S. MARIA C. V. Case confiscate alla camorra in via Aldo Moro. Il bando e l’assegnazione somigliano a un business immobiliare. Ecco perchè il Comune viola il suo stesso regolamento

10 Luglio 2024 - 13:26

La questione va ragionata mettendo insieme i contenuti del bando e poi l’articolo 7 e 17 del documento che regola la gestione dei beni confiscati. I requisiti richiesti sono per famiglie di medio-alto reddito. non fronteggiano l’emergenza abitativa e men che meno le necessità delle famiglie meno abbienti

SANTA MARIA CAPUA VETERE (g.g.) Generalmente quando leggiamo di iniziative, definite di grande importanza sociale, delle amministrazioni locali siamo sempre un po’ cauti ma in particolare, quando si tratta del Comune sammaritano, al 99% il tempo poi ci ha dato ragione. Dopo mesi di vigile osservazione, infatti, oggi possiamo affermare senza possibilità di smentita che il “nobile” proclama circolato sulla risoluzione dell’emergenza abitativa sammaritana, in realtà non raggiunge certo questo obiettivo. A nostro avviso, invece, quella messa in atto dall’amministrazione comunale, guidata dal sindaco Antonio Mirra, è un occasione mancata per dar risposte vere, reali, e non solo enunciati di nobili propositi ai cittadini meno ambienti di Santa Maria Capua Vetere

In sintesi, la questione nasce nel lontano 2019 quando il Comune partecipa ad una manifestazione di interesse ministeriale per 65 unità immobiliari (alloggi e garage)  – siti nel centralissimo condominio Quadrifoglio su Corso Aldo Moro – confiscati alla criminalità organizzata, da acquisire al patrimonio comunale per finalità sociali ed economiche, con vincolo di reimpiego dei proventi per scopi sociali. La Giunta Comunale con delibera n.157/2023

approva la pubblicazione del bando di assegnazione e, siccome buona parte di quegli alloggi risultano già occupati da vecchi inquilini con contratti scaduti, stipulati a suo tempo con i proprietari, stabilisce per questi ultimi un diritto di prelazione solo in caso di rimborso dei fitti nel frattempo accumulati. In poche parole, l’indirizzo è: se hai soldi per sostenere le spese di fitto rimani, altrimenti fai posto ad altri per partecipare alla “procedura competitiva” ovvero una vera e propria gara al rialzo per aggiudicarsi i lotti messi al bando.

Basterebbe già questo per mettere in dubbio il rispetto della vincolante mission dell’intera operazione, finalizzata, a “fronteggiare l’emergenza abitativa”. Andiamo avanti nella lettura del bando e, in particolare, ci soffermiamo sui requisiti richiesti agli eventuali partecipanti. Oltre le basilari condizioni dei carichi pendenti e di regolarità riguardo i pagamenti delle tasse comunali, ai partecipanti è richiesta anche una capacità economica mensile ovvero dover dimostrare di potersi permettere di pagare un canone di locazione di 400/500 euro più spese condominiali nella misura di percepire un reddito almeno doppio rispetto al canone mensile

E francamente, con rispetto parlando, questo non c’azzecca proprio nulla con l’emergenza abitativa e con la necessità di case per le famiglie meno abbienti.

Il Regolamento Comunale per la destinazione e l‘utilizzo dei beni confiscati (Del. Cons. n.33/2019) il quale, all’Art.7 prevede espressamente che “gli immobili confiscati destinati ad uso abitativo…saranno gestiti per l’emergenza abitativa. Appare, al contrario, che il modo con cui l’amministrazione comunale ha condotto questa iniziativa sia ascrivibile ad una mera volontà lucrativa con un Comune che veste i panni impropri dell’immobiliarista

Passiamo appresso: l’Art. 17 del su citato Regolamento Comunale stabilisce, inoltre, che “ Per l’utilizzo del bene per finalità lucrative l’Amministrazione comunale è tenuta previamente a dimostrare l’impossibilità di destinare il cespite per finalità istituzionali o socialiovvero dimostrare che dall’analisi del fabbisogno abitativo – per il quale annualmente la Regione e il Comune giustamente stanziano fondi a palate per gli sfrattati, i senza tetto e gli sfollati dalle residenze inagibili per sprofondamenti stradali e incendi – non vi siano nuclei familiari in stato di necessità socio-abitativa. Sarebbe interessante leggere il documento ufficiale con il quale il Comune di Santa Maria Capua Vetere certifica il dato dell’inesistenza di nuclei familiari disagiati in cerca di una sistemazione abitativa. sarebbe interessante in modo da consentire ad ogni cittadino di verificare se questo corrisponda o meno a verità

Che ci sia un pizzico di malizia in tutta quanta questa operazione è dimostrato dal fatto che il bando non prevede l’indicazione di un reddito massimo ISEE.

E’ un po’ come la storia della ZTL più corta d’Italia (CLIKKA E LEGGI) : si ha la sensazione che il Comune persegua stabilmente l’esigenza di fare cassa, al di la delle necessità sociali. E non rappresenta una contraddizione rispetto a questa nostra affermazione il fatto che i soldi incassati nel condominio Quadrifoglio siano vincolati all’uso sociale. Ciò perchè se gli appartamenti fossero stati dati a famiglie disagiate questo obiettivo sarebbe stato raggiunto in maniera chiara, trasparente e diretta. Inserendo invece questi soldi nel grande calderone del settore dei servizi sociali del Comune e dell’ambito intercomunale questo obiettivo, purtroppo, come ci insegna l’esperienza, e non solo delle cose di Santa Maria Capua Vetere, diventa incerto e nebuloso