capitato recentemente all’interno del carcere in cui si trova, al fratello Amedeo Mazzara, è totalmente disancorato dalla vita e dai comportamenti di Nicola Mazzara. L’episodio in questione è quello di una rissa furibonda, di un’aggressione che Amedeo Mazzara avrebbe ricevuto da Antonio Cristofaro, incautamente collocato nella stessa cella di Amedeo Mazzara dalla direzione del carcere, in quanto Antonio Cristofaro è il cugino di quel Nicola Caterino, ammezzato proprio per ordine dei Mazzara nella guerra, apertasi a Cesa, con il gruppo criminale di cui Caterino faceva parte e che era vicino alla fazione Bidognetti del clan dei casalesi.

Alla fine di quella rissa, Amedeo Mazzara era stato addirittura ricoverato e operato per le ferite riportate.

Ma il discrimine, che rende fondata l’applicazione delle misure che il Ministero applica a carico di un detenuto, ai sensi dell’articolo 41 bis è rappresentato dalla sua capacità dimostrata di poter ancora governare le cose e le organizzazioni di un clan malavitoso anche dall’interno di un carcere. Nel comportamento di Nicola Mazzara non ci sarebbe un solo elemento indicativo, allarmante e potenzialmente valutabile come espressione di una volontà di esercitare ancora una potestà camorristica. Per altro, se il 41 bis non è stato applicato all’indomani del passaggio in giudicato delle condanne complessivamente ammontanti a 18 anni di reclusione, se non è stato applicato dopo le condanne in primo e secondo grado a 30 anni per l’omicidio e associazione a delinquere di stampo camorristico, non si capisce per quale motivo debba essere applicato oggi magari perché Maria Rosaria Alma e Ida Mazzara, rispettivamente moglie e figlia di Amedeo Mazzara, hanno raccontato che una vera e propria ovazione avrebbe accolto il ritorno in carcere dall’spedale di Amedeo Mazzara con tanto di richiesta, sempre formulata dai detenuti in questione, per sollecitare il trasferimento di Antonio Cristofaro, autore dell’aggressione. Ma se questo è sintomatico del prestigio criminale che probabilmente i comportamenti di Amedeo Mazzara gli hanno consentito di conservare, la sua vicenda secondo gli avvocati difensori, è del tutto disancorata da quella di Nicola Mazzara, peraltro in un contesto in cui i clan malavitosi dell’agro aversano risultano essere stati pesantemente disarticolati.

Tesi, quelle difensive che, come abbiamo scritto, hanno funzionato in quanto hanno dato la stura alla decisione del Tribunale di Sorveglianza di Roma di revocare il 41 bis a Nicola Mazzara.