SCANDALO alla REGIONE CAMPANIA: la Procura apre un’indagine sui TAMPONI “TUTTI FRUTTI” all’essenza di Fico e Limone

6 Aprile 2020 - 12:14

Il (quasi) plauso alla giornalista di Repubblica Concita Sannino. Quante volte avete letto in questi giorni che i dati dell’istituto zooprofilattico erano anomali? Per analizzarli utilizzato un laboratorio privato dal giorno successivo alla firma di un contratto da 750mila euro relativo ad una gara su Terra dei fuochi, vinta a dicembre

CHI E’ ANTONIO LIMONE. CLIKKA QUI PARTE PRIMA 

CHI E’ ANTONIO LIMONE. CLIKKA PARTE SECONDA

CASERTA (Gianluigi Guarino) Noi vorremmo plaudire alla bravura di Concita Sannino, storica cronista della redazione napoletana de La Repubblica e vorremmo anche applaudirla per aver dato soddisfazione, con i due articoli, pubblicati ieri nel sito e nell’edizione cartacea, alle nostre battiglie che durano da anni, sul modo con cui viene guidato l’istituto zooprofilattico di Portici (la Procura della repubblica di Napoli ha aperto un fascicolo sull’analisi dei tamponi), braccio operativo della Regione per tutta la filiera veterinaria, dall’immarcescibile, insostituibile presidente Antonio Limone. 

Un tipo, la cui esperienza ci ricorda un pò, seppur inserita in un contesto profondamente diverso, quella di John Edgar Hoover, il creatore della Fbi, nel format che noi conosciamo ancora oggi.

Per 50 anni, da capo della polizia nazionale del Federal Bureau of Investigation, schedò tutta l’America ma, soprattutto, raccolse informazioni su ogni uomo politico di rilievo, su tutti i maggiori imprenditori, naturalmente su tutti i gangster di grido dal 1935 in poi e nessuno osò mai mettere in discussione la sua posizione, pur stando sulle scatole un pò a tutti, specialmente ai presidenti democratici.

A partire dai fratelli Kennedy, che, su consiglio del padre, il patriarca Joe, dovettero sopportarlo. Si disse che Nixon, quando fu costretto a dimettersi per lo scandalo Watergate, pronunciò la seguente frase, parlando della recentissima morte di Hoover, avvenuta nel 1972 da vero regnante visto che quando se ne andò lo fece da direttore dell’Fbi, capace di attraversare le stagioni di Roosevelt, di Truman, Eisenhower, dei Kennedy, appunto, di Lindon Johnson e poi proprio dello stesso Nixon: “Se Hoover fosse stato ancora vivo, questa storia non sarebbe finita così.“.

Si sa, la peggiore controindicazione ai baronati, dei feudi vita natural durante, è proprio questa: tu diventi potentissimo, perchè hai avuto a che fare con tutti, e di tutti sai tutto. 

Non sappiamo se per la lunghissima esperienza di Antonio Limone a capo dell’istituto zooprofilattico valga la stessa regola aurea; fatto sta che Vincenzo De Luca, il quale si è proposto come un presidente autenticamente governatore, salvo poi deludere molti tra cui il sottoscritto, che, credendogli, lo avevano votato, l’ha tenuto lì come hanno fatto i suoi predecessori. proprio alla maniera di John Edgar Hoover.

Dunque, dicevamo Concita Sannino merita il nostro plauso. Si tratta di una giornalista indubbiamente capace, brava a tessere molte tele relazionali in contesti piuttosto compositi e diversi tra di loro, come solo un ottimo cronista sa fare. Relazioni che le consentono di tirar fuori storie interessantissime come questa.

L’applauso, invece, non glielo facciamo ancora. Perchè tra l’articolo di ieri e quello di stamattina, non è che si sia capito granchè della sequenza degli atti amministrativi, la cui semplice acquisizione cognitiva, da parte di chi legge, avrebbe dato ancor più forza e ancor più sostanza a quel clima di intrigo e di inquacchio che aleggia chiaramente e giustificatamente nello scritto della Sannino.

 

Antonio Limone è una nostra vecchia conoscenza. Giusto per gradire, vi abbiamo favorito in testa a questo articolo, un pò di lavori videomuniti, che gli abbiamo dedicato lo scorso autunno-inverno su una vicenda molto oscura, relativa agli abbattimenti di un migliaio di capi bufalini, afflitti da malattie, diagnosticate dai veterinari dell’asl di Caserta, senza rispettare la procedura del “contraddittorio”, prevista espressamente dalle leggi europee. 

