Povero Sole24Ore, che fine hai fatto: il professore D’Alimonte spiega un sondaggio patacca, su cui anche un bimbo di terza elementare riderebbe. La manina di De Luca e la “solita” Arcadia che lo definisce il Tyson della politica
5 Luglio 2020 - 17:51
Stiamo parlando di un’azienda che si occupa di comunicazione elettorale e che già oggi ha chiuso contratti con diversi candidati alle elezioni regionali e, come nel caso di Danilo D’Angelo di Casagiove, alle elezioni comunali. Uno che piazza la pubblicità commerciale a chi gli ha pubblicato fino a gennaio scorso le stime
CASERTA (Gianluigi Guarino) – Se il professore Roberto D’Alimonte avesse concesso più vita alle sue radici, al proprio etnos, sarebbe riuscito, probabilmente, a far convivere meglio le tante nozioni che, da brillante studente universitario, ha introitato nella facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Firenze, coltivate da Giovanni Sartori, uno dei più grandi politologi italiani, e, successivamente, perfezionate negli Stati Uniti nelle autorevolissime università statunitensi di Harvard e di Berkeley, con “la cultura della prassi”, che non è, secondo me, una mera applicazione consolidante e consolidata della teoria, anche quando tale processo tocca e riguarda argomenti e materie molto importanti e delicate, in cui la conoscenza cognitiva non rappresenta un optional, superabile da una fervida intelligenza da autodidatta – pragmatico, ma è una condizione necessaria affinché questa pratica che poi si sviluppa appunto in prassi, possa trovare corretto riscontro nelle opere umane non solo teorizzate, ma compiutamente realizzate. .
C’è sempre, infatti, un qualcosa che non appartiene ai libri, al loro pur faticoso, impegnativo e vigile studio. Si tratta di quel quid, non altro che un dono di intelligenza disancorato da ogni conoscenza. Un lampo, una capacità di comprendere in pochi attimi l’inconsistenza o la debolezza di una questione, di una materia, di un tema che ti viene proposto e che non si può risolvere o migliorare attraverso le cognizioni dei manuali o attraverso i contenuti di un seminario accademico
Beh, se il professore Roberto D’Alimonte, oltre a sviluppare la grande carriera che ha sviluppato, ritornando all’Università di Firenze, questa volta non da studente, ma dall’altra parte della cattedra, e, successivamente, dopo la pensione, raggiunta da docente ordinario in una pubblica istituzione culturale, dietro alla ugualmente prestigiosa cattedra dell’università internazionale degli studi sociali Guido Carli, meglio nota come Luiss, avesse fatto qualche passeggiata in più, ammesso e non concesso che ne abbia mai fatta una, attorno al lago del Liscione, cioè all’invaso artificiale, venuto fuori dalla costruzione della famosa diga del Biferno, che garantì l’erogazione continua di acqua potabile e pregiata anche a Guglionesi, il paese molisano a un passo da Larino e dal “dipietriano” Montenero di Bisaccia, che gli aveva dato i natali nel 1947, sarebbe riuscito, concentrandosi un attimo a riconoscere che il buonsenso, il senso pratico che ha fatto di quella diga una grande opera di cognizione ma anche di sana, rotonda continenza, ad orientare la propria scienza, le proprie conoscenze verso un semplice ragionamento di media saggezza esperienziale; se il professore D’Alimonte avesse fatto meno convegni e più passeggiate non avrebbe all’invaso del Liscione non avrebbe compiuto, forse, il marchiano errore di prestare la sua firma autorevole ad una prosaicissima marchetta, abilmente incuneata dal governatore De Luca nelle pagine che contano del Sole24Ore, il quotidiano milanese della Confindustria, con cui il professore molisano collabora da molti anni con i suoi articoli con i quali è quasi sempre riuscito a trasformare la fredda espressione numerica di un sondaggio, in spiegazione sociologica e politologica.
