CASERTA. Ecco perché le multe, le ganasce e il terrore dei verbali è moralmente inaccettabile se a farlo è il comandante Antonio Piricelli, il più revocato nei comuni di camorra

5 Febbraio 2024 - 10:59

Non servono a nulla se non a far cassa e a distruggere quel poco di economia commerciale esistente in Corso Trieste e via Roma. Siccome non siamo abituati ad affermare certe cose delicate senza spiegarle, chi vorrà potrà leggere con attenzione questo articolo

CASERTA (g.g.) – La prendiamo un pochino alla lontana ma promettiamo di esser e più sintetici nel prosieguo dell’articolo.

Da quando è arrivato Antonio Piricelli al comando dei vigili urbani di Caserta si è assistito a una pesante stretta delle contravvenzioni stradali.

Attenzione. Parliamo di stretta delle contravvenzioni, non certo di una politica, di una strategia nuova di gestione del traffico veicolare, vero cancro della città di Caserta.

Le contravvenzioni fanno notizia, sono un elemento di vistoso impatto, in pratica se ne parla, e di primo acchito, di fronte ad una situazione nuova di questo tipo, il cittadino è portato ad applaudire ritenendo che questo rappresenti una forma di ripristino di un ordine, di una disciplina, di un’equità, di una perequazione tra chi osserva le regole e chi le regole, soprattutto quelle riguardanti i parcheggi, non le osserva. In realtà non è così e il portato di Antonio Piricelli conta eccome in quello che sta capitando.

Se non fosse esistita Casertace nessuno avrebbe mai saputo che il fratello di un importante boss della camorra di Sant’Antimo aveva formulato addirittura un video-appello invitando i propri concittadini a manifestare sotto alla casa municipale affinché i commissari straordinari, al tempo in carica dopo l’ennesimo scioglimento per infiltrazione camorristica di quel Comune, non allontanassero Piricelli, bensì lo mantenesse in servizio da comandante dei vigili urbani.

Se non ci fosse stato questo giornale non si sarebbe saputo che il Piricelli, revocato naturalmente dalla triade commissariale non aveva avuto altra scelta se non quella di emigrare in provincia di Caserta dopo altre infelici esperienze in Comuni, Arzano e Casavatore, ugualmente colpiti da provvedimenti per infiltrazione camorristica.

Se non ci fosse stato questo giornale non si sarebbe saputo che Antonio Piricelli ha vissuto, e non sappiamo se ancora le vive, esperienze da imputato per reati molto seri per abuso e che inoltre, nel caso già citato di Casavatore, il suo nome era stato presente negli atti finali della procedura, con la staffa costituita dal decreto del presidente della Repubblica.

Per quel motivo, anche a Casavatore, com’è poi successo a Sant’Antimo, la sua funzione fu revocata.

Qui da noi ha trovato in Giovanni Zannini un interlocutore naturale e dopo che il sindaco di Cesa Enzo Guida, dieci minuti dopo la pubblicazione di un nostro articolo che declinava la biografia del Piricelli, lo revocò, quello che sarebbe diventato comandante della città capoluogo, riparò in quel di Zanniniland, Comune una volta conosciuto con il nome di San Marcellino.

Da lì arrivò ad Aversa, dov’è stato revocato a sua volta dal sindaco Alfonso Golia e infine, incrociando un altro naturale interlocutore in Carlo Marino, ce lo siamo ritrovati qui a Caserta.

Per carità, se oggi Antonio Piricelli è comandante dei Vigili Urbani nella città della Reggia è perché questo è giuridicamente possibile, lecito. Altro discorso è la credibilità, la reputazione che costituiscono dei punti di vista che, per quanto ci riguarda, non fondiamo sull’aria fritta o perché, onomatopeicamente ci dia noia il cognome Piricelli, ma perché, quando è arrivato in provincia di Caserta, noi abbiamo effettuato ricerche precise e circostanziate di documenti ufficiali, rintracciando quel video di Sant’Antimo alla cui esistenza non abbiamo voluto credere fino a quando l’evidenza di quelle parole e quelle immagini non hanno provocato la nostra resa incondizionata.

Per cui, uno così non è come un altro comandante dei Vigili Urbani.

Le ganasce e la raffica di contravvenzioni ordinate dal comandante Piricelli per alzare, a nostro avviso, una cortina fumogena che possa distrarre i cittadini, le persone che si interessano di queste vicende sul suo portato professionale, sul suo passato, sono moralmente illegittime.

È un nostro punto di vista, di cui ci assumiamo la piena responsabilità.

Il comandante Piricelli non conosce questa città, sgovernata da anni e anni, che ritiene ancora oggi di poter realizzare delle operazioni a freddo, come quelle delle multe a raffica che, cinicamente, hanno solamente un valore per chi vuole ricostruire un’immagine o per un sindaco che vuol dar l’idea che lui esiste anche al di là delle gare di appalto, degli affidamenti milionari, degli interessi lobbistici e personali.

Una strategia di questo tipo peggiora la situazione, perché, ripetiamo, viene iniettata a freddo in un sistema di mobilità totalmente distrutto da anni di malgoverno.

Il signor sindaco Carlo Marino, per tutelare i suoi amici Dresia, ha creato le condizioni per il caos che oggi assale e affligge il centro di Caserta.

Il parcheggio di via Roma è chiuso. Quello della Reggia rimane aperto solo grazie al coraggio e alla determinazione orgogliosa di chi lo gestisce, nuotando controcorrente.

Non ne parliamo proprio del parcheggio azzerato sottostante al monumento ai Caduti.

Scusate, ma per andare in un bar, per mangiare una pizza o andare in un negozio di abbigliamento o in un ristorante di corso Trieste, dove cavolo la devono parcheggiare l’auto le persone?

In un posto in cui, come amava dire il defunto sindaco De Falco, la gente è abituata da generazioni a prendere la macchina, come si suol dire, anche per fare cento metri, in un posto in cui non c’è stata mai una politica fondata su investimenti orientati a costruire una mentalità, una cultura nuova della mobilità compatibile, serena, che colleghi le esigenze dell’offerta proveniente dall’economia commerciale locale alla serena accettazione, anche al piacere di camminare a piedi, di godere di una passeggiata pedonale o in bici.

Alle isole pedonali, alle Ztl, come scriviamo ormai da anni inascoltati, si arriva. Sono un punto finale di un processo che parte da lontano. Alla draconiana applicazione del Codice della Strada si arriva dopo che al cittadino, all’automobilista, vengono offerte delle possibilità, viene offerto un piacere di lasciare l’auto da qualche parte e di vivere la propria città con l’orgoglio e con il sorriso compiaciuto di chi si sente a casa propria realmente.

Oggi abbiamo parlato di questo. Domani scriveremo un secondo articolo sui decreti che il sindaco Carlo Marino avrebbe firmato, probabilmente grazie alla spinta di Antonio Piricelli, armando le penne e i taccuini dei cosiddetti “vigilini”, facendo cioè quello che si potrebbe fare nel momento in cui si offrisse agli steward che vigilano uno stadio durante una partita di calcio, una pistola P38 di cui non conoscono neppure l’intensità del rinculo.

Partiremo da una sentenza della Cassazione che poi, a pensarci bene, non ci voleva certo la Cassazione per affermare un fatto logico rispetto alle contravvenzioni che un ausiliario del traffico può fare e rispetto a quelle che, invece, non può permettersi di fare visto che, se le fa, le può comminare allora anche un cittadino qualsiasi che passa per caso e si accorge di un’auto in divieto di sosta.