Soldi, posti di lavoro in cambio di voti a CASAGIOVE. Per ora solo Danilo D’Angelo va verso la richiesta di rinvio a giudizio. Ecco chi sono i tre accusatori suoi ma anche di Corsale e co.

12 Agosto 2018 - 12:01

CASAGIOVE (g.g.) – Quando una vicenda giudiziaria non è connotata da clamorosi episodi in cui l’onda mediatica sale a causa di arresti o di altri provvedimenti di restrizione della libertà personale, diventa più complicato ricostruirne tutti quanti i fili. L’autorità giudiziaria procede evitando di accedere agli strumenti afflittivi e sotto traccia cammina fino alle richieste di archiviazione per gli indagati o per le richieste di rinvio a giudizio.

Così è capitato anche a Casagiove. Dal 2016, a partire dai giorni successivi alle elezioni comunali sono stati scritti decine di esposti alla magistratura inquirente. Tutti su presunti casi di voto di scambio. Uno in particolare, rigorosamente anonimo, ha attirato l’attenzione della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere. Lo ha fatto perché la ricostruzione era precisa, ricca di particolari che potevano essere riscontrati e a quanto pare contenente anche una ventina di nomi di persone avvicinate, con promesse di posti di lavoro o addirittura con dazioni di denaro in cambio del voto. Ora, non si fa fatica a capire che quest’esposto, al di là del tentativo non riuscito da parte degli uomini della polizia giudiziaria che ci hanno lavorato intorno per stabilirne la paternità, che sia stato presentato da una persona inserita nelle dinamiche elettorali e una persona che, probabilmente, ma molto probabilmente, ha partecipato alla tornata elettorale direttamente.

L’altro giorno abbiamo scritto di un documento datato della Procura che stralciava le posizioni di cinque indagati, Roberto Corsale, Danilo D’Angelo, Pietro Nardi, Francesco Mingione, per qual che riguarda sindaco, assessore e consiglieri comunali, e altre due persone presunte percettrici del favore del voto di scambio.

La notizia che possiamo adare oggi è che una delle posizioni, quella di Danilo D’Angelo, ha fatto un passo in avanti nella procedura. Il Pm Battiloro ha chiuso le indagini solo per l’ex vicesindaco, oggi consigliere comunale di opposizione. Quando arriverà la quasi scontata richiesta di rinvio a giudizio, ci saranno due punti fermi, il primo è che la Procura ritiene di aver carte buone per far condannare D’Angelo; il secondo è che Danilo D’Angelo, da quel giorno, diventerà ufficialmente imputato, e da imputato entrerà nell’udienza preliminare che dovrà stabilire se dovrà essere rinviato a giudizio o meno. Se dovrà sostenere un dibattimento oppure no.

Questo non vuol dire che gli altri indagati, cioè il sindaco Corsale, il presidente del consiglio comunale Mingione, Nardi e i due cittadini coinvolti se la siano cavata. Il Pm ha mantenuto, infatti, nelle ultime settimane, la loro posizione all’interno di quell’area di stralcio, il che vuol dire, in parole povere, che le indagini nei loro riguardi proseguono.

Danilo D’Angelo non sembra averla presa bene. In maniera piuttosto sconfortante ha deciso di cambiare avvocato, privandosi dei servigi di un professionista importante e prestigioso qual è Nicola Giaquinto e scegliendo il sammaritano Giuseppe Stellato, accompagnato dal civilista Gravante. In più, D’Angelo, che è un po’ plateale e in qualche circostanza, un po’ grosseur, lo è e non fa nulla per nasconderlo, avrebbe ingaggiato un investigatore privato per trovare elementi di prova a discarico, insomma, per fargli condurre le indagini difensive, previste da diversi anni, dopo una delle tante riforme sul filone del giusto processo, dal nostro codice di procedura penale.

Sono tre le persone che hanno fornito gli elementi più significativi alle ragioni dell’accusa, per ora riportiamo il loro nome. Quello che hanno detto ce lo teniamo per i prossimi giorni. Si tratta di Salvatore D’amico, Narino del Bene e Rosa Palmiero, altre persone ascoltate, ad esempio, Pasquale e Gaetano Ferrante hanno negato di essere stati avvicinati dai candidati, oggi indagati, in occasione delle ultime elezioni comunali