GUARDA IL VIDEO. MARCIANISE. Incredibile ma vero: il divieto di sosta di via Vittorio Veneto si sposta dall’altro lato proprio davanti la casa dei genitori della presidente del consiglio Angela Letizia
29 Agosto 2022 - 18:21
Siccome eravamo un po’ scettici perché noi partiamo sempre dal presupposto, purtroppo sbagliato, che chi ricopre cariche istituzionali debba possedere, quanto meno, un minimo di educazione civica e di conoscenza del ruolo, volto al bene comune, delle istituzioni che rappresenta, abbiamo voluto, alla maniera di San Tommaso Apostolo, toccare con mano. Ci siamo recati sul posto e abbiamo raccontato il tutto in un video con voce guida
MARCIANISE (g.g.) Abbiamo percorso interamente, a bordo di un’auto, via Vittorio Veneto, strada inserita nel cuore del centro abitato di Marcianise che sbocca all’altezza dell’istituto scolastico Lener. Ci avevano informati, infatti, di una strana disposizione dei segnali stradali di divieto di sosta lungo quest’arteria, aperta al traffico veicolare solamente nel senso di marcia che prima avvicina e poi lambisce l’ingresso della scuola appena citata. Per come ci era stata raccontata, avevamo, infatti, accolto l’informazione con un certo scetticismo. Per cui abbiamo pensato che non era possibile che si arrivasse a tanto e, quindi, che le cose stessero realmente come ce le descrive chi ce le ha raccontate.
E invece no. Stanno esattamente così, cioè come ci sono state narrate. Compiendo un’operazione, unica nel suo genere, abbiamo percorso la strada in auto con l’accompagnamento di una voce guida. Dunque, questo video rappresenta un documento inoppugnabile in quanto dimostra, grazie alla realtà oggettiva mostrata dalle immagini, una stranissima, anomala disposizione dei segnali di divieto. Entrando in via Vittorio Veneto sulla destra è impiantato il divieto di sosta che impedisce il parcheggio delle auto nel lato destro della strada. Poi, percorsi 300, 400 metri al massimo il divieto di sosta, improvvisamente, lascia il lato destro e si materializza sull’altra parte della strada, dunque, quella sinistra. Giusto il tempo di percorrere 50, forse 80 metri ma non di più e il divieto di sosta lascia il lato sinistro e ricompare sul destro, quasi a voler sottolineare, quasi a voler dare deliberatamente nell’occhio, visto e considerato che, se per una metà di via Vittorio Veneto il divieto di sosta fosse stato posizionato a destra e per l’altra metà a sinistra, anche il punto preciso di collocazione di questo secondo segnale avrebbe potuto costituire al massimo un elemento per qualche battuta sardonica, lievemente ironica, ma nulla di più, ammesso e non concesso che questo punto fosse stato il medesimo che poi ha accolto effettivamente il divieto di sosta nel lato sinistro della strada.
E invece, su questa disposizione è lecito, anzi cominciamo ad essere precisi con le parole, è legittimo, è democraticamente legittimo porsi degli interrogativi o, comunque, considerare l’evento degno di una discussione e di un approfondimento, dato che si tratta di segnali stradali di divieto che incidono, modulandolo, attraverso gli atti di governo che dovrebbero essere finalizzati solo e solamente al bene comune, sul libero arbitrio di ogni marcianisano, inteso questa volta come singoli individui, in cerca di un parcheggio in quell’area specifica della città.
Vedete come siamo cauti, come teniamo a che il ragionamento si sviluppi in modo tale che nessuno, a meno che non sia in malafede, possa dire che queste nostre tesi valgano solo in quanto esiste un nostro pregiudizio nei confronti di chi amministra questa città?
Per cui, continuiamo a ragionare, fermo restando che, pur ritenendo inutile questa nostra dichiarazione di disponibilità, riteniamo doveroso, da un po’ di tempo a questa parte, sapendo bene che “questi qui” non hanno mai avuto l’intenzione di discutere, dato che l’unica loro manifestazione di pensiero è costituita dall’insulto, ribadire la nostra piena disponibilità a pubblicare integralmente, affinché diventino libera espressione del proprio punto di vista, eventuali note di precisazione, di confutazione, di contestazione che dovessero arrivarci dal sindaco Antonello Velardi (Voltaire do you remember?), dall’assessore alla Mobilità cittadina, dal comandante dei vigili urbani, Guglielmina Foglia, e dalla presidente del consiglio comunale Angela Letizia.
Detto ciò, andiamo avanti con un paio di domande non retoriche, ma realmente poste a chi sta leggendo, o leggerà, questo articolo: quante possibilità, cioè quant’è probabile che l’inversione di marciapiede in divieto di sosta lungo via Vittorio Veneto sia legata a motivi seri, se non addirittura cogenti, che investono, ad esempio, il tema importantissimo della circolazione stradale e della sicurezza della stessa? Noi non diciamo che una probabilità del genere esprima una cifra pari a zero. Diciamo solo che noi, che non a caso abbiamo voluto percorrere nei giorni scorsi, fisicamente, quella strada, non l’abbiamo trovata, non l’abbiamo individuata. Sarà un nostro limite, sarà che siamo duri di comprendonio e, dunque, pur avendo letto più volte tante norme del Codice della strada, non siamo riusciti a capirle. Fatto sta che noi non abbiamo trovato nella disposizione dei divieti di sosta una ragione attinente al bene comune, attinente all’esercizio della potestà amministrativa finalizzata solo ed esclusivamente a sviluppare l’azione di governo nell’interesse della cittadinanza. Non l’abbiamo trovata. Magari Velardi, la comandante Foglia, l’assessore alla Viabilità, e/o la presidente del consiglio comunale Angela Letizia, ci scrivono e così riusciranno a fare un’opera buona, affrancando, riscattando la “tonto-struttura” del nostro cervello, dall’alto delle loro competenze, che rasentano l’erudizione, stadio, quest’ultimo, valicato, invece, ampiamente da quel promotore anzi, mecenate formidabile di cenacoli culturali che risponde al nome di Antonello Velardi.