Ma D’Alimonte, badate bene, non è un sociologo ed è un politologo con specializzazione precipua in sistemi elettorali. Non a caso, da una quindicina d’anni a questa parte, dirige il Centro italiano degli Studi elettorali. Incarico che oggi fa convivere con quello di direttore del dipartimento o facoltà che dir si voglia, di Scienze politiche (una volta li chiamavano presidi) nella già citata Luiss.
Riteniamo, dunque, che Roberto D’Alimonte tenga alla tutela della sua grande cifra culturale, della sua autorevolezza e dei suoi titoli accademici.
E allora vogliamo pensare che questo articolo non l’abbia scritto lui, che qualcuno abbia firmato al, suo posto un paio di giorni fa sul Sole24Ore (il testo è pubblicato in calce a questo), giornale nel quale, incredibilmente, salta fuori una roba definita “sondaggio”, ma che in realtà non si legittima attraverso una concettualizzazione appena credibile delle presunte stime erogate.
Insomma, una di quelle robette fatte uscire a Caserta e a Napoli ad inizio dell’anno e su cui ci eravamo duramente pronunciati in tempi non sospetti (CLIKKA QUI PER LEGGERE).
Badate bene, l’articolo in questione non è uscito in una di quelle aree in cui, tradizionalmente, il Sole24Ore pubblica bizzarri componimenti a
pagamento, che poi non si capisce perché, per il solo motivo che escono sul Sole non bisogna chiamarle come si chiamano, cioè marchette, quand’anche incartate iniin eleganti confezioni giallo ocra, ma nella rubrica di quello che oggi viene considerato il massimo politologo italiano, titolo non scalfito dagli infortuni che pure ha dovuto subire, a partire dalla bocciatura senza remissioni della Corte Costituzionale, espresse su quella folle legge elettorale definita Italicum, uscita dal cervello, al tempo molto esagitato e significativamente esaltato, di Matteo Renzi e sulla quale D’Alimonte impresse la firma della propria elaborazione.
E allora, inopinatamente, l’ormai mitica “Arcadia” dell’imprenditore di Sant’Agata de’Goti Domenico Giordano, diventa oggetto di un articolo e di una valutazione del professore D’Alimonte.
Questo, di per sè, potrebbe essere anche accettabile, finanche auspicabile, addirittura giusto qualora il prof, trasformato per l’occasione, cacciatore di perle, avesse incrociato, dall’alto della sua cattedratica competenza, un sondaggio vero di un sondaggista in erba, con a monte le garanzie che non potranno mai riguardare, ma questo vale per tutti gli istituti che lavorano nel settore, la rispondenza delle stime al risultato reale delle intenzioni di voto per le Regionali della Campania, attualmente solamente in nuce, ma che devono necessariamente rispettare delle procedure di metodo che non attengono alla cabala o ai desiderata di chi tira fuori questi numeri, ma alla scienza della statistica che come ben sa il professore D’Alimonte, è un importantissimo insegnamento universitario riguardante, tra le altre cose, molte facoltà anche diverse tra loro, e un numero ancora più cospicuo di corsi di laurea. E invece, si legge che questo è un sondaggio di cui Arcadia è committente e allo stesso tempo autore, in una sorta di macchietta surreale che fino a quando è stata confinata nel perimetro dei wwwmappatella e dintorni ci potevamo anche ridere su, ma ora che trova surreale legittimazione nella firma di Roberto D’Alimonte, diventa roba seria che fa male, un male cane, a tutto il mondo delle imprese che, con serietà, svolgono da decenni questa difficile professione.
Ma come può D’Alimonte prendere atto di numeri buttati così a caso, di cifre che a Caserta e a Napoli non sono più comparse da mesi, proprio perchè anche l’ultimo dei giornaletti, degli appena citati wwwmappatellapuntominchione si è reso conto che non essendoci una garanzia o come in questo caso essendoci una roba strana com’è quella dell’autore – committente, relativa agli aspetti metodologici della stima, quei numeri erano solamente puttanate.
