Speculazioni nel MACRICO? Comune di Caserta e Curia coalizzati per il grande progetto edilizio

14 Settembre 2023 - 17:08

La città ridotta ad un cumulo confuso di cemento.

CASERTA (pasman)  Si mette decisamente male per il destino del Macrico. Almeno per quelli che lo vorrebbero come parco naturale della città, innanzitutto (et ego me) lo storico comitato Macrico Verde, che da oltre vent’anni, in rappresentanza di migliaia di casertani riuniti in associazioni di diverse sensibilità, si spende per questo scopo.

La questione, in verità, è molto semplice. A causa di una spudorata ed inarginata speculazione edilizia – caterve di avvedute denunzie pubbliche non hanno smosso negli anni nessuna autorità, né giudiziaria né amministrative   che fossero –, il capoluogo è ridotto ad un cumulo confuso di cemento. Con l’ultimo anno, in particolare, in cui si è arrivati all’impensabile con abbattimenti nel pieno centro storico. In conseguenza, la vegetazione urbana consiste di pochi e miseri giardinetti, nonostante siano censiti, secondo gli insignificanti parametri comunali, addirittura come ville, in cui dominano i laterizi – pagati persino a peso d’oro – piuttosto che prati ed alberi. In questo scenario, è naturale che da anni la cittadinanza agogni un parco di verde pubblico integrale, come quelli persino centenari che esistono altrove in città grandi e piccole degne di questo nome.

Sta accadendo, ora, che comune di Caserta e Curia vescovile si trovino coalizzati per un vero e proprio nonché vasto programma edilizio da realizzare all’interno dell’area.

Per vero, gli amministratori locali, senza distinzione di orientamento politico ed accomunati dagli stessi interessi, hanno sempre puntato a piegare il terreno ai progetti più improbabili e salati, nel mito della spesa pubblica, più spesso parassitaria. Ricordiamo di quando si è parlato di crearvi, di volta in volta, un centro di ricerca spaziale, un lago, alloggi universitari per centinaia di residenti, ecc., ecc. ., quanto di più lontano alla natura ed alla cultura del luogo.

Da parte sua, la chiesa, proprietaria del terreno, dopo decenni di tentennamenti non riuscendo ad alienarlo ad un prezzo equo, ha trovato una soluzione nella costituzione della Fondazione Casa Fratelli Tutti. Ente di diritto ecclesiastico, questo, che, mediante l’accesso a fondi pubblici speciali e virando completamente la rotta attendistica, intende costruire tutta una serie di edifici e strutture da destinare asseritamente a funzioni sociali. Quali, quanti e come saranno è ancora in mente dei. Qualcosa se ne saprà a fine mese, quando, come è stato annunciato, sarà presentato un progetto di dettaglio.

Sta di fatto che di qualunque tipo di progetto si tratterà, se così orientato, si cadrà in almeno due degenerazioni. Quella di tradire la volontà profetica del vescovo emerito Raffaele Nogaro, che intendeva cedere il fondo alla comunità casertana perché avesse finalmente un parco pubblico di verde integrale. E di spezzare la molta parte della cittadinanza che si riconosce nel comitato Macrico Verde e che si è espressa con ampia partecipazione alle sue iniziative di questi lunghi anni.

IL RIDERISSIMO CONSIGLIO COMUNALE DEL 4 LUGLIO

In occasione della pantomima del consiglio comunale monotematico del 4 luglio scorso sulla petizione per la destinazione urbanistica F2 di inedificabilità assoluta del Macrico, al sindaco Marino non sarà parso vero di accodarsi ai progetti della Curia, la quale si è decisa a lottizzare l’area esattamente come lui ha sempre tentato di fare senza riuscirvi.

Dicevamo pantomima non a caso, sia per l’andamento generale che per la sterile conclusione. E sia, ancora, pensando al fatto che il presidente dell’assemblea municipale intendeva persino impedire l’intervento dei promotori della petizione schermendosi con le norme dello statuto comunale. Con rigorismo evidentemente ritrovato, avendo portato la petizione alla discussione d’aula dopo oltre un anno dalla sua presentazione anziché entro i 30 giorni, come era tenuto a fare.

Tornando al sindaco nel suo intervento in assemblea, accadeva che baldanzoso di tanta insperata comunanza di scopi, parlava a sproposito di coraggio della sua amministrazione ad aderire ai piani vescovili. Oltre a non avere, evidentemente, ben chiara la nozione di coraggio, dimostrava di non avere neppure senso della misura, accusando difatti il comitato Macrico Verde di intenti politici e di rappresentare solo se stesso. Doveva già aver inconsciamente rimosso, verosimilmente, il ricordo sentito come interiormente conflittuale che alla stessa precedente petizione, promossa nel marzo 2021, furono raccolte ben 10mila firme. Quasi un plebiscito rispetto alla popolazione residente ed ai tassi risicati di partecipazione alla vita pubblica cittadina dei casertani.

 

LA   CURIA

Al dunque, il fatto che la chiesa, poiché proprietaria del lotto terriero, ci possa fare quello che vuole, ci è ben chiaro. Meno chiari, ad essere franchi, ci sono gli intendimenti veri del piano che persegue. Ed in questo senso valgano queste nostre considerazioni e le domande che poniamo.

