LA NOTA. Giovanni Zannini è un genio: ha 70mila voti, è vittima degli attacchi della camorra ed è stimato dalla magistratura. Dobbiamo inchinarci e accettarlo senza se e senza ma

16 Luglio 2024 - 13:55

Noi rimaniamo del nostro punto di vista, ma come ho detto nel breve video editoriale del 24 giugno scorso, che riproponiamo all’interno dell’articolo odierno, una cosa è la convinzione di un giornalista, una cosa è l’ambito di attività professionale di un giornale, altra cosa è la legittimità piena e indiscutibile dei successi elettorali di un uomo senza partito considerato immacolato e ora, alla luce della legittimazione avuta sia dalla Dda di Napoli per la vicenda di Tiberio La Torre, sia dalla cerimonia della cittadinanza onoraria al procuratore di Aversa, anche di più dalle toghe. E le toghe ne sanno sicuramente molto, ma molto di più, di quanto ne sappiamo noi

MONDRAGONE (Gianluigi Guarino) – Giovanni Zannini è da considerare, come del resto abbiamo già scritto e detto in qualche nostra incursione video, il Superman della politica casertana.

A dirla tutta, lui oggi è in grado, sempre a nostro avviso, di eleggere non uno, non due, ma addirittura tre consiglieri regionali nel caso in cui si schierasse dalla parte giusta, precisando come ben si può comprendere dal modo in cui lui attua la sua esperienza politica, che per lui la parte giusta è quella che poi le elezioni regionali le vince.

Nessuno, neanche gli antichi signori delle preferenze casertani, ma anche napoletani, erano giunti a tanto.

Oggi Giovanni Zannini è, contemporaneamente, l’uomo che può disporre, anche alla luce dei recenti successi elettorali ad Aversa e Castel Volturno, su 65mila-70mila voti.

Ciò senza avere un partito alle spalle, e fidatevi di noi che questa provincia la conosciamo fino alle budella e molto di più di quanto la conoscano certe istituzioni chiamate dagli ordinamenti, a partire da quello costituzionale, a vigilare su tante cose.

Un politico senza partito che ha a disposizione un numero di voti con i quali, se entrasse in un partito, potrebbe con buona ragione rivendicare la candidatura a presidente della Regione.

Piaccia o no, questo quadro è reale e fondato su un uso finanche prudente di una calcolatrice che parte dai 21mila voti di preferenza personali che Zannini ha già conquistato alle elezioni regionali del 2020.

Oggi, rispetto ad allora, la sua incidenza e il suo potere di controllo sulle azioni di sindaci, assessori, consiglieri comunali, enti di sottogoverno, si è quantomeno quadruplicata, per cui fatevi il conto e vedrete che a quella cifra arriverete anche voi lettori.

Giovanni Zannini è entrato a far parte dei meccanismi politico-istituzionali relativi al mondo dei rifiuti nelle diverse e fondamentali filiere che ne sono componenti.

La sua posizione, fortemente voluta all’inizio della legislatura, di presidente della relativa commissione del consiglio regionale, gli garantisce questa possibilità.

Ma Zannini si può muovere tranquillamente in ogni ufficio della Regione Campania e dentro ad ogni materia, come dimostra la doppietta realizzata prima attraverso la costituzione del famoso Consorzio di cui è entrato a far parte anche suo padre Michele e tanti zanniniani sparsi in ogni dove, soprattutto a Parete (CLICCA E LEGGI), e oggi con questa operazione che arride agli interessi di un suo amico personale, di una famiglia, quella dei Napolitano, passata armi e bagagli con lui da quando, per i motivi noti, a Mondragone non c’è più Giuseppe Valente, condannato per camorra e divenuto collaboratore di giustizia e imparentato con i Napolitano, che ha tenuto sempre in un palmo di mano.

All’inizio si muoveva negli uffici della Regione con il placet del governatore Vincenzo De Luca, al quale il mondragonese è sempre stato simpatico, visto che De Luca incanta i campani beccaccioni con le sue sortite video, ma i voti li sa contare e apprezzare come solo un vecchio arnese della prima Repubblica e dei cascami della stessa precipitati nella cosiddetta Seconda Repubblica, sapevano e sanno fare.

