TUTTI I NOMI. Omicidio colposo, chiesto il processo per 8 medici dell’ospedale civile di CASERTA

20 Febbraio 2019 - 12:26

SANTA MARIA CAPUA VETERE – Per 8 medici dell’ospedale civile di Caserta, il pubblico ministero della omonima procura Vincenzo Quaranta, ha chiesto il rinvio a giudizio, contestando il reato di omicidio colposo compiuto in concorso per la morte, avvenuta il 4 agosto del 2013, durante un intervento chirurgico di Andrea Arzillo di Santa Maria Capua Vetere.

La vicenda somiglia a tante altre. In piena estate, arriva una persona con forti dolori, affermando di avvertire una forte colica renale.

Una prima diagnosi dell’ospedale certifica una colica addominale da sospetta appendicopatia, in pratica, un attacco di appendicite. Intanto passano le ore e finalmente dalla TAC si capisce che non è un’appendice, bensì si tratta di un aneurisma dell’aorta addominale. Solamente che l’autore di quell’esame, cioè il medico radiologo, Giovanni Moggio diagnostica una circonferenza di soli 3 centimetri, quando invece lo spessore era di gran lunga maggiore.

Gli altri medici, divenuti ora imputati, Francesco Mariano, di Curti, Donato Sciano, di Caserta, Sergio Sgueglia, di Napoli, Antonello Maresca, di Ercolano, Raffaele Carbone di Caserta, Giuseppe Coppola, di Caserta, Raffaele Carotenuto di Pompei, sono accusati di non aver valutato correttamente i sintomi avvertiti da Andrea Arzillo e collegati ad una pesante patologia acuta di aneurisma.

Si è andati avanti così per diversi giorni con i medici che, sempre secondo la ricostruzione della Procura di Santa Maria Capua Vetere, si sono adagiati sull’esito della citata TAC dei 3 centimetri di circonferenza, senza rivalutare il caso, senza farsi assalire dal dubbio, che stante quei dolori sempre più lancinanti che non riuscivano ad essere leniti con nessun analgesico ordinario, poteva essere utile, se non decisivo, ripetere l’accertamento, rifare la TAC in modo da ri-verificare lo stato e l’ampiezza dell’aneurisma.

Quando se ne sono accorti, era già troppo tardi e, per l’appunto, il 4 agosto del 2013, Arzillo si spegneva durante un intervento chirurgico alla disperata.

Donato Sciano, Raffaele Carbone, Giuseppe Coppola e Giovanni Moggio sono difesi dall’avvocato Vittorio Giaquinto; Francesco Mariano è difeso dall’avvocato Giuseppe Stellato; Antonello Maresca è difeso dall’avvocato Rocco Trombetti; Sergio Sgueglia è difeso dall’avvocato Franco Costato.

Si è costituita parte civile la famiglia di Andrea Arzillo. Nello specifico, Giuseppe e Monica Arzillo e Adriana Amoroso, che saranno rappresentati, sin dall’udienza preliminare che si svolgerà il prossimo 21 marzo, al cospetto del gip del tribunale di Santa Maria Capua Vetere Ivana Salvatore, dall’avvocato Alfredo Santacroce.