S.MARIA C.V. Lo dicevamo l’anno scorso, e lo diciamo ora: la speculazione all’ex consorzio agrario è una porcata illegittima. I consiglieri, se hanno un minimo di dignità politica, non la dovrebbero votare
31 Luglio 2019 - 15:10
SANTA MARIA CAPUA VETERE – (g.g.) L’altra sera, commentando l’esito, anzi, il non esito della seduta del consiglio comunale, mandata deserta da una maggioranza afflitta da molti problemi, ma anche da una minoranza, la quale colpevolmente, tradisce almeno per quanto concerne l’80% dei suoi componenti, il mandato popolare, assentandosi e non svolgendo il proprio lavoro, cioè quello dell’opposizione ci siamo anche lasciati andare a qualche battuta, giusto per non appesantire più di tanto lo scritto che trattava fondamentalmente di temi complessi, seppur molto importanti, in quanto riguardanti il quattrino, quello pesante, e l’identità delle tasche in cui questo va a riporsi placidamente.
Sulla vicenda di questo permesso a costruire convenzionato, relativo all’area dell’ex consorzio agrario, che torna in consiglio comunale nella seconda convocazione di stasera, è opportuno riavvolgere il nastro dei nostri articoli, che hanno testimoniato l’impegno civile e morale, ancor prima di quello professionale, che questo giornale ha sempre espresso una lotta dura, spesso vana, ma mai doma, contro le speculazioni, il saccheggio del territorio…insomma, ci siamo capiti.
Allora, cosa vuole fare Nicola Leone, super assessore ai lavori pubblici e all’urbanistica. Perchè, proprio per semplificare, è inutile girarci intorno. E’ lui che sta spingendo perchè quell’area ospiti un centro commerciale. Lo sta facendo senza cautela alcuna visto che il suo ingegnere di fiducia, in pratica una protesi dell’assessore, cioè Gaetano Capitelli, è stato assoldato dai privati che dovrebbero costruire un supermercato, quale progettista.
Attenzione, il mal tolto tra Nicola Leone e Gaetano Capitelli non è un’indiscrezione nè peggio ancora, un’illazione. Il professionista è stato proposto, come tutti sanno nella maggioranza, proprio da Nicola Leone per rappresentarlo all’interno di organismi comunali, destinati a svolgere azioni di controllo e anche di potestà autorizzativa, proprio in materia urbanistico-edilizia.
Se qualcuno vuole accomodarsi a smentire questa nostra affermazione, si accomodi pure, così ci darà il destro per raccontare altre storie.
Stabiliti dei punti fermi e cioè che questo “è un caso” che interessa solo all’assessore Leone e che Leone ha la forza di imporre politicamente al sindaco Antonio Mirra, che dovrebbe cominciare a riflettere su queste cose, occupiamoci del merito. Interventi in zona G, cioè commerciale che vanno al di la, in termini di uso della superficie, degli 8mila metri quadrati devono passare per la procedura più impegnativa e molto più controllata del cosiddetto Pua, cioè Piano Urbanistico di Attuazione, dove per attuazione ci si riferisce al piano regolatore generale.
Siccome a Santa Maria Capua Vetere l’idea di andare per la strada maestra e trasparente tracciata nel solco dello strumento urbanistico vigente, è una roba che non appartiene culturalmente a quelli che devono fare il soldo e lo vogliono fare presto. Oggi, come ieri, si mettono all’opera gli stregoni della norma aggira prg. Il rito voodoo consumato ai danni del Piano Regolatore, che sarà anche vecchissimo, ma è per diritto quello vigente, è costituito attraverso le formule, non certo brillanti nella loro articolazione di contenuto, e sicuramente aperte, troppo aperte al rimodellamento giurisprudenziale, dell’articolo 28 bis della legge 380 del 2001, meglio nota come testo unico edilizia (CLICCA QUI PER LEGGERE QUESTO ARTICOLO NELLA SUA FORMULAZIONE COMPLETA).
Viene stabilito che qualora le esigenze di urbanizzazione possano essere soddisfatte con una modalità semplificata, è possibile il rilascio di un permesso di costruire convenzionato. Insomma, il legislatore ha messo a disposizione questo strumento che rappresenta un’eccezione rispetto alla procedura ordinaria del PUA, condizionandone l’utilizzo all’esistenza di uno stato delle cose precisamente incardinato nella centralità delle opere di urbanizzazione.
