S.MARIA C.V. Altre varianti di destinazione d’uso. Con il trucchetto dei vincoli, la commissaria ad acta e il comune spianano la strada a nuove speculazioni

18 Ottobre 2019 - 16:44

SANTA MARIA CAPUA VETERE – (g.g.) Ultimo atto per due dei 7 terreni siti in Santa Maria Capua Vetere, per i quali la Provincia di Caserta ha, su impulso dei privati proprietari, nominato un Commissario ad acta con il presupposto che si trattasse di terreni assoggettati a vincoli da prg decaduti. Fatto, questo, che noi abbiamo sempre contestato esponendo circostanziate argomentazioni tecnico-amministrative.

Pochi giorni fa, il Commissario ad acta, Clara Mariconda, ha deliberato in merito alla rideterminazione di due suoli del Comune di Santa Maria Capua Vetere andando, almeno secondo la nostra opinione, ben oltre le prerogative commissariali dal momento che – anche e soprattutto ad avviso della conforme giurisprudenza amministrativa – i terreni oggetto della delibera non sarebbero assoggettabili a decadenza quinquennale.

I lettori di CasertaCE conoscono bene la vicenda perché da tempo hanno potuto leggerne su questa testata, tutti i particolari: a partire da una esposizione di temi prettamente legali alla legislazione urbanistica sulla natura dei diversi vincoli, passando per la incompetenza e la omissione degli Uffici Comunali per finire ai costi per le casse del Comune di S. Maria Capua Vetere dell’intero iter amministrativo, vedi onorario per il Commissario ad Acta, onorario per i tecnici esterni incaricati di relazionare sulla rideterminazione dei suoli, per non parlare delle conseguenze dannose per la comunità, a causa della sottrazione di spazi necessari alla vivibilità cittadina, quali aree a verde e parcheggi.

Leggendo la delibera del Commissario ad Acta (allegata in calce), dopo aver invitato i lettori ad accedere al nostro archivio recente contenente una serie di articoli che possono essere facilmente reperiti, digitando la parola “vincoli urbanistici” nell’area di ricerca, si ha l’impressione che non si tratti semplicemente di un atto di variante di destinazione urbanistica. Questa, peraltro, andrebbe effettuata tenendo conto soprattutto delle necessità del territorio nella sua interezza e, in particolare, partendo dalla disamina del comparto di appartenenza del terreno per comprendere se gli indici e gli standard inderogabili, imposti dal Decreto Ministeriale 1444/68 siano rispettati, non reiterando il vincolo decaduto e saturando la zona con ulteriori volumi edilizi.

In realtà, senza curarsi dell’interesse pubblico e pensando solo a quello del privato, si assiste alla creazione di vere e proprie oasi urbanistiche astratte rispetto alla zonizzazione del Prg con l’imposizione (quasi totale) dei contenuti dei futuri permessi a costruire, che sembra non lasciare nessun potere di controllo del territorio né al Consiglio Comunale né, tantomeno, al dirigente che dovrà rilasciare le autorizzazioni urbanistiche.

In poche parole, si ha la sensazione di un percorso inverso che parta da un obiettivo, cioè dalla volontà di erogare uno o più permessi a costruire ben definiti a monte, e poi, di conseguenza, si preoccupi degli strumenti giuridico-amministrativi che servono per realizzare lo scopo.

Con la delibera del Commissario ad ACTA, più che nuove destinazioni vengono, di fatto, create nuove zonizzazioni ad personam con l’imposizione di strumenti attuativi (PUA e piano di lottizzazione convenzionato), peraltro non previsti dal PRG per quella tipologia di lotti (che hanno una superficie minore di 8000 mq) con una particolare e puntualissima regolamentazione dei futuri insediamenti edilizi che va ben oltre la mera ridefinizione della destinazione urbanistica. Ancora, in poche parole, travestita da variante al PRG, si attua una ridefinizione dell’identità di aree che devono servire, evidentemente, a realizzare gli interessi economici e speculativi di alcune persone, di alcuni imprenditori ben definiti.

Se poi questo tipo di impostazione, questo tipo di valutazione dei fatti, arriverà fino al punto di trovare uno o più progetti già confezionati e pronti all’uso, si vedrà. L’idea che ci siamo fatti noi è proprio questa.

Si parla insistentemente di riunioni tra tecnici del comune e imprenditori privati. Si parla di un ritorno di fiamma da parte dell’attuale presidente del consiglio comunale Feola, per la causa degli imprenditori di Ramicaf, da lui legittimamente stimati e altamente considerati, sin dai tempi in cui, nei primi anni della precedente amministrazione, ne parlava all’allora dirigente Franco Biondi.

Siamo un pò stanchi di richiamare, per l’ennesima volta, l’attenzione del sindaco Antonio Mirra e dei dirigenti del Comune di Santa Maria Capua Vetere sui profili di illegittimità della variante, attuata con i poteri sussidiari della Provincia, in caso di vincoli conformativi che non sono, a nostro avviso, lo ripetiamo per l’ennesima volta, decaduti. Ma d’altronde, stanchi o non stanchi, questo ci tocca, questo tocca ad un giornale che ritiene di operare ogni giorno per la difesa intransigente del diritto e della legalità.

Continuiamo a non comprendere il totale disinteresse del Comune di Santa Maria Capua Vetere per la tutela del suo territorio e della vivibilità cittadina.

Ricordiamo che in un caso simile, il sindaco di Maddaloni ha impugnato l’atto di nomina del Commissario ad Acta, sia per tutelare il territorio comunale ma anche i poteri del Consiglio Comunale.

A causa della osticità della materia urbanistica, ci sembra opportuno approfondire dettagliatamente la questione in articoli che già abbiamo messo in cantiere per i prossimi giorni. Questo perché, ribadiamo, riteniamo questo atto di determinazione della volontà del commissario, molto poco convincente e viziato da profili di illegittimità che abbiamo spiegato, al di la delle ragioni nostre o di quelle della signora Clara Mariconda, con assoluto rispetto dei principi e delle ragioni della continenza dialettica.

Non dubitiamo, fino a prova contraria, che la Mariconda sia in buona fede, ma allo stesso tempo riteniamo che prevarichi nettamente i suoi poteri.

CLICCA QUI PER LEGGERE LA DELIBERAZIONE DEL COMMISSARIO AD ACTA