“Ti trovo lavoro come vigilante” e gli porta via 170 mila euro. Per la Cassazione l’ex vigile urbano deve restare ai domiciliari

21 Marzo 2019 - 18:56

CASERTA (red.cro.) – Era finito agli arresti domiciliari nel marzo, con l’accusa di truffa ed estorsione Diego Caputo, 40 anni di Caserta, ex vigile urbano, figlio del già comandante della polizia municipale Pasquale Caputo, per lunghi anni ai vertici dei caschi bianchi nel comune di Vairano Patenora. Attraverso le indagini, i carabinieri del comando di Vairano Scalo, scavando tra accertamenti bancari e telematici, hanno scoperto diverse condotte truffaldine ed estorsive a partire dall’anno 2014 e fino al mese di febbraio 2108, con cui è riuscito a guadagnare 170.000,00 euro.

L’indagato ha fatto ricorso contro la decisione del Gip per quanto riguarda gli arresti domiciliari. Il Tribunale del Riesame ha respinto la richiesta, decisione confermata dai giudici della Libertà di Napoli, con sentenza emessa lo scorso ottobre. Contro questa decisione, Diego Caputo ha provato a portare avanti le sue tesi fino alla Corte di Cassazione, ma i giudici dell’ultima istanza hanno ritenuto “inammissibile” il ricorso per la revoca dei domiciliari o di applicazione di misura meno afflittiva.

Caputo, con la falsa promessa di procurare alla persona offesa un’occupazione lavorativa in qualità di guardia giurata alle dipendenze dapprima dell’istituto di vigilanza “Lavoro e Giustizia” e poi della società “Rangers”, millantando rapporti con persone influenti tra cui un presunto giudice e giustificando le continue richieste di denaro attraverso la necessità di sovvenzionare le suddette società per impellenti spese amministrative.

Successivamente, mediante ripetute minacce consistite nel prospettare a carico della persona offesa l’esistenza di presunti procedimenti penali pendenti a suo carico presso il Tribunale di Napoli, nonché la comminazione di sanzioni amministrative da parte del Ministero, della Guardia di Finanza, dell’INPS e dell’Agenzia delle Entrate, per asserite irregolarità riscontrate nelle procedure relative alle sue ipotetiche assunzioni presso i citati istituti di vigilanza, a fronte delle quali era necessario effettuare copiosi versamenti in denaro per evitare pregiudizi penali, amministrativi ed economici, costringeva la persona offesa – la cui volontà era ormai definitivamente coartata dalle continue minacce subite – a consegnargli la ulteriore complessiva somma di denaro pari a circa € 130.000,00, sempre in denaro contante, versamenti frazionati nel tempo.

Per fare fronte alle continue richieste di denaro avanzate dall’indagato la vittima si vedeva costretta ad impiegare tutte le risorse finanziarie di cui disponeva la sua intera famiglia, nonché a ricorrere a numerosi prestiti bancari, alla vendita dei gioielli e dell’oro di famiglia ed a richiedere prestiti di denaro ad altri parenti

L’ex vigile urbano creando appositi account di posta elettronica apparentemente riconducibili ai due istituti di vigilanza di cui sopra e a presunti studi legali romani, inviava alla persona offesa false comunicazioni di convocazione a colloqui di lavoro, falsi contratti di lavoro da sottoscrivere già vistati per la registrazione della Regione Campania, false attestazioni di frequenza di corsi di guardia giurata particolare e continue richieste di denaro, giustificate dalla necessità di anticipare contributi previdenziali in vista di una presunta imminente assunzione, di pagare una presunta polizza assicurativa, di saldare quote di iscrizione al sindacato, nonché quale prezzo di una ipotetica corruzione di un pubblico funzionario che avrebbe anche fatto conseguire una patenti di guida di categoria superiore, di fatto mai ricevuta, nonché di provvedere all’acquisto della divisa necessaria per esercitare il servizio di vigilanza privata.