OSPEDALE DI CASERTA. Ormai è certo: il direttore generale Mario Ferrante lascerà a luglio. Voci allucinanti ???????? sui suoi possibili sostituti

4 Giugno 2019 - 16:30

CASERTA (Gianluigi Guarino) Se non siamo alla certezza matematica, questa notizia vi abita molto vicina: Mario Ferrante, probabilmente già da metà del mese di luglio, al massimo fino a settembre, se De Luca dovesse decidere per un breve slittamento, non sarà più il direttore generale dell’azienda ospedaliera Sant’Anna e San Sebastiano di Caserta.

Ricordiamo che Ferrante era stato nominato nell’anno 2017 e non nel 2016 come tutti quanti gli altri direttori di asl e aziende ospedaliere. Questo perchè la scansione e la ritmica istituzionale si erano dovute adeguare, per quanto riguarda Caserta, alle necessità cogenti e non emendabili del commissariamento dell’ospedale per infiltrazione camorristica.

E’ anche normale, legittimo che Ferrante voglia partecipare con il suo curriculum e la sua storia alla fase di definizione dei nuovi manager della sanità pubblica casertana. Per fare questo, per mettersi in pari con gli altri enti, dovrà lasciare un anno prima, riposizionando, in questo modo, anche l’ospedale civile di Caserta, nella filiera complessiva delle nomine.

All’addio di Mario Ferrante non si oppongono certo i consiglieri regionali di De Luca, che non hanno trovato terreno molto fertile attorno all’ufficio del direttore generale. Ma questo non perchè Ferrante non abbia voluto riconoscere il dato di essere comunque un manager dello spoil

system, ma perchè le modalità, il più delle volte rozze, ignoranti, cialtronesche, utilizzate dai politici locali per ottenere le loro prebende clientelari, sono semplicemente inaccettabili, non per un manager, ma anche solo per una persona di normale dignità.

Ferrante, la dignità, ha dimostrato di averla, anche andando a demolire certi santuari e certi privilegi feudali, vere e proprie rendite di posizione, che esorbitavano di gran lunga dal quadro delle competenze istituzionali, riconosciute a questi soggetti.

Ferrante l’abbiamo criticato in qualche circostanza, ma noi che abbiamo osservato e lavorato sui direttori generali dell’ospedale, sui commissari politici e ministeriali, partendo da Alfano e arrivando fino ad oggi, dopo essere passati per esperienze complesse come quelle di Luigi Annunziata, agghiaccianti come quella di Bottino, o tragicomiche come quella del veterinario nominato commissario da Stefano Caldoro; noi che ne abbiamo viste di tutti i colori, che abbiamo scritto cose allucinanti sulla gestione economica e morale di questo ospedale, in cui dirigenti e funzionari hanno fatto spendere ai cittadini più di 600mila euro per una colonna laparoscopia che, a prezzi di mercato, costava a malapena 200mila euro, solo per creare delle riserve per finanziare le mazzette della corruzione, dobbiamo dire che pur trattandosi di un uomo navigato, pur conoscendo bene le leggi, non scritte ma ampiamente praticate, della lottizzazione, Mario Ferrante ha sempre cercato di non sottendere le stesse, umiliandole, al regime dell’elusione normativa, sport preferito da tutti quanti gli altri direttori generali.

E anche sul caso dei licenziamenti, a partire da quello del primario Salvarola, ha avuto ragione lui, carta canta, o meglio, sentenza canta, perchè quel licenziamento è stato considerato buono e giusto, sacrosanto da un giudice della repubblica italiana a cui Salvarola si è legittimamente rivolto con un ricorso.

E siccome noi siamo sempre propensi ad analizzare i fatti, siccome ci riteniamo in grado, avendone raccontato con migliaia di articoli, le trame, spesso criminali, di 20 anni della sua storia, proprio in virtù di questa esperienza, possiamo consentirci di definire, senza se e senza ma, quello di Caserta, un ospedale di merda. Di fronte a questa eredità e con tutti i limiti che la lottizzazione incorpora in sè, non possiamo non riconoscere che Mario Ferrante è stato un manager migliore, diverso da tutti quelli che lo hanno preceduto.

