1 MAGGIO A CASERTA. Reggia a parte, la città era desolata. Venditori abusivi di ombrelli indisturbati

3 Maggio 2023 - 12:25

Il centro cittadino, che poi corrisponde alle sole due strade decenti di via Mazzini e corso Trieste, era praticamente spopolato. Il maltempo ha frustrato le previsioni della vigilia, che azzardavano un boom di presenze in città

Caserta (pm) – L’ultimo appuntamento significativo per il turismo a Caserta, quello del Primo Maggio,  ha ribadito che in questo ambito c’è ancora molto da fare, a dispetto dell’esaltazione che prende non appena, con l’avvio della primavera, si ravviva il flusso turistico.

La mattinata della Festa dei Lavoratori è difatti trascorsa all’insegna della desolazione della città. Il centro cittadino, che poi corrisponde alle sole due strade decenti di via Mazzini e corso Trieste, era praticamente spopolato. Il maltempo ha frustrato le previsioni della vigilia, che azzardavano un boom di presenze in città. In realtà, solo la Reggia ha tenuto fede alle aspettative, con nutrite file di visitatori formatesi fin dalle prime ore della giornata. Per il resto, solo sparuti casertani in giro per il caffè, il giornale o la promenade de santé  e gruppetti di turisti in attesa del loro turno di accesso a Palazzo Reale, con molti negozi chiusi e quelli aperti praticamente deserti di clienti.

Questi elementi confermano ancora una volta, nonostante l’enfasi insensata dell’amministrazione comunale su una  pretesa e naturale vocazione turistica del capoluogo, che si autorealizza, che il museo vanvitelliano gode di una forza attrattiva propria, mentre la città non offre pressoché nulla perché chi ci viene sia indotto a restarvi e a spendere.

Bambini in carrozzina sotto la pioggia

Dal che consegue – se è lecito indicare delle priorità – che l’ente museale debba badare innanzitutto alla conservazione della dimora reale ed affinare sempre più l’accoglienza.  Lunedì, con la pioggia insistita, le persone in coda non avevano altra protezione che gli ombrelli propri, anche se anziane, e persino i bambini, nei loro carrozzini protetti alla meno peggio dalle incerate, erano costretti all’acqua battente ed alle folate di vento. Non si può fare di meglio, in questi casi? E che dire del fatto che, mentre iniziano i dispendiosi lavori per il restauro delle facciate interne della Reggia, sul prospetto esterno cresce liberamente l’erba parassitaria, a segno che non esiste nessuna forma di elementare manutenzione.

Per il comune, invece, ogni parola è inutile e sprecata. Lì, l’unica cosa che intendono, è la forza degli interessi. Si poteva da tempo valorizzare l’abitato antico, ma si è scelto di abbattere –  anche agitando a mestiere i  pericoli per la incolumità pubblica, quelli non prevenuti ma anzi indotti da ogni possibile omissione degli uffici – l’architettura storica  e antica e di accompagnare al crollo i palazzi cadenti per ricostruire con volumi abnormi.

Alla fine, nella giornata, a guadagnare qualcosa sono stati i venditori ambulanti di ombrelli, arrivati a frotte ai campetti. E dovevano essere persino autorizzati perché le forze di polizia presenti, a quanto abbiamo visto, non hanno ritenuto necessario procedere a controlli. Forse perché da noi l’abusivismo commerciale – si sa – è fenomeno quasi sconosciuto.

Al centro dell’immagine, il palo malfermo che regge la targa toponomastica di piazza Carlo di Borbone

Possiamo chiudere qui, non senza tuttavia segnalare di nuovo che il palo che regge la targa toponomastica che dal luglio 2020 intitola la piazza a Carlo di Borbone pencola sempre di più. Prima o poi, per legge fisica che non obbedisce ai tempi e alle indolenze burocratiche, cadrà.

Alcune foto dell’erba infestante che cresce in più punti della facciata principale della Reggia, nonostante i relativamente recenti e cari interventi di conservazione effettuati