S. MARIA C.V. LA CITTÀ SACCHEGGIATA. Si sono inventati una nuova zonizzazione per favorire la speculazioni

2 Dicembre 2019 - 18:40

SANTA MARIA CAPUA VETERE (g.g.) – Negli ultimi mesi molto ci siamo occupati della decadenza dei vincoli, impiantati nel territorio di Santa Maria Capua Vetere dal Piano regolatore generale vigente e che, in buona sostanza, definisce una destinazione d’uso obbligatoria alle varie aree ricadenti all’interno del perimetro cittadino. Nelle precedenti due puntate di questa inchiesta, abbiamo dimostrato, senza che nessuno abbia ritenuto di poter confutare le nostre tesi, evidentemente inoppugnabili, che i vincoli fatti decadere dal commissario ad acta Clara Mariconda, nominato dall’amministrazione provinciale di Caserta, (CLICCA QUI PER LEGGERE IL NOSTRO ARTICOLO A RIGUARDO

) in realtà non dovevano decadere e che attraverso questa decisione, a nostro avviso errata, si è promosso un apprezzamento improprio di alcuni terreni su cui ora i soliti imprenditori del mattone potranno effettuare le loro speculazione senza avere alcun titolo per farlo, ribadiamo il concetto (CLICCA QUI PER LEGGERE IL SECONDO ARTICOLO SU RAMICAF E GLI IMPRENDITORI AMICI DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO COMUNALE DANILO FEOLA).

Se hanno comprato, evidentemente, negli anni qualcuno aveva garantito la libeazione da quei vincoli. Il comune di Santa Maria Capua Vetere non ha voluto sporcarsi le mani e non ha risposto alle istanze dei proprietari, aprendo, però, la strada al commissario nominato dalla Provincia. Peraltro, ammettiamo (ma non concediamo) che questi vincoli siano effettivamente decaduti, il commissario ad acta non avrebbe dovuto limitarsi solo a cassare l’obbligo di destinazione, aprendo la strada ad un libero sfruttamento delle aree, ma avrebbe dovuto rideterminare la destinazione urbanistica di quei terreni basandosi sulla regolamentazione del PRG vigente che divide il territorio di Santa Maria Capua Vetere in comparti. Ogni comparto ha un suo equilibrio stabilito – in base alle diverse destinazioni – attraverso la regolamentazione di indici costruttivi e relativi

standard necessari (ricordiamo per chi non ha letto i nostri precedenti articoli, che le aree standard sono quelle aree necessarie per la vivibilità civile e comune di una città: aree per l’istruzione, aree per attrezzature di interesse comune, aree per il verde attrezzato, aree per i parcheggi etc.). La variante, dunque, l’abbattimento del vincolo sit et simpliciter di queste aree, va a sottrarre spazi di vivibilità ai sammaritani. Un commissario ad acta che applica alla lettera le norme urbanistiche dovrebbe analizzare le necessità del comparto o zona in cui insiste il singolo terreno, cosa che non sembra sia stata affatto presa in considerazione. E quando parliamo di “necessità” ci si riferisce alle giuste esigenze riguardanti l’interesse pubblico, gli standard, da connettere ad eventuali utilizzi di quell’area attraverso l’edificazione di cubature.Insomma, ribadiamo il concetto per renderlo (nei limiti del possibile) al limite del fruibile ai non iniziati di questa materia, il Commissario ad acta, invece di stabilire una nuova destinazione urbanistica, ha imposto degli strumenti urbanistici attuativi che rendono quei terreni avulsi dal contesto circostante, con una propria regolamentazione che esula da quella del comparto cui appartengono. Inpoche parole, ha stravolto il senso stesso di un Piano regolatore generale, accolto e assorbito nei nuovi Puc, che si basa proprio sull’armonizzazione degli interessi e dei servizi riguardanti un’area, attraverso il sistema della ripartizione per comparti. Insomma, a voler pensar bene, la cosa è stata fatta alla carlona.

IL CASO DEL “TERRENO MORELLI” – La commissaria, nello specifico, ha statuito che per il terreno A, così definito dalla Mariconda, di proprietà della sig.ra Morelli (zona ospedale) la destinazione urbanistica è “zona omogenea CROM”. Attenzione, nel Prg vigente di Santa Maria Capua Vetere questa zona omogenea non esiste. Per cui, almeno in apparenza, siamo di fornte di nuova ad una nuova, inopinata zonizzazione inserita a freddo, e a nostro avviso in maniera non legittima, nel Piano vigente, relativamente alla destinazione, a questo punto possiamo scrivere, alla natura completamente ribaltata di quel terreno. Non basta ciò che la legge attribuisce ad un commissario ad acta nella funzione di autorità amministrativa in grado di attuare alcune varianti al Prg. Occorre necessariamente una ben più impegnativa procedura che porti all’approvazione di un nuovo Pua (Piano urbanistico attuativo) a destinazione commerciale, con aliquota di aree per verde attrezzato e parcheggio.

LA FAMIGERATA AREA RAMICAF – Passiamo al terreno B, al ridosso del mercato e nella zona al condine con San Prisco, come scritto nell’atto della Mariconda, senza neanche disturbarsi a stabilire la nuova destinazione, la commissaria statuisce che si debba fare un Piano di lottizzazione convenzionato. Per quanto concerne il terreno A non vi è l’individuazione della nuova destinazione urbanistica, bensì il Commissario ad acta, al di fuori delle Norme Tecniche di Attuazione del PRG vigente, crea una nuova zonizzazione che vale per un singolo lotto di estensione veramente minima

Come già detto, quindi, il Commissario ad acta che avrebbe dovuto semplicemente sostituirsi all’amministrazione comunale nel rideterminare la destinazione urbanistica di un singolo terreno, contemperando l’interesse pubblico con quello del privato, interviene inventandosi di sana pianta una zonizzazione e una destinazione non esistente nel PRG vigente, senza tener conto delle aree circostanti e dell’equilibrio degli indici dei singoli comparti di appartenenza dei terreni. Al di là della creazione di una nuova zonizzazione non prevista dal vigente Piano Regolatore, proprio per non dover curarsi della necessità o meno della reiterazione del vincolo – anche questo avrebbe dovuto decidere il commissario in caso di mancanza di standard ai sensi del DM 1444/63 da noi più volte citato nei precedenti articoli – la Mariconda impone il piano di attuazione laddove per lotti di quelle dimensioni il Prg non lo prevede. Va precisato che i Piani attuativi sono la spina dorsale di un Prg, l’effettiva e concreta esecuzione delle previsione concettuali di quest’ultimo e forniscono ulteriori elementi per poter realizzare l’intervento nel suo insieme. Inutile sottolineare che il Piano attuativo debba essere uno strumento conforme e coerente con le linee programmatiche del Prg, in quanto subordinato ad esso.