SCANDALO COVID. 73enne “negativizzato” muore nell’ospedale Melorio di S.MARIA “solo come un cane” con i figli disperati che non sapevano neanche dove fosse ricoverato

2 Giugno 2021 - 11:42

Hanno allertato i carabinieri, era stato trovato un posto letto, poi….

 

RECALE – (g.g.) Chi può dire se la morte del 73enne Giuseppe Atria di Recale sia stata causata da errori, omissioni e ritardi in quello che doveva essere un normale trasferimento da un ospedale Covid, cioè il Melorio di Santa Maria Capua Vetere, ad una struttura sanitaria “ordinaria”, in cui l’uomo avrebbe dovuto continuare a curare la sua polmonite interstiziale, conseguenza di un Covid ormai debellato, visto che gli ultimi 3 tamponi erano risultati tutti negativi o se, invece, il fatale epilogo sia stato un fatto ineluttabile?

Probabilmente questa risposta la potranno dare i carabinieri che ne hanno seguito direttamente l’epilogo e che ora stanno lavorando all’accertamento dei fatti. La necessità di questo trasferimento fuori da una struttura dedicata Covid ha attivato le procedure ordinarie, con le quali il servizio del 118 si è immediatamente messo alla ricerca di un posto letto libero in una struttura sanitaria pubblica della Campania, dove il 73enne potesse continuare ad essere assistito con l’ausilio di un respiratore, proseguendo le cure in terapia sub intensiva che stava facendo a Santa Maria Capua Vetere e che potesse mano mano farlo guarire o rendere almeno migliori le sue condizioni di salute, rese precarie, complicate dalla polmonite, diretta conseguenza, come detto, del Covid.

In effetti questo posto letto era stato trovato con grande capacità da parte del personale del 118 nei nosocomi di Ariano Irpino e di Sarno. Tutto ciò avveniva mentre i figli della 73enne non riuscivano assolutamente a capire più dove si trovaasse il padre, visto che questi non rispondeva da ore al telefono. Un rapido giro di consultazioni e grande concitazione.

Alla fine il personale sanitario ha scoperto purtroppo che il 73enne era deceduto senza essersi mai mosso dall’ ospedale Melorio e, fatto ancora più straziante, la sua morte avveniva senza che i figli fossero messi al corrente e costringendoli, addirittura, a far intervenire i carabinieri per capire dove si trovasse il padre.

L’ennesima brutta pagina della sanità casertana. Un fatto che denota, al di là del dato specifico e senza entrare nel merito dei motivi clinici che hanno determinato il decesso del paziente, l’estrema superficialità, la disorganizzazione totale di un’ ASL di Caserta che, ancora una volta, com’è capitato spessissimo in questa vicenda del covid, lunga ormai 15 mesi, ha dato il peggio di sé. Un peggio che non sorprende certo noi di Casertace, perché da anni anni sappiamo bene, dato che li raccontiamo quotidianamente, come funzionino le cose in quegli uffici, dove, al di là di qualche operazione, di qualche iniziativa di facciata, impera un vero e proprio sistema, che finalizza ogni singolo minuto delle giornate di chi ne fa parte, purtroppo il 90 per cento di chi nell’ Asl di Caserta ci lavora a vario titolo, ad una mera conservazione del potere fine a se stesso, piccolo o grande che sia e da un mero orientamento familistico – clientelare di tantissime energie finanziarie, che provengono, purtroppo, dalle casse pubbliche, quindi dalle tasche dei cittadini – contribuenti.