E’ cosciente che i casertani necessitano, prima di ogni altra cosa, di spazi verdi, naturali ed incontaminati, di cui sono stati letteralmente defraudati; e certamente sa delle più attuali tendenze urbanistiche, che condannano il consumo del suolo e sostengono lo sviluppo del patrimonio arboreo delle città come misura di benessere ambientale.

E’ cosciente che ogni intervento edilizio, per quanto essa si premuri di annunciarli contenuti, realizza obiettivamente quelle mire speculative degli amministratori comunali di turno, per i quali costruire è sempre stato un imperativo, per tutto quello che ne consegue in termini di consenso elettorale, di reti di favori, di clientele, di riconoscenze e pur non volendo pensare alle mazzette, che tuttavia fanno parte della nostra realtà purché le si indaghi, come ha ben dimostrato il caso del parcheggio di via S. Carlo.

E’ consapevole del fatto che realizzare nel Macrico strutture per quanto sociali – di incontro, di intrattenimento, sportive, con finalità culturali ed artistiche, come viene prospettato e con carattere di autosufficienza economica – implica tuttavia una contaminazione “antropica” inammissibile per la realtà del luogo.

Avverte che non è accettabile che strumentalizzi , come fa, la presenza di edifici storico militari soggetti a vincolo architettonico, prospettando di assumersene la ristrutturazione e nei limiti delle cubature esistenti; i vincoli esistenti sono stati invocati dal comitato Macrico Verde sempre e solo in funzione della difesa dell’area dai ricorrenti tentativi di renderla urbanisticamente edificabile ad appannaggio della lobby dei costruttori. Nulla vieta che gli immobili vincolati, caratterizzati da essenzialità bellica, possano essere delocalizzati come testimonianze storiche e costruttive e con pochi spiccioli verso le cave dismesse.

Sa che, per tutte le finalità pur meritevoli che vorrebbe realizzare all’interno del Macrico, la città dispone di spazi ed ambienti liberi od abbandonati più che a sufficienza e che pertiene molto di più agli enti locali, che alla curia diocesana, preoccuparsi dei servizi sociali a favore della cittadinanza. Tant’è che il comune, proprio negli ultimi due anni, sta menando vanto delle opere che realizzerà per lo sviluppo e la riqualificazione socio- economico del capoluogo, grazie ai fondi PNRR. Abbiamo letto le dichiarazioni di sindaco ed assessori di non si sa quante biblioteche, di quante strutture sportive, di quanti centri di ritrovo giovanili verranno realizzati. E la provincia, da parte sua, non scherza.

Siamo stati educati all’insegnamento matteano “Sia invece il vostro parlare sìnono” epperciò restiamo disorientati davanti all’insistita ed enfatica campagna propagandistica condotta dalla Fondazione Casa Fratelli Tutti sulla propria progettazione, sull’eccezionalità degli studi di urbanistica ingaggiati – chissà se del pari saranno le parcelle – sulla pretesa unanimità dei consensi ricevuti anche in occasione delle audizioni dei soggetti sociali ed associativi voluti coinvolgere. Siamo convinti che la bontà delle cose, in genere, si autoafferma nei fatti e sulle audizioni sarebbe meglio lasciar perdere. Da un lato si è chiesto all’acquaiuolo se l’acqua è fresca – pensiamo che la metafora sia chiara, se, come ha evidenziato l’autorevole periodico cattolico nazionale Adista, che ha dedicato un’inchiesta puntualissima in varie puntate al tema Macrico, subito si è fatto avanti, entusiasta, il circolo del tennis cittadino con un progetto milionario di un nuovo impianto sportivo – dall’altro si è sostanzialmente censurato il dissenso espresso dall’esponente del comitato Macrico Verde la volta che è stato sentito. Parliamo della realtà cittadina maggiormente e davvero rappresentativa sul Macrico. Per giunta, quando il comitato ha messo su carta le sue notevoli e non certo peregrine perplessità, non lo si è degnato di un minimo di risposta.

E sempre in tema di propagandismo, non si avverte disagio in via del Redentore per il fatto che la giornalista casertana che con più esaltazione sostiene con i suoi articoli il progetto della curia – e che proprio da ultimo ha instaurato un risibile parallelismo laudatorio tra il vescovo Lagnese e Carlo III e tra Vanvitelli e lo studio di architettura commissionario Alvisi, parlando persino di recupero e conversione industriale di cui finora non si era mai sentito dire -abbia una parentela diretta il quel sedicente comitato scientifico della Fondazione. E vogliamo dire delle dimissioni circondate da silenzio del consulente esterno Gaetano Malatesta, sulle quali pure vorremmo sapere qualcosa. Così come della cifra di 180milioni di euro di cui si sussurra quale valore delle opere ipotizzate. Che se fosse confermata travolgerebbe ogni concetto di spesa etica.

Ci scusino i lettori perché ci siamo dilungati. Ma è l’istinto per quello di incredibile a cui siamo costretti ad assistere.