L’ULTIMA PROVA PROVATA. Assunta alla Provincia la figlia dello scudiero di Giovanni Zannini. Perché si tratta di un fatto tossico e perché riproponiamo un vecchio video
15 Febbraio 2023 - 14:30
Il giochino, sempre lo stesso, quello del repêchage degli idonei, in questo caso si tratta di un concorso per categoria C, istruttore contabile. I fatti (purtroppo) danno inquietantemente ragione alle previsioni da noi formulate e totalmente ignorate dalle autorità preposte, sin dal momento in cui furono pubblicati i primi bandi
MONDRAGONE (gianluigi guarino) – Quando noi diciamo che i concorsi dell’amministrazione provinciale di Caserta sono stati una pastetta, un fatto grave superato, però, in gravità, dalla circostanza che nessuna autorità preposta ci abbia voluto mettere dentro cervello e cuore, quando sin dai primordi, sin dall’individuazione della famosa impresa calabra incaricata della gestione di tutta la procedura concorsuale, sempre noi di CasertaCE auspicavamo un’azione di controllo, un’attenzione specialissima di fronte a questa partita, dove ben precisate strutture politiche della provincia dovevano andare a scontare tutta una serie di impegni assunti ai tempi delle elezioni, soprattutto quelle Regionali del 2020.
Quell’appello rimane inascoltato e ora col…cavolo che trovi elementi da mettere insieme, per porre quantomeno in discussione, in relazione alle leggi, ai codici, alle norme vigenti, gli esiti di questi concorsi che sono andati esattamente come noi avevamo preventivato e non solo paventato.
Quando scrivevamo, infatti, che l’allargamento delle graduatorie rispetto ai posti previsti nei bandi inizialmente pubblicati rappresentava un imbroglio, né più, né meno di un imbroglio, ci sono state persone che – ovviamente senza leggere una riga dei nostri articoli – ci hanno detto che siamo degli esagerati.
Incrociando stamattina la graduatoria del concorso per due posti istruttore contabile, categoria C – posizione a cui si accede tramite diploma – abbiamo, quand’anche non ne avessimo bisogno, avuto l’ennesimo riscontro della (stra)verosimiglianza di un piano architettato a priori che, oltre al numero di assunzioni previste nei bandi, preparava anche quelle ugualmente determinate alla cifra precisa, non eventuale, ma precisa, di chi, solo apparentemente, solo per finta, di questo o di quell’altro concorso non risultava vincitore.
Si chiama Chiara Campoli. E’ una ragazza di Mondragone e, in relazione a quello che stiamo scrivendo, è soprattutto la figlia dell’imprenditore Alfredo Campoli, amico del cuore del consigliere regionale Giovanni Zannini, con cui va a fare anche le vacanze, e di Rosaria Tramonti, che Zannini ha appoggiato alle ultime elezioni comunali, creando le condizioni affinché essa, già assessore nella precedente amministrazione, potesse raddoppiare i propri voti e risedersi sulla medesima poltrona.
Chiara Campoli si è classificata terza, alle spalle di Nicola Colella e Daniele Diomaiuta.
Ora, chi conosce come noi i fatti di Mondragone, per averli raccontate in centinaia e centinaia di articoli, l’ultima cosa al mondo che può pensare è quella che Zannini abbia fatto fare alla figlia di Alfredo Campoli un concorso alla “spera in Dio”.
Stiamo parlando, infatti, di un rapporto solidissimo, politico ma anche e soprattutto personale. Zannini ha tratto da imprenditori alla Alfredo Campoli la linfa vitale per la sua ascesa elettorale, iniziata proprio da Mondragone e che senza Mondragone, senza i voti di Mondragone non sarebbe mai avvenuta, in un contesto altamente accogliente e partigiano, così come dimostrerebbero fatti controversi ancora sub-judice, tipo quelli che hanno portato a processo un presidente e gli scrutatori di una sezione elettorale dove, ad avviso della procura di Santa Maria Capua Vetere, si sarebbe consumato più di un magheggio per alterare, ovviamente in eccesso, la cifra ottenuta da Zannini alle elezioni regionali 2015.
