Giorgia Meloni è ancora una “bella stronza”, ma la cricca la rovinerà. Alberico Gambino, candidato e fotocopia di Edmondo Cirielli, il signor Pignetti, considerato impresentabile dalla Commissione antimafia

29 Maggio 2024 - 18:01

Lo dovrà votare anche l’attuale presidente provinciale di Caserta, Gimmi Cangiano. Nel dicembre scorso è stato assolto dal reato di concussione, ma il suo nome è stato trasmesso alla Commissione parlamentare presieduta da Chiara Colosimo dalla Direzione nazionale antimafia. Vedrete che una goccia alla volta i vari Lollobrigida, Cirielli, Donzelli che hanno avallato l’operazione Marco Nonno a Napoli e che nulla dicono al Cirielli quando siede allo stesso tavolo con una di centrosinistra, che più di centrosinistra non si può, ossia Raffaela Pignetti, determineranno danni anche all’immagine della premier. Il momento decisivo: la mancata separazione nuziale di Lollo con Arianna Meloni.

CASERTA (gianluigi guarino) E beh, faranno finta di niente, ma magari la premier Giorgia Meloni non c’è rimasta benissimo per questa cosa, perché magari le avevano raccontato che sul personaggio specifico, da dicembre scorso in poi, tutto era ok, tutto era tornato immacolato. Si è sempre detto, negli ultimi mesi, che è vero che Alberico Gambino, da sindaco di Pagani, ha attraversato un momento difficile quando è stato pesantemente inquisito dalla Dda, però poi ne è uscito bene, assolto nel dicembre scorso dal reato di concussione. Ma la potestà giudiziaria è una cosa, altra cosa è il codice di autoregolamentazione in vigore nella Commissione parlamentare antimafia, che utilizza dei parametri non necessariamente legati a un esito giudiziario. Fatto sta che, alcuni giorni or sono, la Direzione nazionale antimafia ha spedito alla Commissione, presieduta da un esponente di Fratelli d’Italia, ossia Chiara

Colosimo, un elenco di 20 nomi la cui biografia e il cui presente non sarebbero in linea, entrandovi in conflitto, con le previsioni di questo codice di autoregolamentazione.

Siccome la Commissione antimafia è garantista, ed è giusto che lo sia, anche come bilanciamento alle visioni che può avere un procuratore, un pubblico ministero, un magistrato, i 20 nomi si sono ridotti a 7, ma comunque in questi 7, che danno corpo alla lista relativa alle prossime elezioni europee, alla lista dei cosiddetti impresentabili, c’è Alberico Gambino.

Ora, la presenza di Chiara Colosimo, il suo ruolo, la sua appartenenza politica a Fratelli d’Italia costituiscono una garanzia assoluta che con consentirà stavolta di poter sostenere la tesi che, siccome la Commissione antimafia è in mano alla sinistra, quelli della destra vengono colpiti per motivazioni politiche e non perché tecnicamente impresentabili rispetto al citato Codice.

Ma chi è Alberico Gambino, oltre a quello che abbiamo appena scritto sul periodo in cui è stato sindaco di Pagani? Alberico Gambino è soprattutto il candidato alle elezioni europee voluto fortissimamente e appoggiato ancor più potentemente, dal ras del partito della Meloni in Campania, cioè da Edmondo Cirielli, attuale vice ministro degli Esteri, già colonnello dei carabinieri (e questo ci stupisce), appartenente a quella che abbiamo definito la cricca, nelle cui mani risiede, purtroppo per questo partito e per la sua leader, il potere reale della politica, delle organizzazioni e della definizione delle liste elettorali di Fdi. Una cricca che esiste, scusateci la franchezza (la Meloni del contro-stronzo a De Luca apprezzerà sicuramente), perché Arianna Meloni, la sorella della premier, ha deciso di passare sopra a qualche attività personale non certo commendevole realizzata dal marito Gino Lollobrigida, pardon, Francesco Lollobrigida. Quello è stato un punto di svolta, se dopo l’articolo, mai smentito, pubblicato a suo tempo da Dagospia, Arianna Meloni avesse, infatti, deciso, come può capitare in qualsiasi coppia, di dare un taglio al suo matrimonio con Francesco Lollobrigida, forse oggi non esisterebbe neppure la cricca e forse oggi Arianna Meloni sarebbe in grado di svolgere quella funzione di controllo, di attenzione al recinto dei buoi, a cui l’ha delegata la sorella e che, al contrario, non sta svolgendo, al punto che tutti i buoi sono ormai scappati via da tempo.

L’unità riconquistata dalla coppia Arianna-Francesco ha ridato in pratica il pallino del controllo politico del partito all’attuale ministro delle Risorse agricole. E quest’ultimo, nei giorni dell’articolo di Dagospia, si rifugiò all’estero, per andare a confidarsi probabilmente con il suo amico del cuore, ossia Edmondo Cirielli. Ci fu anche uno scatto galeotto pubblicato in Facebook, per cui il fatto è arci sicuro.

