LA FRUSTATA DEL GRILLO PARLANTE. La Regione Campania, De Luca sta rendendo povera Caserta per arricchire Salerno. Non chiacchiere, ecco alcuni esempi concreti e indiscutibili

17 Settembre 2021 - 12:56

TORNA DOPO QUALCHE SETTIMANA, IL NOSTRO EDITORALISTA MISTERIOSO. L’atteggiamento, favorito anche da una scarsa tenuta del ceto politico e dei rappresentanti istituzionali sui temi realmente importanti della vita dei cittadini, di chi esercita il potere a Napoli, creerà uno squilibrio ancora maggiore di quello odierno. Riflettete sul Policlinico di Caserta e su quello rapidissimo di Salerno, sull’aeroporto di Pontecagnano e sulla cancellazione di Grazzanise, sulla strage degli abbattimenti negli allevamenti bufalini nella nostra provincia, dell’ingiustificata, apparentemente incomprendibile atteggiamento che la Regione sta avendo sul porto di Castel Volturno. Potremmo proseguire per ore, ma è evidente che De Luca abbia totalmente rivisitato la filosofia di Robin Hood

 

(Il grillo parlante) – Un buon padre di famiglia, prima di pensare a nuovi investimenti, pensa a completare le opere già avviate. Il caso Caserta e’ un esempio di come si spendano male le risorse, costituite dalla valanga di tasse pagate dai cittadini della Campania. Entriamo subito nel merito, rivolgendoci direttamente a chi esercita la potestà e il potere di governo alla Regione Campania. Lo facciamo attraverso una domanda retorica: non era più importante investire soldi per completare il policlinico di Caserta invece che avviarne uno nuovo a Salerno? Non era più importante puntare a finanziare l’aeroporto di Grazzanise, peraltro già funzionante per aerei militari e dunque, in un approccio graduale a una sua nuova mission, bisognevole solo di un allargamento delle piste per il decollo di aerei civili, piuttosto invece che spenderne altri, tanti ma proprio tanti, per uno scalo a Pontecagnano, da realizzare in pratica ex novo, con una base nettamente meno strutturata rispetto a quella che l’aeronautica militare ha impiantato, nel corso dei decenni, a Grazzanise?

Non era meglio dare impulso e non insinuare, al contrario, ostacoli, probabilmente artificiosi, alla costruzione e alla messa in opera del porto di Castel Volturno, peraltro già oggetto di accordi di programma tra stato e regione e dunque tema che appartiene alla sfera della serietà istituzionale che è tale solo quando chi rappresenta il popolo mantiene gli impegni presi, ancor di più quando questi sono assunti con la solennità di una firma ufficiale e dunque molto più che impegnativa, come quella che si appone sotto ad un accordo di programma? Un’opera, il porto di Castel Volturno, pienamente e limpidamente giustificabile in una dinamica di corrette scelte di investimento produttivo, di equa distribuzione territoriale delle risorse dedicate alle infrastrutture, visto che dal Lazio fino al nostro litorale non ce n’è neppure uno, considerato che il settore della navigazione da diporto vive un vero e proprio boom, con fatturati ed ordinativi realmente esplosivi, in crescita vertiginosa, così com’è emerso nella giornata inaugurale dell’evento cardine di questa particolare area produttiva, il salone della nautica di Genova.

Non si può poi dimenticare quella che possiamo tranquillamente annoverare nelle opere-fantasma, annunciate, strombazzate e di cui non si è vista realmente neppure l’ombra. Un esempio per tutti: la metropolitana regionale. Qui il fatto è ancora più grave perchè lo sperpero di danaro è una ferita fresca. Come altro si può considerare infatti la circostanza di una stazione ferroviaria, costruita ex novo con i criteri più moderni, e dunque costata un botto, in quel di Santa Maria Capua Vetere e che, al momento, è sostanzialmente improduttiva, visto e considerato che, della metropolitana, nel caso specifico trattato, lungo la direttrice di quella che è stata la notissima ferrovia alifana, non si vede neppure l’ombra, mentre, al contrario esistono ancora situazioni gravissime che raccontano le vicende oscure e impunite di imprenditori privati, di sicura identità corsara, i quali hanno addirittura costruito strutture ricettive, produttive sui vecchi binari della citata alifana, facendoli letteralmente sparire dalla circolazione così come CasertaCe ha lodevolmente trattato e spiegato in più articoli.