Mondragone è la fonte dell’attuale e spropositato potere del consigliere regionale. E in questa fonte – fidatevi di un giornale che dal 2012 ha vivisezionato fatti, circostanze e retroscena della città rivierasca – il fulcro del maggiore ingranaggio di attivazione della macchina elettorale zanniniana è stato Alfredo Campoli.
Per cui, siamo seri, Chiara Campoli non ha partecipato, a nostro avviso e in base a queste argomentazioni, al concorso con l’obiettivo di provarci, per l’appunto, alla “spera in Dio”.
È arrivata terza e non seconda, ma sempre a nostro avviso e per le argomentazioni appena riportate, con la ragionevole e ragionata certezza di essere assunta subito, contemporaneamente agli apparenti vincitori, grazie, diciamo noi, a quell’imbroglio dell’allargamento, frutto di una pianta organica approvata in un modo nel 2021 e stravolta, non dieci, cinque o tre anni dopo, ma dodici mesi dopo, quando le condizioni del piano di fabbisogno del personale(lo stiamo scrivendo in tutte le lingue) non potevano essere totalmente diverse e neppure potevano essere imprevedibili.
Lo scorrimento delle graduatorie è causato dal piano di fabbisogno del personale che, dopo il precedente approvato nel marzo 2021, lo scorso 20 giugno, a poco più un anno di distanza, viene stravolto, aggiungendo 46 assunzioni alle 44 inizialmente previste.
E questo – sempre a nostro avviso – fa residuare le uniche ragioni reali della manovra relativa allo scorrimento immediato della graduatoria: il fatto che bandire concorsi con un numero tot di posti serviva prima di tutto a non affollarli più di tanto, visto e considerato che una cosa è bandire per uno, due o tre posti, altra cosa sarebbe stata bandire per dodici posti, come ad esempio è successo per la posizione di istruttore di vigilanza, con 8 posti a concorsi e la contestuale assunzione di 16 concorrenti, con utilizzo lampo, ripetiamo, contemporaneo, degli idonei che entrano in ruolo (mai visto) in sincrono con i vincitori. Va da sé che se uno incrocia un bando di assunzione per dodici posti, decide di parteciparvi, mentre se becca un concorso per tre sole posizioni, ci pensa due volte, essendo gli spazi di assunzione più ristretti.
E ancora, questo metodo serviva a scontare gradualmente le promesse elargite e soprattutto a organizzare bene le cose per i nomi più esposti, com’è quello di Chiara Campoli, com’è quello degli ugualmente ripescati Salvatore Mastroianni e Raffaella Zagaria, ma potremmo continuare nel lungo elenco.
In conclusione, ritornando un attimo ad Alfredo Campoli e all’assunzione di sua figlia, di cui non discutiamo le qualità professionali che, peraltro, non conosciamo, questa rappresenterà una sorta di monito per le migliaia di giovani mondragonesi, i quali, dotati di un titolo di studio simile o uguale a quello di Chiara Campoli, sapranno che l’unica possibilità di ottenere un lavoro, di uscire dallo status di disoccupati, sarà costituita da un’arcaica affiliazione politico elettorale al carro, ormai alato, di Giovanni Zannini.
Non solo. Sapranno anche che atteggiamenti relazionali, come quello adottato da Alfredo Campoli nella famosa vicenda, che riproponiamo oggi, simbolicamente, attraverso la pubblicazione in testa all’articolo di quel video, pagano sempre qui da noi.
Urlare, minacciare, impugnare una mazza di ferro per dirimere una discussione, così come a suo tempo fece Campoli, è il modo migliore per realizzare i propri obiettivi.
E se è vero che la magistratura, come hanno dimostrato gli ultimi trent’anni, deve evitare ogni scivolamento in una visione e un’interpretazione etico-politiche della sua funzione, è anche vero che uno che prende una mazza di ferro per risolvere una discussione, non è certo un ologramma che prefigura un pregiudizio di tipo etico politico.
Così come l’algoritmo di questi concorsi non è una modalità rispetto alla quale formulare analisi o anche giudizi severi, auspicando maggiore attenzione da parte dell’autorità preposta, non appartiene certo alla tipologia, alla categoria del politico da inseguire e da punire ad ogni costo.