Ci voleva, insomma, un grande politologo, ma soprattutto un grande esperto di sistemi elettorali per sdoganare per dare la patente di credibilità a una stima che dà in Campania il presidente De Luca al 65% cioè 20 punti in più di quel 45% accreditato alla coalizione che lo sostiene.
Ed ecco cosa c’entrano la diga di Biferno e l’invaso del Liscione: un po’ di buon senso avrebbe portato il professor D’Alimonte, evidentemente impigrito e appannato dalle troppe medaglie, a verificare la serie storica relativa agli scostamenti determinati dal voto disgiunto che, in Campania, com’è noto, si può fare.
Avrebbe detto ad Arcadia: “Scusa Arcadia, ma se il presidente De Luca, che tra le altre cose hai paragonato a Tyson nel tuo sito, ha il 65% e dunque si registra uno scostamento senza precedenti, pari al 20% tra il voto al governatore e il voto alle liste, ciò significa che il covid ha fornito all’elettore campano una capacità manuale sulla scheda che non ha mai espresso in passato. E poi, se viene scritto che le liste valgono il 45%, ciò significa che quella con il nome di De Luca impresso a lettere cubitali, non è in grado di realizzare lo stesso fenomeno di aggregazione che si svilupperebbe in contrasto con tutte le serie aritmetiche dal Tatarellum in poi, solo ed esclusivamente nella parte della scheda dedicata ai nomi dei candidati governatori e a un loro eventuale utilizzo per un voto disgiunto?”
Vedete, quanto siamo bravi e buoni.
Come facemmo, al contrario, a gennaio, ci saremmo dovuti fermare davanti al fatto, perchè di fatto si tratta, che se il Sole24Ore, oggi questo giornale allora i www di cui sopra insieme al Mappino che li vale, fa entrare robe del genere è perchè qualche politico di grido glielo ha chiesto e non certo per validità scientifica. E invece ci dilunghiamo ancora perché è giusto non lasciare nulla di intentato nella trasmissione della nostra argomentazione.
E questo sarebbe un giornale autorevole, che informa solo con la qualità? No,O non lo è. In questa roba firmata D’Alimonte non c’è un solo dato riguardante le singole liste e dunque noi, su questa fondamentale espressione statistica, siamo fermi al sondaggio di Technè che, istituto che invece dichiara i metodi scientifici con cui opera le stime, senza fare giochetti su committenza e confezionamento e che attribuisce alle tre liste del centrodestra una percentuale che sfiora il 40%.
Per cui, ci sarebbero un 20% di elettori di questa coalizione che voterebbero, secondo quello che scrive D’Alimonte, per la Lega, per Fratelli d’Italia, per Forza Italia o per la lista Caldoro, non votando però lo stesso Caldoro, che in questo gioco dei numeri viene accreditato di un 21%, cioè di 20 punti in meno rispetto alla cifra della coalizione di centrodestra che, di cui D’Alimonte non casualmente forse, non presenta i numeri, altrimenti avrebbe dovuto affermare cose che onestamente neppure un bambino di terza elementare affermerebbe, da spernacchiare senza se e senza ma
Illogiche, aritmeticamente impossibili, slegate dalla tradizione del voto campano.
Ci sarà sicuramente un po’ di voto disgiunto. Probabilmente De Luca andrà 5 o 6 punti sopra alla sua coalizione, ma niente di più.
Domenico Giordano è persona valida e buon professionista. Ma se vuol diventare sondaggista si accrediti scuentificamente e soprattutto faccia solo quello, perché i sondaggi devono essere uno strumento di democrazia e devono essere e anche apparire credibili. I sondaggi non si possono affiancare alla professione di agente di servizi di comunicazione arruolato dai politici nelle campagne elettorale com’è già successo in queste settimane.l’attivita di sondaggista non si può affiancare a quella di gestore di pacchetti di pubblicità commerciale da elargire a chi “fa squadra” con i clienti di Arcadia.
Sia detto con franchezza e spirito costruttivo.