SCUOLE CHIUSE FINO AL 3 NOVEMBRE. Benvenuto, Francesco Apperti: da una sua seria analisi da ingegnere e funzionario della scuola emerge la follia totale del provvedimento di Vincenzo De Luca, lo sceriffo narciso

17 Ottobre 2020 - 11:01

CASERTA – Il buon Francesco Apperti, consigliere comunale del gruppo Speranza per Caserta, in verità, aggiungiamo noi, sempre più vana, affronta, con un scritto, pubblicato sul suo profilo Facebook, la questione della contestatissima ordinanza del governatore della Campania Vincenzo De Luca, il quale al solo scopo di tenere il suo nome in prima pagina (ma ripetiamo è il nostro punto di vista), ha chiuso le scuole considerandole una sorta di epicentro del contagio da Coronavirus.

Nella prima parte nel suo intervento, Apperti, ripropone, pressoché pedissequamente, i contenuti dell’articolo da noi pubblicato nella giornata di ieri (clicca qui per leggere). Nella seconda parte compie una valutazione frutto di calcoli aritmetici, che a nostro avviso rappresentano un contributo interessante alla corretta comprensione dei fatti, in modo da sfuggire dalla cappa pesantissima di un conformismo della comunicazione (chi l’ha detto che l’avvento dei social avrebbe reso tutti più liberi, costituendo un antidoto per la disinformazione dolosa o colposa!).

Cosa scrive in pratica Apperti: da ingegnere qual è e da funzionario dell’ufficio scolastico provinciale di Caserta, prendendosi delle più che legittime licenze di valutazione, derivate anche dal ruolo di politico che esercita, calcola prima di tutto l’incidenza dei 670mila tra alunni e professori delle province di Napoli e Caserta sulla popolazione complessiva di queste due aree geografiche pari circa 4milioni. Viene fuori una percentuale pari al 16,59%. Una struttura numerica che rappresenta il punto di riferimento indiscutibile del ragionamento dell’elaborazione successiva.

 

Apperti calcola il numero complessivo dei contagiati dal 24 settembre al 15 ottobre, cioè appartenenti all’intervallo che separa il giorno di apertura dell’anno scolastico alla fatidica data di giovedì, quella cioè in cui il governatore Vincenzo De Luca ha firmato la sua ordinanza. Sono risultati positivi al covid 19 nelle province di Napoli e Caserta 9132 persone.
Questo numero è utile ad essere confrontato con quello dei contagiati nelle strutture scolastiche che sono 541 tra alunni e docenti. Questa divisione produce un quoziente da cui si estrae la percentuale del 5.92%, che è esattamente il contributo, la quota parte proveniente dall’interno delle scuole nella struttura complessiva del contagio delle province di Napoli e Caserta tra il 24 settembre e il 15 ottobre. Ora se la percentuale di alunni e docenti rispetto alla popolazione residente in Campania è pari, come Apperti e come noi abbiamo riportato, al 16,59%, esiste un numero indice semplicissimo, banalissimo, roba, come dice giustamente l’ingegnere casertano, da statistica spicciola, il quale non comunica (quelle sono le parole dei politici come De Luca), bensì sancisce, con i poteri assoluti e indiscutibili della scienza esatta (capito De Luca? scienza esatta), che l’incidenza della scuola della sua popolazione sull’incremento del virus, delle due province, è nettamente inferiore, alla percentuale che i soggetti scolastici rappresentano nella grandezza demografica complessiva. In sostanza alunni e professori esistono come cittadini di Napoli e Caserta e di queste province rappresentano il 16% in termini di cittadinanza. Diversamente, la stessa quota parte della popolazione, cioè lo stesso 16.59% si configura, in un altro universo statistico, cioè quello dei contagiati con una percentuale del 5,92% cioè di 1/3.

Il brillante intervento di Francesco Apperti, dimostra ancora una volta che il problema della nostra crescita socio-economica è solo e solamente di carattere culturale. Perché se qui ci fosse anche una sottospecie di cittadino, valutazioni come queste lo indurrebbero a prendere a calci il Governatore della Campania, non ad attribuirgli un plebiscito, sinistramente sovrapponibile ad un plebiscito dell’ignoranza. Qui bisognerebbe veramente fare la rivoluzione, perché non è possibile essere ostaggi di una necessità psichica, ancor prima che psicologica.
Ma questo è. Ci vorrebbero i missionari che da secoli operano per lo sviluppo dei popoli più svantaggiati. I missionari che hanno lavorato in Africa e non i gesuiti di Padre Matteo Ricci, che in Cina trovarono una grande civiltà e che di fronte alla nostra popolazione indigena avrebbero alzato immediatamente bandiera bianca abbassando il crocefisso.