Siamo d’accordo che l’articolo 28 bis abbia un fondamento di questo genere, che focalizzi la sua attenzione sul raggiungimento degli obiettivi in termini di urbanizzazione, al punto da offrire agli enti territoriali questa procedura semplificata del permesso in convenzione?
Chi non è d’accordo, è in malafede. Perchè è vero che dentro a questi permessi a costruire ci sono, come pure precisa l’articolo 28 bis, “i diritti edificatori”, ma il motivo per cui si attribuisce al consiglio comunale la possibilità di approvare una convenzione con il privato, condizione necessaria per dare il via libera al permesso a costruire, risiede proprio nella constatazione, nella presa d’atto, da parte del massimo organo rappresentativo della città, che le dinamiche relative alle attività di urbanizzazione e dunque di supremo interesse pubblico, sono pari da rendere utile l’attuazione di questa procedura semplificata.
Lo diciamo per la terza volta: il 28 bis esiste perchè viene messo al servizio dell’interesse pubblico, al servizio della causa delle opere di urbanizzazione e non il contrario, come stanno facendo Nicola Leone e i vari stregoni dell’ufficio tecnico comunale. A guardare il progetto, salvo quella schifezza di strada, di cui stiamo parlando da un anno, non c’è una sola altra opera di urbanizzazione a riempire il contenuto della convenzione.
Ora, può una stradina, nell’ambito di un intervento edilizio di migliaia e migliaia di metri cubi, rappresentare quell’elemento per il quale si sviluppa un interesse pubblico tale da giustificare l’utilizzo dell’articolo 28 bis? Assolutamente no, secondo noi. Perciò questa è una schifezza. Lo sarà stasera quando il consiglio comunale la voterà, come lo era un anno fa, quando abbiamo cominciato a scriverci sopra.
Secondo punto: l’ingegnere Gaetano Capitelli ha detto che il piano regolatore generale vigente, soprattutto nella sua esplicitazione cartografica (è chiaro che quando vai a fotocopiare e a ingrandire una parte, si crea un effetto sgranatura, uno sfasamento che cambia i parametri di definizione geometrica), non è ormai in grado di dare delle certezze sulla misura di utilizzo della superficie. Attraverso ragionamenti geometrico-contemplativi, questo ennesimo Capitelli di Santa Maria ha provato a demolire le tesi espresse nei mesi scorsi in commissione dal consigliere comunale del Pd, Umberto Pappadia.
Un’alterazione legata al fatto che non si parte dalla versione originale del Prg ma da sue riproduzioni che ne hanno alterato la scala, diventa, per il Capitelli di turno, un’arma per cominciare a fare un giochino della sovrapposizione di curvatura sulla superficie, in base a un lato più grande rispetto a quello che risulta dalle tavole fotocopiate di un piano. Un ragionamento, una sorta di espediente atto a creare confusione a finalizzare il tutto ad ottenere una somma, che non fa il totale, ma che è esattamente la somma dei metri cubi che il privato, cioè il datore di lavoro Gaetano Capitelli, a sua volta protesi tecnica di Nicola Leone, desidera.
La realtà è che chi ha disegnato a suo tempo gli edifici ha potuto sbagliare di qualche millimetro, ciò non significa che si possa uscire dal lotto, che, al di la della sua forma geometrica, della lunghezza, dei lati, delle sbracature, più o meno compensabili, ha una sua misura stabilita, sacramentata impressa a lettere di fuoco nel piano regolatore generale vigente che rappresenta lo strumento normativo che disciplina la materia, al di la delle stravaganze e delle interpretazioni.
La superficie di questo lotto è di 10.922 metri quadrati. Ora, ci può essere sulla carta un millimetro in più da un lato compensato da un millimetro in meno dall’altro lato, ma tu non potrai mai uscire di un solo centimetro al di la dei 10.922 metri quadrati.
Già questo basterebbe a consiglieri comunali che abbiano un minimo di visione indipendente delle cose, a bloccare l’operazione. Perchè una cosa è il vincolo di maggioranza, altra cosa se il sindaco e il suo super assessore li vogliono costringere a votare roba di dubbia, molto dubbia legittimità.
Basterebbe solo questo. Ma il problema non è solo questo, perchè nelle ultime ore, lavorando un pò di ripasso sul piano regolatore generale, abbiamo scoperto una cosa nuova su questo lotto. Ve la racconteremo un’oretta prima dell’inizio della seduta consiliare.