Avrebbe detto Zalone: “Ma è del mestiere questa?”. L’incredibile lettera di Lucia Fortini sancisce il drammatico fallimento dei servizi sociali campani, come se lei non fosse l’assessora da 7 anni
14 Novembre 2022 - 22:02
In calce all’espressione del nostro punto di vista, il testo integrale del documento spedito ai sindaci e ai coordinatori degli ambiti intercomunali della Campania. Veramente surreale
CASERTA (gianluigi guarino) – Uno degli elementi più significativi per individuare e distinguere un regime autoritario da una democrazia compiuta è costituito dal grado di operatività di cellule specializzate di quel regime nel setacciare tutto quello che viene pubblicato e che possa rappresentare una voce dissonante rispetto alle veline ufficiali o anche, semplicemente, possa rappresentare un’offerta alternativa, cioè notizie lontane anni luce da quelle che al dittatore piace leggere.
Con rispetto parlando per le tante testate di buona qualità che vi sono presenti, all’interno della rassegna stampa della Regione Campania ci sono cani e porci.
Per cui non è questione del grado di diffusione di una testata. D’altronde, se fosse così, CasertaCE è di gran lunga la più diffusa, soprattutto quella contraddistinta da un maggior tempo di lettura dei suoi articoli, per quanto riguarda questa provincia.
Insomma, stare o non stare nella rassegna stampa della regione dipende dal grado di indipendenza, di autonomia dal controllo ferreo esercitato da De Luca e dai suoi in tutti i giornali cartacei e digitali della Campania.
Per cui, come tante altre notizie, neppure questa ne entrerà a far parte. Non vogliamo dilungarci e vi invitiamo a leggere con molta attenzione questa lettera allarmata e anche minacciosa firmata dall’assessora ai Servizi Sociali della regione Campania, Lucia Fortini.
Ricorrendo all’usuale simulazione ipotetica, cioè parametrando la valutazione che di fronte a questo scritto il classico omino sceso ieri da Marte può fare, possiamo dire che questo epigono di quel “marziano a Roma”, raccontata da Ennio
E sì, perchè è veramente lunare e forse anche un po’ surreale quello che la Fortini scrive ai sindaci dei comuni capofila degli Ambiti territoriali erogatori dei servizi sociali alle persone bisognevoli, poi ancora ai sindaci degli altri comuni non capofila ma parte integrante di questi Ambiti e, infine, ai coordinatori di ognuno di essi.
Inutile ripetere la lettera del testo perché è a disposizione in calce a questo articolo. Però, un’assessora regionale la quale certifica il disastro, il default di fatto del welfare campano, così come si evince dalla missiva, non può non essere arrivata sul luogo del cataclisma da poco tempo e, giustamente, prima di rimboccarsi le maniche opera una sorta di inventario, redige una due diligence listata a lutto.
Uno tutto può pensare leggendo la lettera, eccetto che sia stata scritta dalla stessa persona che dal 2015 ad oggi, per ben 7 anni, è stata al timone (si fa per dire) del welfare campano.
Parlando di disastro, di default, abbiamo esagerato, abbiamo enfatizzato l’interpretazione del testo vergato dalla Fortini?
Ribadendo l’invito a leggerla tutta, vi pubblichiamo qualche estratto: “Con riferimento al programma Vita indipendente, anch’esso gravante dal 2019 sul Fondo non Autosufficienza, il livello della spesa dichiarata è drammaticamente bassa per tutte le annualità“.
Avete letto bene l’avverbio? La Fortini scrive “drammaticamente“, riferendosi ad una delle strutture più importanti del welfare regionale, ad una porzione fondamentale di finanziamenti erogati ai sensi della legge dello Stato 328 del 2000 e quella regionale, la 11 del 2007 (Legge per la dignità e la cittadinanza sociale), che in pratica la attua.
Dunque, la spesa “drammaticamente bassa” riguarda i fondamenti del welfare campano, non questioni secondarie.
Vabbè, la Fortini si sarà distratta nell’ultimo anni e oggi la situazione le è sfuggita un po’ di mano, peggiorando i suoi fondamentali rispetto alla normalità degli anni precedenti.
E infatti: “Per gli Assegni di cura – scrive ancora Fortini – gli ambiti presentano un livello di certificazione spesa inferiore al 100% per l’annualità 2018“.
Annualità 2018, dunque.
Queste “vecchie” rendicontazioni sono necessarie, valgono come il pane, poiché, in loro assenza, senza conoscere come sono stati spesi questi finanziamenti, il Ministero della Salute non eroga più niente, chiude i rubinetti.
Infatti, la stessa Fortini ricorda ai comuni e agli Ambiti che il trasferimento di denaro viene operato da Roma alle regioni solo al verificarsi di una rendicontazione pari al 100% per la terza annualità precedente e al 75% per i due anni prima. L’assessora, parlando del 2019 e del 2018, spiega chiaramente come la situazione sia per l’appunto drammatica per il welfare campano.
