POLIZZE auto online FALSE. Ecco dove operavano i due call center. I ruoli specifici delle 5 persone che facevano soldi a palate con le postepay

15 Luglio 2020 - 13:31

Erano i motori dell’organizzazione. Il reato di associazione a delinquere contestato a tutti i 36 indagati

 

VILLA LITERNO – (g.g.) Sono 5 le persone che, fondamentalmente, tengono i fili dell’organizzazione che ha aperto la strada in un territorio in cui l’innovazione la fa solamente la criminalità ad una forma nuova di una vecchia pratica: quella delle false assicurazioni. Queste 5 persone sono l’anima del business e sono quelle che costruiscono il sistema, che il gip del tribunale di Santa Maria Capua Vetere Orazio Rossi fotografa nel primo capo di imputazione provvisoria in cui a tutti i 36 indagati, i due in carcere, gli 8 ai domiciliari, i 4 con obbligo di firma, i 2 con obbligo di dimora, più 20 indagati a piede libero (CLIKKA QUI PER RILEGGERE DI NUOVO I NOMI

) viene contestato il reato di associazione a delinquere.

Tra i 5, ce ne sono due che contano più degli altri 3. Sono i capi. Sono i due fratelli di Villa Literno Federico Catena di 36 anni e Dionigi Catena di 31 anni.

Il sistema di cui parliamo oggi e su cui ci siamo ampiamente soffermati per tutta la giornata di ieri, è imperniato su una offerta mirata, quanto fraudolenta, di contratti di polizza assicurativa Rc auto con aziende importanti autorevoli e storiche di questo settore. Precisamente, Helvetia

S.A., Groupama spa, Cattolica Assicurazioni, Greatlakes PLC Reinsurance, Unipol Sai, Direct Line Insulans spa, Axa Assicurazioni spa.

Una volta catturata la persona interessata e una volta chiuso l’accordo i soldi finivano materialmente su una miriade di postepay. Gli importi erano riscossi, con un sistema ugualmente ben organizzato con ruoli certi a vari sportelli di postamat. Per rafforzare l’offerta occorreva essere ben indicizzati sul motore di ricerca per antonomasia, cioè Google. E questo veniva curato stabilmente dall’organizzazione.

Il cliente interessato veniva ulteriormente persuaso dal fatto che la transazione non era proposta attraverso il freddo ed impersonale strumento informatico. Dall’online, infatti, si passava alla telefonata ad un call center in cui a risponderti era una persona in carne ed ossa.

Va da se che tutti questi passaggi, tutta questa struttura necessitava di un’organizzazione imprenditoriale. Per cui i ruoli erano precisamente determinati. L’intera filiera che portava alla stipula e poi al pagamento della polizza falsa, era formata da altre 3 persone che su queste mansioni specifiche assistevano direttamente i fratelli Catena. In unione a Federico Catena, operava Salvatore Piccerillo, 42 anni di Macerata Campania. Era lui che si occupa dell’organizzazione e del funzionamento del primo dei due call center in azione. Precisamente quello di Cancello e Arnone. controllava il personale, realizzava e gestiva i siti web dove venivano esposte le offerte, servendosi di consulenti informatici. Piccerillo era anche un equilibratore e gli veniva dato credito quando rassicurava i clienti ignari e anche le forze dell’ordine che cominciavano a fare qualche domanda sul fatto che le polizze fossero perfettamente regolari.

Il 42enne di Macerata faceva anche altre cose, ma queste ulteriori informazioni le potete acquisire leggendo lo stralcio dell’ordinanza contenente una parte del capo A, cioè una parte della contestazione del reato di associazione a delinquere.

Erano due invece, ad operare a stretto contatto di gomito con Dionigi Catena, la cui area operativa era imperniata sul secondo call center che funzionava tra Giugliano e Villa Literno. La prima di queste persone era Antonio Di Dona, 32 anni di Villa Literno. Questi, oltre a gestire il funzionamento complessivo del call center, si rimboccava ulteriormente le maniche, rispondendo direttamente alle telefonate. Ma la funzione di Di Dona abbracciava anche quella di gestore di due società, la Real Motors srls e Mille Point srls utilizzate per il reinvestimento dei proventi illeciti.

La seconda persona che si muoveva nell’orbita di Dionigi Catena era Francesco Pacia, 39 anni di Villa Literno. Lui aveva una più spiccata attitudine per i problemi relativi all’indicizzazione, cioè al posizionamento di grande visibilità dei siti internet all’interno del motore di ricerca Google. Non sappiamo se acquistava o meno campagne AdWords. Questo lo vedremo eventualmente in una fase successiva di analisi più approfondita di questa ordinanza.