Eppure terra di lavoro conta circa un milione di abitanti che per spostarsi da una città all’altra, da un comune all’altro, da un paese all’altro sono costretti ad una vera e proprio odissea e ad un uso smodato dell’auto con ben immaginabili conseguenze sul fronte del traffico veicolare e delle emissioni venefiche che contribuiscono all’effetto serra e al disastro ecologico che già stiamo vivendo. Si ha quasi l’impressione, parlando in termini aziendali, che Caserta e i casertani siano, agli occhi di chi esercita la potestà e il potere nella Regione Campania, un ramo secco da tagliare di netto o, nel miglior dei casi, da accorciare, da ridimensionare. Viene in mente il famoso aneddoto: “articolo quinto chi ha in mano ha vinto”. E oggi veramente si è capito chi abbia realmente vinto in Campania negli ultimi anni. Tra le cinque province, quella di Caserta è stata la più penalizzata e ha mancato l’appuntamento con una importante e possibile prospettiva di sviluppo.

Caserta non ha solo perso. Caserta perde perchè è vittima di una vera e propria rapina delle risorse che vi sarebbero dovute per demografia, per storia, per cultura, per vocazioni territoriali.

Allora, come ha scritto qualcuno negli ultimi giorni, è proprio vero: De Luca sbanca!

E certo che sbanca, corregge, lui che non potrà mai essere la copia o l’epigono di qualcuno, considerata la sua stratosferica vanità, lo schema di Robin Hood: toglie ad una provincia, la nostra, che avrebbe bisogno in questa fase storica di veri sostegni e di veri investimenti in infrastrutture e in sistemi produttivi e consegna il bottino ad un’altra provincia che con i poveri accuditi dal grande personaggio della storia e della aneddotica inglese c’entra poco, se non zero, dato che Salerno non è sicuramente una provincia indigente, tutt’altro.

Nelle scorse settimane, il governatore Vincenzo De Luca ha partecipato ad una manifestazione per le elezioni comunali della sua città. Il governatore ha detto che il suo candidato, in pratica la sua controfigura, la sua protesi, Vincenzo Napoli, che ha amministrato (in nome e per conto….) la città dello Sbarco negli ultimi 5 anni, va assolutamente rivotato e confermato. Questo perchè la Regione Campania, leggete bene, “spenderà nei prossimi anni un miliardo e mezzo di euro” in investimenti ed incentivi tra Salerno e provincia. De Luca ha esposto dunque un impegno di eccezionale rilevanza, visto che un miliardo e mezzo di euro equivalgono a quasi tremila miliardi delle vecchie lire e dunque sono in grado di far lievitare, e non di poco, il prodotto interno lordo di Salerno e del territorio della sua provincia.

Ritornando allora per un attimo al discorso del buon padre di famiglia, di una famiglia in cui tutti i figli dovrebbero essere trattati allo stesso modo, un intervento di spesa pubblica, così rilevante, una manovra espansiva di tale consistenza, pari, ripetiamo per l’ennesima volta, ad un miliardo e mezzo di euro, finirà per ampliare gli squilibri tra i vari territori provinciali e farà arretrare ulteriormente Caserta, aprendo una vera e propria voragine, esemplificativa di un divario difficilmente rimediabile, difficilmente colmabile almeno nei prossimi 30 anni tra quella che fu Terra di Lavoro e Salerno che possiede l’unico merito di avere un proprio uomo al comando della Regione e di poter contare anche su tanti fessi, tra i casertani soprattutto, che lo hanno votato e, masochisticamente continuano a votarlo, nonostante vengano da lui spogliati quotidianamente, in modo da costituire nuovi e sempre più cospicui bottini da smistare in direzione Salerno.

