CAMORRA. False fatture per riciclare i soldi del clan dei Casalesi. 63 arresti, I NOMI
11 Ottobre 2021 - 12:12
CASAL DI PRINCIPE – Una mega truffa ‘carosello‘ scoperta dalla Procura di Napoli coordinata da Giovanni Melillo, con il procuratore aggiunto Rosa Volpe, che ha portato a 66 misure cautelari, dopo una indagine del Nucleo di polizia Valutaria, coordinata dal generale Vito Giordano, e dai nuclei di polizia Economica finanziaria di Napoli, Caserta e Salerno. Ed è stata scoperta una connessione intima tra i sistemi di frode fiscale e le attività di riciclaggio dei clan. Questo cuore dell’indagine nata da un’altra inchiesta che originariamente puntava a individuare flussi di denaro di imprese edili sospettate di collegamenti stretti con i Casalesi. Sono stati individuati conti correnti postali intestati a persone che non avevano qualunque capacità economica e che invece avevano migliaia di euro in deposito e prelevavano ogni giorno agli sportelli bancomat. Le società coinvolte operavano nel commercio carburanti, nuova frontiera di investimento del crimine organizzato, e quasi tutte fittizie, e di commercio di legname, con giganteschi volumi finanziari.
Al centro dell’indagine c’erano Giuseppe Guarino e la sorella Luisa, moglie Giacomo Capoluongo, fratello dell’ancor più famoso Maurizio Capoluongo, boss dei Casalesi della fazione Zagaria, che è stato in carcere per camorra e omicidio ea luglio scarcerato. Nell’associazione a delinquere finalizzato al riciclaggio ognuno aveva il suo ruolo. Chi emetteva fatture, chi faceva i bonifici, chi prelevava e portava soldi nelle case del clan, poco alla volta e non tracciabile dal sistema bancario e postale. In carcere anche Luigi Austero e il rampollo Nicola Aulisio, Giovanni Rinaldi, Giovanni Mignano e Youssef Christian Hathrouby. Dentro anche Salvatore De Martino,