Quando il sereno è tornato nel talamo nuziale, la cricca ha cominciato a lavorare in maniera indefessa. Per cui, oggi, Fdi si ritrova a Napoli, proprio perché Arianna Meloni non è riuscita a interferire su questa cosa, alla carica di segretario cittadino, mister Big Jim Marco Nonno, fascista orgoglioso di esserlo. E fin qui si potrebbe anche passare, ma soprattutto un condannato a 8 anni e mezzo di reclusione per i reati di devastazione e di resistenza violenta a pubblico ufficiale, ossia alla polizia di Stato, compiuti in concorso con altri, in occasione dell’arcinota vicenda dei disordini di Chiaiano. Presto si celebrerà un nuovo processo in corte di Appello, dove la Cassazione ha rispedito il fascicolo dopo aver annullato, considerandola troppo mite, la condanna a 2 anni, comminata a Marco Nonno in un primo processo di secondo grado, condanna che anche grazie agli articoli di questo giornale ha costretto il presidente del Consiglio regionale, il casertano Gennaro Olivero, a fare quello che De Luca, al quale, evidentemente, un Marco Nonno consigliere andava benissimo, gli aveva detto di non fare, ossia a chiedere un parere alla stessa corte di Appello, considerando definitivo il verdetto a 2 anni di reclusione, ha messo Oliviero con le spalle al muro costringendolo a convocare il consiglio regionale che ha sancito la decadenza di Marco Nonno dalla carica di consigliere, con conseguente perdita dei 10-15 mila euro al mese tra stipendio e indennità intascati fino ad allora.

Ora, ai microfoni del programma Piazza Pulita, Lollobrigida ha avuto il coraggio di dichiarare – abbiamo riprodotto e pubblicato il filmato – che Marco Nonno è una vittima della magistratura. L’ha detto senza aver letto un solo documento giudiziario, dimostrando in questo modo che la sua valutazione è frutto solo di fratellanza acritica.

Non solo Nonno, la cricca, infatti, ha anche stabilito le candidature, sicuramente quelle della circoscrizione Sud, alle elezioni europee in modo tale da garantire i propri uomini e le proprie donne.

Cinicamente ha comunicato la notte prima della presentazione ufficiale della lista a Massimo Grimaldi di non esser stato candidato.

Non solo Nonno e non solo elezioni europee: la cricca, infatti, sta avallando una delle operazioni più squallide, da un punto di vista politico, mai viste nel nostro territorio. Edmondo Cirielli, insieme magari a qualche capo delle segreterie tecniche o segreterie tout court del sottosegretario con delega alla Innovazione digitale, presso la presidenza del Consiglio dei ministri Alessio Butti, ha legittimato, nei minuti immediatamente precedenti alla celebrazione di una assemblea provinciale di Fratelli d’Italia, nella sala congressi dell’hotel Vanvitelli, la presidente dell’Asi di Caserta, Raffaela Pignetti, che ha assunto la sua carica per effetto esclusivo dell’impegno di Stefano Graziano, oggi deputato del Pd, che è riuscita a rimanere in sella grazie all’alleanza, al patto di ferro politicamente scellerato, stretto tra lo stesso Graziano e il consigliere regionale Giovanni Zannini, uno che, mentre De Luca dava della stronza alla Meloni, era lì ad un metro, cercando pure lui di forzare il blocco della polizia, in modo da poter accedere al Largo Chigi, ossia al palazzo che ospita la presidenza del consiglio dei ministri. Questo, giusto per raccontarvi per l’ennesima volta il motivo per cui la definiamo cricca, questa filiera che parte da Lollobrigida, passa per Cirielli e arriva al toscano Giovanni Donzelli, esecutore di ordini molto più diligente, ubbidiente ad ogni tipologia di piccola o grande nefandezza che gli viene ordinata, rispetto alla sua simpatica fisionomia che rimanda direttamente a Topo Gigio.

Alberico Gambino impresentabile, tutto sommato, aggiungiamo noi, copia incartapecorita dei componenti della cricca. Magari loro non hanno avuto gli stessi problemi giudiziari di Gambino, ma dal punto di vista politico si stanno dimostrando degli spregiudicati e soprattutto si sono costituiti come gruppo auto referenziale, perché solo un’autoreferenzialità totalmente disconnessa alla logica e alla dignità del partito che si dovrebbe rappresentare, può far sì che Edmondo Cirielli si metta insieme dietro ad un tavolo con Raffaela Pignetti che, a proposito, nel 2018, si è anche candidata alla Camera dei deputati, senza essere eletta, nella lista Civica popolare dell’ex ministra della Sanità, ex forzista, poi para-renziana Beatrice Lorenzin, inserita nel centrosinistra dell’allora quasi defunto Matteo Renzi, travolto, nell’occasione, parimenti al centrodestra, dallo tzunami 5 stelle.

Per la cronaca, gli altri sei candidati alle elezioni europee, usciti dalla lista resa pubblica dalla Commissione antimafia, sono: Giuseppe Milazzo, anche lui di Fratelli d’Italia, i tre forzisti Angelo D’Agostino, Marco Falcone e Luigi Grillo, Antonio Mazzeo del Pd e Filomena Greco della lista Stati Uniti d’Europa.