S. FELICE A CANCELLO ALLE ELEZIONI. Fosse dipeso dalla Procura di S.Maria, né Palmieri, né Nuzzo e né D’Andrea avrebbero potuto candidarsi alla carica di sindaco. Quella richiesta di sospensione per dieci anni

20 Marzo 2023 - 19:20

Da qualche giorno eravamo percorsi da una reminiscenza storica che ci faceva mettere insieme i nomi dei tre aspiranti alla fascia in relazione ai fatti emersi nella cosiddetta tangentopoli sanfeliciana, che avrebbe poi portato alla condanna definitiva del sindaco Pasquale De Lucia, di dipendenti del comune e di diversi imprenditori. Pensa e ripensa, ci siamo ricordati. Ed ecco qui un racconto interessante, con un riscontro di attualità che, a nostro avviso, dà pieno fondamento a quell’istanza – non accolta dal tribunale – formulata dal pubblico ministero Gerardina Cozzolino

SAN FELICE A CANCELLO (g.g.) – Noi che abbiamo la memoria lunga, o meglio, noi che abbiamo un archivio con memoria lunghissima, possiamo sostenere oggi che, fosse dipeso dal pubblico ministero di punta della procura della repubblica di Santa Maria Capua Vetere per i reati di corruzione e più in generale quelli compiuti contro la pubblica amministrazione, ovvero Gerardina Cozzolino, oggi nessuno dei tre candidati alle elezioni comunali di San Felice a Cancello avrebbe potuto scendere in campo, avendo scontato solo la metà dei dieci anni di incandidabilità che Cozzolino chiese, durante la sua requisitoria, divenuta viatico di pesanti condanne nei confronti del sindaco Pasquale De Lucia e di altri imputati tra dirigenti e funzionari del comune sanfeliciano, con l’appendice di diversi imprenditoribarraforaggiatori.

Carmine Raffaele Palmieri, al tempo (così come oggi) vicepresidente del Consorzio Idrico di Terra di Lavoro, non rischiò pene reclusive, ma, come avemmo a scrivere quando di lì a poco il patto tra Zannini, Grimaldi e Graziano lo confermò, a nostro avviso inopportunamente, alla posizione numero due del Citl, ne veniva sottolineata una peculiare forma relazionale con il mondo criminale sanfeliciano.

Non proprio una partecipazione diretta, esterna o comunque collusiva a quei meccanismi criminali e criminogeni che connotavano le vicende del comune di San Felice a Cancello, ma una disponibilità indiretta, attraverso rapporti fluidi, stabili con “imprenditori vicini alla camorra, agli interessi dei clan. Politici condizionabili e quindi da tenere lontani dalle istituzioni(CLICCA QUI PER LEGGERE L’INTERO ARTICOLO DEL 2018).

Manco a dirlo, la richiesta del pm non riguardò solo Palmieri, ma anche Emilio NuzzoLuca Alfredo D’Andrea. In pratica, tutto lo spettro delle proposte politiche-elettorali di queste elezioni comunali di San Felice a Cancello.

Il tribunale di Santa Maria Capua Vetere non accolse quella richieste di Cozzolino, a differenza tante altre, comminando in tal modo condanne che resistettero alla grande sia in sede di processo di secondo grado in corte di Appello, sia in corte di Cassazione, tribunale che le trasformò in condanne definitive passate in giudicato, al punto da costringere De Lucia a costituirsi all’ingresso di un carcere e a passare un bel po’ di tempo nel penitenziario di Terni e a subire delle limitazioni della libertà personale ancora oggi, quando è stato costretto a comunicare la sua assunzione in un’azienda tessile di suoi amici, affinché questo suo status rappresentasse un elemento in grado di ridurre i pesi più afflittivi della sua condanna.

E’ vero che la vicenda di questo procedimento penale, frutto dell’esercizio dell’azione della magistratura inquirente, si esaurì con quella sentenza; è vero che alla pm Cozzolino neanche con le pinze sarebbe possibile estirpare un commento sulle prossime elezioni amministrative di San Felice, ma il fatto che siano proprio questi tre, Raffaele Carmine Palmieri, Emilio NuzzoLuca Alfredo D’Andrea, a contendersi la fascia di sindaco, fornisce a nostro avviso pieno fondamento e una matrice realistica al timore della pm, trasfuso nella sua richiesta di inibizione decennale da ogni possibile candidatura, relativo al fatto che le ambizioni della triade avrebbero portato i suoi componenti a riproporsi in prima linea.

Così è accaduto. E questo ricordo ci sprona ad andare a cercare nel nostro archivio l’ordinanza, datata probabilmente 2015 e o forse 2016, contenente le richieste di arresto, per lo più accolte, formulate dalla procura, ma anche le vicende, la collocazione di Palmieri, di Nuzzo e di D’Andrea nello scacchiere politico locale e nel sistema delle relazioni pericolose che avrebbero poi convinto il pubblico ministero a chiedere la loro uscita dalla scena politica per la durata do dieci anni, cioè fino al 2028.

Non solo è opportuno che noi la facciamo. Ma alla luce di quello che abbiamo scritto in questo articolo, è addirittura doveroso.