Seconda domanda che rivolgiamo a tutti i marcianisani e che cerchiamo di porre con modalità corrette, serene: esiste o non esiste la possibilità che quei 50 o 80 metri di inversione del divieto di sosta possano essere legati al fatto che dentro a questo intervallo geometrico insiste il bel palazzotto, peraltro da poco tempo dotato di una facciata nuova di zecca, nonché piacevolissima, in cui abitano i genitori della citata presidente del consiglio comunale, Angela Letizia? Noi possiamo anche dire che questa circostanza rappresenti solamente una coincidenza. Possiamo anche affermarlo, ma voi, cari lettori, potete realmente pensare che questa nostra affermazione non sia poi considerata irragionevole, un’autentica negazione di un’evidenza, un’espressione bolsamente apodittica, cioè basata su una verità esistente a priori, a prescindere, che esclude ogni discussione ed ogni ragionamento intorno alla validità della stessa? Perché, purtroppo, le immagini del video parlano da sé. La casa dei genitori della presidente Angela Letizia si trova proprio lì e dopo qualche metro, scavalcato il portone, anch’esso nuovo di zecca, il divieto di sosta torna ad interessare, torna a regolare, torna a proibire lo stazionamento delle auto solamente nel lato destro di via Vittorio Veneto.
Il fatto che lo spostamento a sinistra del divieto di sosta non abbia coinciso con il mantenimento di questo regime regolatorio per tutta la parte residua di via Vittorio Veneto, frustra, rende logicamente non plausibile, già in partenza, ogni nostro tentativo di escludere l’esistenza che ci sia una possibilità relativa all’esistenza di un nesso tra una causa, cioè il palazzo, freschi freschi di manifattura, dei genitori della presidente del consiglio comunale e l’effetto, costituito dall’impianto di un divieto di sosta che anticipa di pochissimi metri quel portone, ma soprattutto, che si interrompe pochi metri dopo lo stesso. Quindi, presidente Letizia, noi vogliamo anche provare a non essere necessariamente attivi, polemici e caustici. Glielo confessiamo: se non ci avessero compulsato su questa vicenda, noi avremmo evitato di occuparcene. Ma purtroppo, abbiamo una reputazione a Marcianise, quantitativamente e qualitativamente più significativa della vostra, ovviamente presso le persone di buona volontà che non hanno la necessità di rivolgersi alla res publica con l’atteggiamento dei questuanti, dei cercatori di favori e prebende. Per cui, questioni di credibilità, non abbiamo potuto astenerci. Il fatto di ricorrere a uno strumento, quello del video autoprodotto ed animato da una voce guida, dimostra che noi siamo entrati in via Vittorio Veneto con il cervello sgombero da pregiudizi, ma anche con l’idea che se proprio le cose stessero nella maniera in cui ce le hanno raccontate, serietà professionale avrebbe necessitato di non limitare alla semplice trattazione scritta il racconto dei fatti. La trattazione scritta è, infatti, pur sempre, un esercizio assertivo, anche quando, come succede nel nostro caso, costruiamo articoli densi di argomentazioni e anche di apparenti ripetizioni, riproposizioni concettuali che, invece, in questa “terra stultorum” rappresentano per noi l’unico modo per restare a posto con la coscienza, per poter affermare, pur assaliti dalla fatica, abituale tributo da noi pagato a questo tipo di applicazione, che non abbiamo lasciato proprio nulla di intentato in modo da rendere le nostre tesi quanto meno rispettabili, come tutte quelle, sviluppate attraversi dettagliate, minuziose argomentazioni.
A proposito: se non ci arriverà nessun chiarimento, da parte del sindaco, della comandante di vigili urbani, dell’assessore alla Viabilità, della presidente del consiglio comunale, scriveremo un altro articolo nel quale cercheremo di portare avanti una tesi consequenziale ai contenuti di questa vicenda dei divieti di sosta e che conduce, in maniera ineluttabile, nell’abisso di una cultura coatto-feudale che nel 2022 non ha alcuna possibilità di configurarsi come autentico strumento propulsivo di un governo adeguato ai tempi, di una città di 40mila abitanti, ormai ridotta allo stato brado, a quello di un qualsiasi paesello dell’Italia meridionale borbonica che, proprio in questo stato brado, fu trovata dalle truppe francesi di Napoleone e a cui si relazionò il governo di suo fratello Giuseppe Bonaparte, il cui avvento segna, purtroppo però solo tecnicamente, la fine formale del feudalesimo nell’Italia meridionale.