Ora, il concetto che emerge dalla lettera è uno e uno solo, cioè che i sindaci dei comuni capofila degli Ambiti e i coordinatori di ognuno di questi sono degli incapaci e che se la qualità dell’assistenza è tanto bassa è solo colpa della loro dabbenaggine e della loro indolenza.
Tanto è vero che alla fine della lettera, la Fortini scrive chiaramente che la Regione Campania porrà “in essere ogni azione tesa a recuperare le somme non impiegate“.
Verrebbe da dire all’assessora, parafrasando un Gianfranco Fini d’annata “Che fa, li caccia, i sindaci e o i coordinatori? Che fa, li commissaria?“.
Se è vero che gli Ambiti intercomunali sono abitati da decine di incapaci, approfittatori e mariuoli di ogni risma, è anche vero che questa situazione, così come risulta anche da recenti indagini della Dda di Napoli, è in tal modo strutturata da diverso tempo.
Dunque, quando si valuta lo stato delle cose del welfare campano, non si può non considerarlo un prodotto dell’operato pluriennale dell’assessora Fortini; non si può non considerarlo un prodotto del modo con cui la Fortini ha visto i servizi sociali della Campania, assumendo rispetto ad essi la convinzione che un’interlocutrice privilegiata, una da tenersi vicina come consulente di fatto, fosse la signora Sofia Flauto da Aversa, già moglie di Luigi Lagravanese da Casal di Principe che almeno 5 pentiti descrivono come principale referente, anzi, il plenipotenziario del clan dei Casalesi dentro al sistema di appalti ed affidamenti ex legge 328.
Questa è storia. Ma diciamo che la Fortini ha solo preso una svista e che dunque non possa essere applicato per lei l’antico adagio del dimmi con chi vai e ti dirò chi sei.
Neutralizzando ogni valutazione di questo genere, cioè di matrice morale, non si può fare altrettanto con quelle oggettive in quanto emergenti dall’aritmetica dei numeri.
Non faremo, al riguardo, molta fatica a stabilire la cifra di suoi dipendenti, tra dirigenti, quadri intermedi, impiegati, ausiliari, Categoria A, B, C, D, E, F e G e chi più ne ha, più ne metta, operanti nella ripartizione regionale dei Servizi Sociali. Riteniamo che si tratti di un numero a 3 cifre, nell’ordine di centinaia di persone.
E’ mai possibile che una struttura di tali dimensioni, che costa centinaia e centinaia di milioni di euro al mese solo tra contributi, stipendi, indennità eccetera, non abbia un sistema di monitoraggio e pronto intervento che consenta, nel corso delle varie annualità, di registrare, di fotografare, di configurare costantemente lo stato e le cifre delle rendicontazioni?
Se un assessore afferma che la regione è in netto ritardo su rendicontazioni di tre anni fa e su quelle di due anni, per le quali è richiesto solo il 75%, non può scaricare la colpa solo sugli incapaci, idioti e mariuoli di cui sopra.
Una donna (o un uomo) delle istituzioni che da sette anni ha in mano le sorti dei servizi sociali della terza regione d’Italia non può limitarsi allo scarica barile. Se il sistema ha fallito, come chiaramente manifesta la Fortini nella sua lettera, dovrà essere un altro assessore a iniziare un’opera di bonifica degli uffici di Piano degli Ambiti sociali.
Chi è stato al comando del sistema per sette anni, è, di per sé, corresponsabile. Perché quando si sta in un’istituzione, la responsabilità personale conta poco o nulla, sicuramente conta molto di meno di quanto possa essere incidente nell’ambito di un rapporto di diritto privato.
La responsabilità oggettiva non è un concetto aleatorio quando di mezzo c’è l’esercizio di cariche istituzionali, cioè di diritto pubblico. La responsabilità oggettiva è la fotografia di uno stato delle cose che non può essere assolutamente disconnesso dalla responsabilità di chi dovrebbe esercitare l’apice della potestà. Insomma, se il sistema non funziona, non può essere materia opinabile l’individuazione dei motivi fondamentali delle problematiche nella carenza qualitativa o quantitativa della potestà politico-istituzionale.
Ma figuriamoci se la Fortini, se un assessore nominato da De Luca, dunque dotato delle caratteristiche molto naif che consentono di entrare in una giunta governata da uno come il presidente di regione, è in grado di percepire e poi di comprendere profondamente il significato della responsabilità istituzionale.
Per cui, anche questa cosa finirà in cavalleria, cancellata, nel libro delle criticità, da relativismo e dall’incapacità della politica di questa regione di occuparsi di cose e di fatti realmente seri e realmente attinenti alla vita della gente comune.
QUI SOTTO LA LETTERA DELL’ASSESSORA FORTINI