L’INCHIESTA. La Procura della Repubblica alle calcagna degli artefici della vergognosa operazione de I Giardini del Sole

3 Maggio 2024 - 19:16

PRIMA PUNTATA. Da Commercio Meridionale Srl, dal lungo contenzioso con il Comune, alle buone intenzioni dell’impresa che aveva rilevato tutti i titoli e, in pratica, a nostro avviso, messa in condizione di andare via. La società con 10mila euro costituita dall’imprenditore Paolo Negri che dopo due mesi accompagna cortesemente alla porta la vecchia proprietà ormai spossata e in men che non si dica si pappa tutto l’affare

CAPODRISE (G.G.) – Non sappiamo, in quanto non viviamo la realtà quotidiana di Capodrise, cosa pensino i cittadini di questo Comune della vicenda relativa all’eredità de I Giardini del Sole, cioè dell’area commerciale per anni occupata da negozi, attività di somministrazione e altri servizi, frutto di un insediamento produttivo realizzato nel 1991 dalla società Commercio Meridionale.

Noi di Casertace, per usare una espressione dialettale, siamo eccessivamente “piliosi” perché, udite udite, riteniamo che le leggi e le norme in esse contenute debbano essere rispettate, anzi, arriviamo al punto di follia di pensare che le leggi costituiscano il supremo regolatore di ogni democrazia.

Siccome soffriamo di queste tare mentali, riteniamo quello che è successo in questa zona di Capodrise gravissimo, scandaloso e assolutamente degno di attenzione seria, approfondita, concentrata, da parte dell’autorità giudiziaria.

Quando si tratta di questioni urbanistiche, si rischia sempre di scrivere articoli troppo lunghi, che sono proprio tutto ciò che non serve affinché le persone si interessino a un tema, soprattutto nelle nostre zone.

Occorre abilità per districarsi nel ginepraio delle procedure, provando ad estrapolare, ad estrarre l’essenza del discorso.

La società Commercio Meridionale Srl ha avuto pieno titolo sui terreni, ma anche sulla cubatura esistente del vecchio centro commerciale la vecchia società de I Giardini del Sole aveva cambiato i suoi connotati nel 2011 o giù di lì, cedendo diritti ed oneri ad altri imprenditori.

Tutto ciò avveniva in sopravvivenza di un contenzioso, aperto da anni e anni, tra la citata società e il Comune di Capodrise, che contestava a Commercio Meridionale di non aver adempiuto ad alcune parti della convenzione urbanistica stipulata a suo tempo.

A quanto sommariamente ci risulta, ma ci potrebbe anche essere altro, si tratterebbe di lavori a cui la società si era obbligata, relativa a impianti sportivi, cioè campi di tennis e altro da mettere a disposizione dei cittadini di Capodrise.

Un contenzioso molto parolaio, vissuto lungo la traccia di lettere e contro-lettere, fino al 1997, quando il Comune decide di trascinare Commercio Meridionale in Tribunale, individuando il giudice naturale in uno di quelli operanti presso la sezione civile del Tribunale di S.Maria C.V.

Nel 2015, in piena armonia con i tempi rapidissimi della giustizia italiana, ossia circa 18 anni dopo la formalizzazione giudiziaria del contenzioso, il giudice civile dichiara la sua incompetenza, indicando nel giudice amministrativo, dunque in prima istanza nel Tar Campania l’organo dotato di potestà giudiziaria.

Trascorrono 6 anni, durante i quali a quanto ci risulta l’impresa che aveva assorbito tutti i titoli da Commercio Meridionale tenta più volte di dialogare con l’amministrazione comunale, che incontra gli imprenditori calabresi anche che svolge ortodossamente la sua funzione di mediatrice in un tavolo a cui partecipa direttamente l’allora sindaco Angelo Crescente.

Sei anni per non cavar un ragno dal buco, nonostante i nuovi imprenditori si fossero mostrati pienamente disponibili in un quadro di ridefinizione, necessitata anche dal fatto che fossero trascorsi tanti anni e dal fatto che un duro contenzioso fosse da tempo in atto, a riprendere la convenzione urbanistica originaria e a fare ciò che fino ad allora commercio meridionale non aveva ritenuto di dover fare.

Cosa è successo in questi 6 anni? Per quale motivo gli eredi di Commercio Meridionale non hanno potuto fare nulla?

Ve lo diciamo noi: i loro rappresentanti sono stati messi con la proverbiale carta in mano a far su e giù dall’Ufficio Tecnico, a quello del sindaco, a chissà quale altro. Insomma, sono stati messi, secondo espressione gergale, a intostare l”acqua.

