CASERTA. Questi sono dei fuoriclasse: niente avvisi Imu ai contribuenti nonostante la scadenza del 16. Comanda solo la Publiservizi. E menomale che c’è il cabaret di Santonastaso

26 Dicembre 2020 - 13:05

CASERTA (g.g.) – Bisogna sforzarsi realmente per rendere il racconto delle notizie, relative al rapporto tra il comune di Caserta e la Publiservizi, il più asettico possibile. Bisogna farlo perché chi è in malafede si attacca a tutto e sfruttando le modalità molto superficiali con cui certi articoli si leggono, è molto più facile far risaltare la crudezza delle parole usate in essi o nei titoli che li presentano che i contenuti, cioè la spiegazione, sempre dettagliata, degli argomenti esposti.

Ciò è difficile, molto difficile per chi ritiene che ci sia ancora una speranza di imprimere una svolta, per attuare un’inversione di rotta nella relazione tra pubbliche amministrazioni e imprenditori

il cui 100% del proprio fatturato è frutto del rapporto, spesso malato con le istituzioni pubbliche. Perché ogni rivoluzione, e questa sarebbe tale senza ombra di dubbio, si attua con strumenti forti, con un’insurrezione che, se non è materiale, deve essere quanto meno insurrezione morale, insurrezione delle parole.

Ma siamo qui a Caserta e dunque niente alibi. Non ci dilunghiamo più di tanto sull’origine della cosiddetta super-Imu che sta per imposta municipale propria. Vi diciamo solo che, in quello che è il format attuale, è venuta fuori dall’ultima legge di bilancio approvata nel dicembre scorso. Ha assorbito in se la tasi cioè la tassa per i servizi indivisibili che aveva quale sua platea fiscale i possessori o i detentori a qualsiasi titolo di fabbricati, ivi compresa l’abitazione principale.

Per semplicità vi diciamo che fondamentalmente la nuova Imu si applica al possesso e alla detenzione di seconde case e non tocca dunque quella delle cosiddette abitazioni principali, quelle in cui si abita dove si ha la residenza anagrafica, o in altri casi (cooperativa, appartamenti per universitari) anche quando manca il titolo di residenza.

Nell’anno orribile del covid, anche l’Imu, o meglio la nuova Imu, è stata oggetto di rivisitazioni. In pratica, tutte quelle categorie penalizzate dalle chiusure e dalla inibizione delle loro attività a causa del covid, sono state esentate sia dal pagamento della prima rata, sia da quello del saldo, i cui termini sono scaduti lo scorso 16 dicembre. Nel crescendo dei cosiddetti decreti Ristori (siamo arrivati a 4 se non andiamo errati), sono state precisate, estese queste attività. Per semplicità, vi diciamo che si tratta degli immobili di proprietà e/o utilizzati da chi esercita un’attività imprenditoriale nel settore alberghiero o suoi derivati come nei bed and breakfast per esempio, nel settore della somministrazione (bar) e anche per tutti quegli immobili che erogano servizi culturali che hanno compresi nell’offerta turistica di una città o meglio sarebbe dire di un comune.

Comunque, per chi volesse approfondire, e anche per fare in modo che nessuno possa affermare il contrario, potete leggervi la sintesi sulla nuova Imu e sulle esenzioni covid, cliccando sul link che pubblichiamo in calce (https://www.ipsoa.it/documents/fisco/tributi-locali/quotidiano/2020/12/16/saldo-imu-2020-scadenza-effettuare-versamento#:~:text=Entro%20il%2016%20dicembre%202020,dell’emergenza%20da%20Covid%2019).

La premessa di questo articolo risulterà, alla fine, più lunga della trattazione relativa al tema specifico, del contenuto reale, riguardante la città di Caserta. Ciò proprio perché devono parlare i fatti da evidenziarsi senza l’accompagnamento di parole a commento.

La Publiservizi, super-concessionaria di tutta l’attività di riscossione di imposte e tasse della città capoluogo, ma soprattutto beneficiaria di un privilegio unico o quasi feudale in Italia, che gli consente di intascare montagne di quattrini a titolo di agio sulla riscossione volontaria, cioè sui soldi che i cittadini, a fronte dell’unica incombenza dell’invio di una cartella, pagano da buoni contribuenti, rispettando tempi e modalità.
La Publiservizi, dunque, senza fare pressoché nulla se non spedire gli avvisi nelle case dei cittadini, vede arrivare soldi a palate. Una vera e propria rendita tecnicamente parassitaria. Tutto questo è avvenuto e avviene ancora, contravvenendo alla legge la quale impone che ogni pagamento di imposte e tasse comunali debba essere effettuata sul conto corrente del Comune che poi, farà i conti e corrisponderà la percentuale o aggio che dir si voglia all’azienda che si occupa della riscossione, secondo i valori previsti dalla convenzione stipulata tra l’ente locale e l’azienda privata.

