«… sei un morto che cammina». Minacce di morte a ex consigliere comunale

13 Gennaio 2025 - 11:00

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Si vide arrivare a casa una lingua di bue mozzata e dei proiettili. Per lui intervenne il senatore Novi

TEANO / CALVI RISORTA (Elio Zanni) – Una bara formato ridotto e una scritta con caratteri rintagliati da riviste e giornali e poi incollati su un foglio di carta: «… sei un morto che cammina». Questa la più che esplicita minaccia di morte rinvenuta da un ex consigliere comunale all’ingresso della sua residenza di campagna ubicata in via Casilina, località Consolata, a Teano. I fatti si riferiscono ad appena il 31 dicembre del 2024. L’ex consigliere, spaventatissimo, chiese aiuto alle forze dell’ordine e sul posto giunsero i carabinieri della stazione di Teano, agli ordini del comandante Salvatore Canelli. A finire nel mirino d’ignoti mascalzoni è Vito Taffuri, noto ideatore del «Premio nazionale Legalità e Sicurezza pubblica», ex consigliere di minoranza a Calvi Risorta, comune sciolto – si ricorda e si sottolinea – per infiltrazioni mafiose.

Ma la minaccia di morte ricevuta a Teano da Taffuri (impegnato in politica e corrispondente giornalistico), è solo l’ultimo in ordine di tempo dei tanti episodi minatori subiti pressoché in silenzio nel corso degli ultimi 20anni. Fattacci che altrove avrebbero fatto scalpore, sollevando chissà quali polveroni mediatici, ma che nell’ovattato ambiente provinciale della piccola Calvi Risorta, rischiano di essere considerati «parva res», cosa da nulla.

Tanto che, chi ritiene di conosce bene i fatti si chiede anche se le Istituzioni siano state compiutamente informate di quanto accaduto e accade a Calvi Risorta? Ci si chiede se vi sia, ai livelli decisionali, piena consapevolezza dei rischi ai quali è attualmente esposto Taffuri o chiunque altro al suo pari decidesse di non voltarsi dall’altra parte di fronte a reali o presunte ingiustizie, nefandezze, illegalità. Una consapevolezza che può nascere solo mettendo in fila le tessere del mosaico di tutte le denunce e gli atti intimidatori noti, verbalizzati. Circostanze e nomi custoditi in pesanti faldoni nella caserma dei carabinieri di Calvi Risorta, retta oggi dal comandante Maresciallo maggiore Rosario

Monaco e presso la Prefettura di Caserta, a disposizione della dottoressa Lucia Volpe. Dunque, fatti tracciati, cristallizzati, dai quali è possibile coglie un livello crescente della «qualità» delle azioni poste in essere e di pericolosità delle possibili conseguenze.

I primi segnali di pericolo per Taffuri arrivarono nel periodo in cui collaborava con un giornale cartaceo casertano. Tra il 2004 e il 2008. Lui parla di politica locale, lavori pubblici, appalti? Nello stesso periodo (si precisa la mera coincidenza temporale) riceve minacce e intimidazioni da esponenti dei clan malavitosi. I diretti interessati delle sue uscite giornalistiche, invece, lo ritengono un millantatore e lo querelano per diffamazione. Querele che però si ritorcono contro gli stessi querelanti, che rimediano condanne fino a ben 4 mesi di reclusione; pena sospesa.

«Anche i buoni possono diventare tanto cattivi»

Agosto 2005, un affiliato del clan Schiavone, gli intima di non scrivere articoli che trattano di politica. Scatta la solita denuncia dei fatti ai Carabinieri. Taffuri non molla e l’anno dopo, 2005, compare in città un volantino anonimo contenente frasi ingiuriose e una minaccia: «Anche i buoni possono diventare tanto cattivi». Peggio ancora, quando uno sconosciuto lo avvicina in strada. Un presunto affiliato di un clan malavitoso gli intima, per la seconda volta, di non occuparsi più del comune di Calvi Risorta, sostenendo di essersi personalmente impegnato per dissuadere alcuni soggetti, giunti dal vicino comune di Sessa Aurunca per dargli una lezione. Il gioco si allarga e si fa pesante. Taffuri informa anche la Direzione Nazionale Antimafia. Intanto, lascia la carta stampata, che pavidamente stenta a pubblicarlo. e apre un suo personalissimo sito internet. Peggio che andar di notte.

Una lingua di bue mozzata e proiettili. Interviene Novi.

La sua visibilità aumenta, assieme ai guai. Si registra un’escalation intimidatoria: gli viene recapitata una lingua di bue mozzata, seguono una lunga serie di lettere minatorie e di buste con proiettiliIl 4 luglio 2007 il senatore Emiddio Novi presenta un’interrogazione parlamentare e a Taffuri viene assegnato un servizio di vigilanza radiocollegata presso la sua abitazione. Le minacce in quel periodo coinvolgono anche i suoi familiari. Da osservatore esterno e critico di certa politica intuisce che avvicinandosi il più possibile alla stanza dei bottoni della macchina amministrativa comunale ne potrà meglio capire i meccanismi e acquisire materiale utile a condurre la sua azione di denuncia di quelle che ritiene essere inaccettabili stranezze nella gestione della Cosa pubblica.

Così, nel 2022, decide di candidarsi alla carica di sindaco della città di Calvi Risorta, riuscendo ad essere eletto capogruppo della minoranza. Da quella posizione gli pare tutto più chiaro. Tanto che per i due anni successivi continua a denunciare quelle che indica ora come leggerezze, dimenticanze, stranezze amministrative e sprechi di denaro pubblico. Nella casa comunale si susseguono interrogazioni, interpellanze su argomenti ritenuti urticanti. Fa politica anche per strada, nei luoghi di ritrovo spiega a più persone i suoi intenti di pulizia e il suo spiccato senso della denuncia pubblica di fatti e misfatti locali.

Le autorità la sicurezza di chi non tace e i tanti fatti da chiarire

Ebbene, anche stavolta, mentre amministra, coincidenza temporale vuole che Taffuri formuli ben 5 denunce per il reato previsto dall’art. 612 Cp (minacce). Fino al 6 marzo del 2023, quando deposita una lettera riservata e personale al Prefetto con elementi capaci di far partire indagini amministrative, con ipotesi di reati penali e contabili. Le stesse indagini che il 19 gennaio 2024 porteranno all’insediamento della commissione di accesso e poi, il 26 luglio 2024, allo scioglimento del Consiglio comunale di Calvi Risorta. La storia di Taffuri è un esempio emblematico delle difficoltà che incontrano i giornalisti e gli attivisti politici che cercano di denunciare le illegalità e le mafie in piccoli centri ma si sentono poco o per niente sicuri e protetti. Per questo le autorità competenti sono chiamate a fare luce su questi fatti, a fugare in tutti i sensi ogni tipo di sospetto e nel frattempo a garantire la sicurezza di Taffuri e di tutti i cittadini che rivendicano libertà di parola e di fronte certe cose non si girano dall’altra parte.