Può darsi anche che noi di Casertace abbiamo qualcosa da dire nei confronti della vita e delle opere dell’ingegnere di Casagiove Ernesto Palermiti, da anni e anni capo indiscusso dei Lavori Pubblici e dell’Urbanistica.

Attenzione: in origine Palermiti era titolare delle ripartizioni Lavori Pubblici e Cimitero, mentre Paolino Pontillo aveva quelle di Urbanistica e Suap.

Improvvisamente, con il sindaco Negro già in carica, Palermiti ha assunto la competenza del Suap. Questo è avvenuto proprio a ridosso del grande ribaltone de I Giardini del Sole, le cui trame iniziali vanno a chiudere questa nostra prima puntata dell’inchiesta alla vicenda dedicata e preannunciata da un articolo pubblicato nel giorno di Pasqua (CLICCA E LEGGI).

A Capodrise pochissimi sanno che il Tar, anch’esso molto veloce nelle sue cose, ha fissato una data per discutere il merito della questione sollevata dal Comune rispetto alla presunta inadempienza di Commercio Meridionale.

Lo sanno in pochi. Sicuramente lo sanno i componenti della giunta comunale, a partire dall’allora sindaco Angelo Crescente, una controfigura di Negro che non a caso al tempo era l’onnipotente presidente del consiglio comunale.

Lo sanno perché solo uno stupido può ritenere che si tratti di una coincidenza il fatto che il 28 settembre, a 24 ore dall’udienza del Tar guarda un po’, la giunta comunale realizza il citato ribaltone.

È successo che a furia di intostare l’acqua e di andare a comprare il sale, utilizzati per queste funzioni da Ernesto Palermiti, quelli della società subentrata dieci anni prima a Commercio Meridionale, si rompono le scatole.

Essendo dei calabresi, dunque esperti di certi minuetti e capaci di capire l’aria che tira dentro alle stanze di un Comune, si arrendono senza condizioni all’offerta formulata loro dal nome noto di una certa imprenditoria casertana operante in una terra che l’ha accolto quando lui è arrivato dalla natìa Castellammare di Stabia.

Il suo nome è Paolo Negri, quasi omonimo del sindaco Vincenzo Negro. Abita a San Nicola e il suo nome non brilla nel firmamento della buona imprenditoria campana, costruttore dell’albergo acquistato dalla catena Novotel e oggi messo in salvo da sicuro fallimento dal Cavaliere Boccardi, proprietario del Vanvitelli e dell’ex Jolly, Negro è stato sempre appassionato di operazioni immobiliari.

Il suo nome plana, in maniera non certo leggera, nella delibera h24, quella del 28 settembre 2021. Da lì si capisce che i calabresi avevano alzato bandiera bianca e che tutto il carico dei titoli, delle attività, delle passività, e sulla carta anche del contenzioso, sono state assorbite dalla società Irgen Re Capodrise Srl, costituita il giorno 21 luglio 2021, con 10mila euro di capitale sociale.

A meno di due mesi dalla sua costituzione Irgen è già interlocutore economico del Comune di Capodrise e che interlocutore.

Quel “provvidenziale” 28 settembre è, infatti, proprio quello che ci vuole per dar mandato all’avvocato del Comune di andare al Tar il giorno dopo chiedendo il rinvio dell’udienza che avrebbe poi costituito viatico del ritiro totale del contenzioso.

Tutto quello che la società calabrese non era riuscita a ottenere in dieci anni, Paolo Negri, che all’interno di Irgen Re è proprietario unico di Bcf Srl, 100% delle quote nelle mani della persona fisica Negri.

Già questo dovrebbe far alzare le antenne di tutte le Procure della Repubblica del mondo. Come si fa a non dire di una società costituita il 21 luglio, omologata il 29 luglio, con un unico proprietario, che questa non sia nata solo ed esclusivamente per realizzare una super operazione immobiliare che, per motivi ignoti – che stanno solo nella testa di Negro, magari della sua pupilla Luisa D’Angelo e di Ernesto Palermiti – la società precedente, pur desiderosa di appianare tutto quello che c’era da appianare, non ha potuto fare?

Quando il consigliere comunale di opposizione Giuseppe Fattopace addita durante una seduta del civico consesso di Capodrise Ernesto Palermiti come un funzionario del settore pubblico messosi di fatto al servizio degli interessi privati, fotografa una realtà palmare raccontata nell’evidenza dei fatti narrati fino ad oggi.

Abbiamo solo cominciato, perché le porcherie grosse in questa vicenda sono successe dopo la scandalosa delibera di giunta del 28 settembre.

Tornerete a leggere tutto nella prossima puntata dell’inchiesta, che pubblicheremo la settimana prossima.