I voti non puzzano, e come si prendono prendono va sempre bene, altrimenti De Luca si sarebbe incazzato di brutto con Zannini quando all’inaugurazione del campo sportivo gli ha fatto trovare Pasquale Scarola, al secolo Razzino, camorrista mondragonese Doc effigiato proprio mentre scorta alle spalle il governatore insieme al fratello dell’Assessore alle Attività Produttive Maria Rosaria Tramonti.

Siccome De Luca è ancora arci-convinto di potersi ricandidare a presidente della Regione e sa bene che anche grazie a lui Zannini oggi è in grado di mettere in campo una lista tutta sua da presentare in almeno tre province, siccome sa bene che Zannini ha 60mila o 70mila voti, gli concede di girare negli uffici delle alte burocrazie regionali, dove sanno che Zannini è vicinissimo al presidente e che dunque, quando chiede, deve essere accontentato.

Va aggiunto che si tratta di uno molto volitivo, di uno che probabilmente dorme poco ed è in grado di dedicarsi a tante attività di analisi, di conoscenza e di gestione.

Ha creato attorno a sé un cordone fittissimo formato da centinaia di persone, ognuna delle quali gli segnala cose relative al proprio settore, in modo da consentirgli di andare a spendere il suo peso da plenipotenziario di Vincenzo De Luca in qualsiasi ufficio.

Diciamocela tutta, con la scusa di non voler rischiare, con la scusa di non possedere quella che definiscono la spregiudicatezza di Zannini, gli altri consiglieri regionali si muovono pochissimo e favoriscono l’accumulazione di forza di un politico che, attenzione, non si misura con i grandi progetti, con le grandi idee, con le ragioni della crescita infrastrutturale e strutturale del territorio, dato che non ha mai avuto la testa e neppure la mentalità per occuparsi dell’autentico bene comune, ma è un formidabile accumulatore di chicchi di grano o di chicchi d’oro con i quali ha riempito la stiva intera di un’enorme nave mercantile.

Giorgio per giorno, stando sempre sul pezzo e senza farsi mai venire uno scrupolo rispetto a situazioni a dir poco dubbie.

Ultimamente è stato pienamente legittimato, ecco perché ho fatto quel video-commento lo scorso 24 giugno ad epilogo dei ballottaggi di Aversa e Castel Volturno (CLICCA QUI) anche dalla magistratura, perché è del tutto evidente che la Procuratrice della Repubblica di Aversa, Maria Antonietta Troncone, abbia accettato di ricevere la cittadinanza onoraria di Mondragone in base ad una valutazione ponderata e ben sapendo che quella amministrazione comunale è di fatto guidata proprio da Giovanni Zannini.

Noi non la pensiamo come la procuratrice Troncone. Lo diciamo con rispetto e lo affermiamo barcollando ancora di più nel mantenimento della nostra posizione, perché sicuramente un Procuratore della Repubblica, possiede molte più competenze rispetto a un piccolo giornale come il nostro per avere un quadro d’insieme delle situazioni e per legittimare un politico considerandolo una persona perbene, tra le altre cose reduce da un episodio giudiziario che la Dda di Napoli, con la puntualissima ed efficientissima contributo dei Carabinieri di Mondragone, ha classificato come un caso di tentata estorsione di stampo camorristico consumata ai danni di Giovanni Zannini e del suo amico di sempre Alfredo Campoli, che entreranno nel processo che il prossimo settembre si terrà a S.Maria C.V. contro Tiberio La Torre come vittime della camorra e dunque come campioni della legalità.

Come dicevamo il 24 giugno, noi possiamo essere d’accordo o no – e non siamo d’accordo – però in quello che, almeno quale teoria assertiva e dirimente, è uno Stato di Diritto, non possiamo non inchinarci a questa impostazione e a queste valutazioni, che ci hanno indotto a definire come legittimi e anzi giusti gli esiti delle elezioni comunali di Aversa e di Castel Volturno che hanno arriso a Giovanni Zannini.

Abbiamo voluto ribadire queste cose come appendice alla notizia che precede le considerazioni che speriamo di avervi esposto con chiarezza e con lo spirito di chi vuol far comprendere bene il proprio punto di vista.