Sapete cos’ha detto il “funzionario facente… funzioni” a capo del settore finanze del Comune di Caserta di fronte al nostro ennesimo articolo su questa autentica e scandalosa violazione? Che il conto corrente è cointestato alla Publiservizi e al Comune di Caserta. Beh, al netto di ogni commento tecnico-amministrativo, del tutto superfluo per decretare ancora una volta che non può essere il discrimine della competenza, il motivo per cui il Santonastaso, impiegato di lunghissimo corso e, si dice, conoscitore di tanti inconfessabili segreti dei politici e dei dirigenti che hanno lavorato e lavorano nel palazzo di città, dirige questo settore. Bisogna dire però che stavolta, pur non volendolo, Santonastaso è stato di grande aiuto per svelare il tipo di rapporto che lega il Comune all’azienda della famiglia Natale. Un rapporto regolato dal diritto civile e non dal diritto amministrativo: il Comune e la Publiservizi, ex Teleservizi, sono sposati. Nel senso che hanno contratto un matrimonio formale, ricorrendo, di conseguenza, ad una forma tipica soprattutto in questo tipo di rapporti giuridici, cioè il conto corrente cointestato. E, consentiteci la chiosa, noi di questo matrimonio, regolarmente” consumato, sapevamo da anni e da anni l’abbiamo raccontato.

Vabbè, limitiamoci a dire, a riaffermare, che la legge non parla di conti correnti cointestati, ma semplicemente dell’afflusso del danaro frutto del pagamento delle tasse su conto in-te-sta-to al popolo dei cittadini, che poi, attraverso quella che dovrebbero essere i suoi rappresentanti istituzionali, cioè sindaco, giunta, dirigenti, avrà il dovere di corrispondere il dovuto alla concessionaria.

Ma guardate un po’ che cosa dobbiamo leggere e sentire… il conto cointestato…

Finale: la Pubbliservizi ha utilizzato l’istituto della cassa integrazione, legittimamente per carità, ma in maniera molto discutibile, visto e considerate le condizioni sontuose, tutte a suo favore, che gli garantiscono un’ampia riserva di sopravvivenza rispetto ad un gettito ridotto dai problemi economici delle famiglie e delle imprese derivate dal Covid. Ciò vuol dire che ha alleggerito significativamente la voce salari e stipendi del proprio Conto Economico che nella Ragioniera di un tempo era il Conto Profitti e Perdite. Ora, magari il Governo non sarà stato precisissimo nella corresponsione degli assegni, magari costringendo la Publiservizi ad anticipare qualcosa, ma i soldi sono stati e saranno recuperati e questo problema ha riguardato tutte le imprese che hanno fatto ricorso all’ammortizzatore sociale. Il risparmio in salari e stipendi non c’entra nulla con il rispetto delle scadenze per quell’unica, semplicissima operazione a monte dell’innesco della fase della riscossione volontaria del saldo Imu del 16 dicembre. Stiamo parlando della spedizione degli avvisi di pagamento contenenti l’importo.

A Caserta città, leggetevi il link in calce, quanti sono i soggetti esenti per covid? Vi renderete conto che sono pochissimi. Eppure, stando ad una serie di accertamenti da noi effettuati in questi giorni, l’avviso per il pagamento dell’Imu non è stata mai recapitata ai casertani o alla stragrande parte della platea contributiva. Il che può anche far piacere di questi tempi e di fronte alla storia vergognosa di uno Stato vampiro che ha rappresentato una vera e propria palla al piede per lo sviluppo delle imprese e dunque dell’economia dell’Italia, non a caso tra le più arretrate d’Europa. Però, fa piacere da una parte e dispiacere dall’altra.

Con buona pace del signor Franco Biondi, plurinquisito anche per reati molto gravi, così come abbiamo appena raccontato un paio di settimane fa, commentando la richiesta del rinvio a giudizio per il presunto appalto alla camorra per i lavori del parcheggio di via San Carlo (clicca qui per leggere), il quale all’improvviso dopo anni in cui i soldi sono finiti, contra legem, sempre e comunque sul conto corrente della Publiservizi, ha previsto che i soldi dovranno finire sul conto del Comune e non su quello della concessionaria privata. Lo ha scritto, anzi, lo  ha dovuto scrivere per forza nel bando che, come poi vi racconteremo nei prossimi giorni, sembra casualmente fino a prova contraria, che, tra le altre cose, sembra tagliato proprio sulle caratteristiche di Publiservizi.

Per cui, ricapitoliamo: questi soldi quando saranno incassati perché gli avvisi dovranno essere pur mandati, produrranno il solito super aggio sulla riscossione volontaria a favore della Publiservizi. Questa se l’è presa comoda ed evidentemente non è riuscita, pur avendo un anno intero a disposizione, a ricostruire la platea dei contribuenti, estrapolando dalla stessa, volta per volta, decreto Ristoro dopo decreto Ristoro, quei pochi esentati covid. E’ probabile che questa inadempienza che i revisori dei conti, che ha nel suo presidente Giuseppe Fattopace, continuano a considerare “cose superabili”, quando in realtà sono “cose gravissime”, rimarrà senza sanzione e per di più, nel corso del 2020, Publizervizi avrà abbassato significativamente il costo del lavoro. Al netto, siccome si tratta di una riscossione riguardante il contratto ancora in vigore relativo all’appalto del 2016 (questo è l’0anno se non andiamo errati), la Publiservizi a costo zero, o quasi, prenderà i soldi per l’aggio sull’Imu pur non avendo spedito, nei tempi previsti dalla legge e cioè in modo da garantire al contribuente la possibilità di rispettare la scadenza del 16 dicembre, le cartelle.

Questa è stata la Caserta di Falco, questa è stata la Caserta di Petteruti, poi di Del Gaudio, ora di Marino. Ma soprattutto questa è stata ed è ancora la Caserta di Franco Biondi, a nostro avviso terminale di tutte queste che definiamo per utilizzare un eufemismo, “metodologie”; la Caserta chiamiamole così, di Carmine Sorbo, di Gianmaria Piscitelli, di Petrella, di Girolamo Santonastaso e compagnia bruttissima.