Ha assolto il mandato di De Luca, ma essendo un irpino e non un frequentatore quotidiano degli uffici della Regione Campania, non è stato alla mercè dei vari Oliviero, Zannini, Bosco, Caputo e compagnia cantata.

Chi verrà, dunque, a luglio? Guarino e CasertaCe scaldino i muscoli. Dopo questi due anni di relativa tranquillità, i nomi che si fanno sono, infatti, fantasmagorici, autentico pane per i nostri allenatissimi denti. Tutte vecchie conoscenze.

Partiamo da colei che ha maggiori possibilità, in considerazione di un curriculum costruito abilmente, grazie alla politica e grazie a quell’uomo abilissimo, in grado di fare la differenza nelle lottizzazioni in forza di una preparazione amministrativa nettamente superiore al nulla pneumatico degli altri, che risponde al nome di Gennaro Oliviero.

Antonietta Costantini vuole l’ospedale civile di Caserta. Lo vuole lei, e Gennaro Oliviero farà di tutto perchè sia nominata, perchè sia trasferita dall’attuale ruolo di direttore generale dell’asl Napoli3. In questo modo, anche se la Costantini dovrà nominare un direttore sanitario e un direttore amministrativo, legati agli altri galletti del pollaio di De Luca, governerà tutti i processi interni durante la campagna elettorale, così magari, di voti di preferenza, ne prenderà non 20mila, ma 30mila.

Ma la Costantini rispetto alla quale non potremmo mai porre, non potremmo mai utilizzare come elemento di doverosa critica, la questione dei requisiti come una costruzione molto legata alla politica e meno alle capacità, visto che quel curriculum è difficilmente attaccabile da un punto di vista formale, non ha vissuto una stagione serena nell’ospedale civile di Caserta. Da quando il suo nome ha cominciato a girare in questi giorni, stiamo recuperando parte della ricca letteratura ad essa dedicata da questo giornale. Lo facciamo per accoglierla degnamente se dovesse essere nominata, per armare la banda di musica quando varcherà la soglia del nosocomio principale di Terra di Lavoro, l’abituale compagna di pranzo di Diego Paternosto, e fin qui, ci possiamo anche stare, ma anche di quel Carmine Iovine…come si suol dire, un nome, una garanzia.

Ma questa è solamente una delle questioni. L’archivio di CasertaCe è fantasticamente fornito su Antonietta Costantini, esattamente come lo è per tanti altri.

E in effetti, ci sono pure nomi diversi dalla manager di Piedimonte Matese. Enzo Iodice, il simpaticissimo volpino di Santa Maria Capua Vetere, fino a qualche tempo fa direttore sanitario dell’ospedale di Marcianise, poi direttore del distretto della stessa città, per volere di Mimì Zinzi, al cui Udc, dopo essere stato addirittura il primo segretario provinciale del Pd neo costituito al lingotto, Iodice si era iscritto, oggi di nuovo alla mensa dei Democrats.

The little fox ha dalla sua parte una intelligenza furbina, per l’appunto, volpina. Un autentico talento naturale. La controindicazione è legata al fatto che la sua storia politica rende diffidenti tutti. In poche parole, i vari Graziano, Oliviero, Caputo e Bosco ne hanno incrociato le tracce e molto spesso vi hanno inciampato.

Poi c’è Arcangelo Correra, uomo di Caputo e attuale direttore sanitario dell’asl. Qui, per carità di patria, evitiamo anche il commento, sperando solo che questa sia una voce e basta.

Comunque, nelle tre candidature presentate, e tenendo conto che si tratta dell’anno che porta alle elezioni regionali, tutto il lavoro fatto da Ferrante, quantomeno per rendere più ortodossi i processi amministrativi interni, verrebbe totalmente demolito.

Mala tempora currunt.