Quindi, noi abbiamo già visto e detto tutto dell’istituto zooprofilattico. E, non a caso, quando ci siamo imbattuti ancora una volta, nelle ultime settimane, nel nome di questa istituzione, comparso in mezzo a quelli degli ospedali chiamati ad analizzare i tamponi del covid-19, abbiamo immediatamente alzato le antenne. Conosciamo, per averli raccontati, i metodi di lavoro del presidente Limone e l’esperienza ci dice che, quando un soggetto, così immedesimato nella gestione di un ente pubblico, ha un metodo, questo diventa un tutt’uno con la persona stessa, assumendo dunque la guida di ognuna delle sue azioni, configurandoci come un vero e proprio more solito.

Ancor più alte le antenne le abbiamo issate, leggendo il numero enorme di tamponi, licenziati ogni giorno dall’istituto. I nostri tanti lettori che hanno incrociato i “Microscopi Coronavirus” di CasertaCe e NapoliCe, lo possono tranquillamente testimoniare. Ogni giorno, abbiamo scritto che quei dati erano sospetti.

Ora, grazie al lavoro di Concita Sannino, quella nostra idea, basata su esperienze cognitive del passato, ha trovato un fondamento più solido.

Quei tamponi, licenziati a migliaia, non erano effettuati, in pratica dall’istituto zooprofilattico, ma nei locali e soprattutto con le attrezzature di un centro privato di analisi di Casalnuovo, l’Ames, titolare, un tal Antonio Fico, che, insieme al…Limone, fa quello che avete letto nel titolo.

Una cosa alla buona. Senza l’autorizzazione, senza la certificazione dell’ospedale Cotugno che, invece, l’ha fornita a tutti gli altri nosocomi incaricati di analizzare i tamponi.

Repubblica ha spremuto sia il Fico che il Limone. Seppur con ricostruzioni un pò discordanti, entrambi fanno emergere l’elemento della gratuità del servizio messo a disposizione dall’Ames. Limone, di fronte al rilievo sulla irregolarità della procedura utilizzata, ha così risposto: “In tempo di Covid, cos’è nella norma?“.

Ecco qua, un altro che si è dichiarato un personalissimo Stato di Emergenza a casa sua. D’altronde, con un riferimento come De Luca, che sta ogni giorno interpretando il proprio ruolo come quello di un secessionista rispetto alle leggi dello stato, te lo puoi anche aspettare.

Il fatto è che Antonio Limone, ben conosceva, ammazza e se lo conosceva, l’Ames e Antonio Fico. Nel dicembre scorso, questo laboratorio di Casalnuovo si era aggiudicato una gara di circa 750mila euro per le analisi su campioni riguardanti Terra dei fuochi. E, probabilmente, non era neppure la prima volta che Ames si aggiudicava queste lucrosissime commesse, visto che Antonio Limone ha dichiarato che la collaborazione tra l’istituto e questo laboratorio di Casalnuovo, è datata, aggiungendo “che loro sono bravissimi“. Sicuramente sono bravissimi, aggiungiamo noi, a vincere le gare. E su questo non ci piove.

Lo scorso 25 marzo, cioè in piena emergenza coronavirus, è stato firmato il contratto relativo alla gara in questione. Cioè, da quel momento, Antonio Fico ha avuto la certezza dell’incasso dei 750mila euro. E, ora, uno “scooppino” lo facciamo noi. Indovinate un pò da quando sono comparsi i dati dell’istituto zooprofilattico nei report serali della Regione? Combinazione, il 26 marzo, cioè il giorno dopo la firma del contratto, con buona pace del signor Antonio Limone che usa l’argomento della deroga alle regole per fronteggiare uno stato di emergenza gravissimo ed imprevisto.

Beh, signor Limone, l’emergenza era iniziata già da un mese e quel 26 marzo sa tanto di cosa freddamente e razionalmente programmata, e non di una necessità cogente che può portare anche ad una moratoria delle regole.

Per quanto riguarda il signor Fico, siccome lei ha detto che è stato mosso da uno spirito filantropico, fondato sulla gratuità, poteva anche iniziare prima. Anzi, le dirò di più, mettendomi un pò nei panni dell’imprenditore che ha tutto il diritto di non essere sensibile al bene comune: lei la gara l’aveva vinta a dicembre. Dunque, si sarebbe potuto fidare sulla parola per esprimere un pò di beneficienza. Invece, forse conoscendo gli attori della scena, ha applicato il vecchio detto napoletano “qui la pezza e qui il sapone“, cioè ospito il personale dell’istituto, così, proforma, visto che i tamponi li analizzo a casa mia e con i miei macchinari, ma solo dopo la firma del contratto.

Beh, di filantropia non se ne scorge granchè.

Ora dobbiamo solamente capire una cosa, perchè, forse per nostro limite, non siamo riusciti a comprenderlo dall’articolo dell’ottima Sannino: la gara pubblicata sul sito Soresa della Regione Campania, solo per 22 ore, così furtivamente e aggiudicata da una commissione, convocata ad horas, di sabato e non comprendente un componente indicato dall’ospedale delle malattie infettive Cotugno, cosa ha riguardato precisamente?

Magari tra qualche minuto ve lo diremo.