Mentre tutto questo si consuma, niente è stato detto, a parte qualche intervento delle ultime ore, di fronte al dramma delle migliaia e migliaia di case che verranno abbattute a Casal di Principe e nel resto della provincia. Se è vero che sono state compiute delle illegalità, è anche vero che queste si sono concretizzate in una sorta di “abuso di necessità“, in quanto di ricchi, di molto ricchi o anche di mediamente ricchi tra quelli che abitano nelle case da abbattere, ce ne sono pochissimi, forse addirittura non ce ne sono.

Il sindaco di Casal di Principe Renato Natale è stato lasciato completamente solo. E bene ha fatto con le sue dimissioni a proiettare il problema in una dimensione nazionale. Fino a qualche giorno fa, il suo grido di dolore non ha suscitato particolare interesse, al di là di qualche parola di circostanza e di qualche comunicato di maniera, nel governatore campano. Immaginate un poco se la stessa cosa fosse successa a Salerno città. Ennesimo “piano Marshall”. Sarebbero già arrivati soldi a sufficienza per garantire un alloggio ancora più confortevole rispetto alle case abbattute, ai proprietari rimasti orfani della propria dimora, messa in piedi, il più delle volte, grazie ad indicibili sacrifici. Speriamo che qualcosa di positivo possa accadere e speriamo che qualche notizia un pò più concreta, possa arrivare, già a partire dalle prossime ore, da via Santa Lucia.

In questo momento drammatico, il pensiero non può non tornare a certe passerelle, a certe presenze di politici di dimensione nazionale, sempre pronti a farsi fotografare insieme a Renato Natale e insieme alla sua storia. Oggi, si sono letteralmente volatilizzati.

Vogliamo parlare poi del comparto bufalino? E allora, riflettiamo ancora una volta, visto che questa è stata ed è una delle tante battaglie portate avanti da CasertaCe, sulla strage di animali che sta impoverendo, mettendo letteralmente per strada, centinaia e centinaia di allevatori a causa di una politica della Regione a dir poco discutibile che rende gli abbattimenti legati alla brucellosi o ad altre malattie, un’operazione frutto di una procedura di controllo unilaterale, governata totalmente dalla Regione e dall’Istituto Zooprofilattico, senza alcuna possibilità di contraddittorio e dunque in spregio alla solida normativa europea, stabilmente violata dato che questa esprime procedure totalmente antitetiche, rispetto a quelle adottate dall’Asl in nome e per conto della Regione.

I danni di tutte queste scelte sono già abbastanza evidenti e rischiano di segnare una via di non ritorno per terra di lavoro. Occorrerebbe una denuncia forte e chiara ad ogni livello, con una Caserta in grado, per una volta, di mettersi insieme per difendere se stessa, le sue prospettive e la propria dignità. Una mobilitazione sociale che può avvenire solo se correttamente stimolata da una classe dirigente, ci riferiamo al ceto politico, a quello imprenditoriale e anche ai sindacati, riuscirà a trovare la forza di superare gli individualismi, i particolarismi, la politica dedicata solo al consolidamento delle posizioni singole o di lobby, unendosi trasversalmente, perchè su un quadro a tinte fosche come questo appena sviluppato, non ci si può assolutamente dividere. Per evitare di essere troppo teorici, suggeriamo quello che potrebbe essere una cosa da rivendicare senza se e senza ma: chiedere tutti insieme che una parte importante delle risorse del recovery siano destinate a Caserta. Alcuni progetti su cui lavorare ci sono già: policlinico, porto, interporti, reggia, metropolitana, navigabilità del Volturno, bonifica (seria) del litorale, valorizzazione dei beni storici e monumentali: anfiteatro di Santa Maria Capua Vetere, solo per citarne alcuni.

I casertani non sono stupidi e chi lo pensa sbaglia di grosso, hanno pazienza e sono tolleranti. Ma a tutto c’è un limite. Un buon padre di famiglia “non sbanca”, non toglie a qualcuno per dare ad altri ma aiuta tutti.