CASERTA. Dimissioni Casale-Marzo, paracamorra e doppiopesismo per Pasquale Corvino. Occorrerebbe un repulisti, ma manca la materia prima per farlo ossia i casertani

2 Agosto 2024 - 14:11

In occasione delle dimissioni congiunte del vice sindaco e dell’assessore, ci ritornano buoni alcuni passaggi dell’ordinanza chiesta e ottenuta dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere. La nostra riflessione l’articoliamo dopo un’attenta analisi del testo del capo 1, quello che formula l’imputazione provvisoria nei confronti di Emiliano Casale e Gennaro Rondinone. Passi dell’ordinanza che avevamo conservato per il momento opportuno, anche per articolare qualche ragionamento su alcune cose relative alla storia recente di Caserta, che non ci tornano affatto nel rapporto tra politica e magistratura. Alla fine a pagare seriamente sono sempre i vasi di coccio tra cui senza ombra di dubbio conoscendo la sua storia personale Alessandro Manzoni avrebbe inserito Pasquale Corvino oggi in carcere da quasi 1 anno dopo essersene fatto anche un altro quale misura cautelare

CASERTA (Gianluigi Guarino) Mai come ora, nel momento in cui Massimiliano Marzo ed Emiliano Casale hanno rassegnato le loro dimissioni dalle cariche di assessori del Comune di Caserta e, per quanto riguarda il primo, da quella di vice sindaco, è opportuno far parlare le carte senza ritornare, in maniera ridondante su cose che questo giornale ha scritto in decine e decine di occasioni.

Non ci si augura il male di nessuno. Men che meno l’applicazione di titoli cautelari limitativi della libertà personale. Riteniamo

ineccepibile, anzi osiamo dire giusta, la decisione dei pubblici ministeri della Procura presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere di non chiedere l’emissione di nessun provvedimento di arresto, in carcere o ai domiciliari e di non chiedere neppure altre forme di riduzione della libertà di movimento del vice sindaco Emiliano Casale il quale, a differenza, per esempio, di quello che è successo all’ex  presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, ha potuto continuare a ricoprire la sua carica fino a quando lo ha desiderato, cioè fino a ieri 1 agosto.

Anche Massimiliano Marzo ha goduto di un atteggiamento, da parte del tribunale del Riesame di Napoli, un po’ diverso da quello che il tribunale del Riesame di Genova ha riservato a Toti, evidentemente soggetto molto più mediatico rispetto a un Casale o ad un Massimiano Marzo.

Ma ripetiamo, noi non possiamo non elogiare l’approccio serio, garantista, avuto dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere dalla gip Daniela Vecchiarelli nei confronti dei politici indagati e soprattutto nei confronti dell’ormai ex vice sindaco Emiliano Casale.

Domanda rivolta, con la grassa ignoranza che ci contraddistingue, all’ordine giudiziario italiano e campano: per quale motivo il signor Pasquale Corvino, che in quei frangenti temporali non ricopriva, per altro, da tempo, alcuna carica, fu arrestato e incarcerato per essersi messo d’accordo, secondo il pm della Dda, con elementi appartenenti al clan Belforte, ossia Capone e compagnia e lo stesso provvedimento non è stato assunto nei confronti di Casale, giustamente indagato solo a piede libero per aver chiesto ed ottenuto, stavolta secondo la Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, voti a bizzeffe dall’impegno profuso da Gennaro Rondinone, componente di una molto nota famiglia casertana, considerata, non da CasertaCe, bensì da varie magistrature inquirenti e giudicanti, una delle costole territoriali del clan Belforte?

Qual è la differenza tra i manifesti pagati da Pasquale Corvino a Capone e a tanti altri ragazzi di vita, pasolinianamente parlando, e quell’impresa individuale che, nel capo 1 dell’ordinanza del tribunale sammaritano, viene raccontata come costituita il 10 settembre 2021, registrata alla Camera di Commercio il 13 settembre 2021 ossia a due settimane dalle elezioni comunali e gratificata con un affidamento pubblico, così come, ripetiamo, è scritto testualmente nel capo 1 dell’ordinanza, ad opera dell’amministrazione di Carlo Marino ed Emiliano Casale il 14 settembre 2022?

L’interdittiva antimafia emessa l’altro giorno da quella che noi abbiamo definito la Prefettura A, contrapponendola alla Prefettura B (clikka e leggi la nostra nota al riguardo) ci fa capire che qualcosa degli atti di indagine prodotti dalla Procura della Repubblica di Santa Maria sia stata inviata alla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, operante dentro alla procura del capoluogo partenopeo

Ma la nostra è solo un’impressione, una deduzione più o meno logica. Tutti giochiamo a fare gli indovini in frangenti del genere. Per cui, sull’affermazione appena fatta non ne abbiamo assolutamente certezza.

Sappiamo, invece, che al moneto, ad Emiliano Casale viene formulata un ‘ipotesi di reato di violazione della legge che contiene la fattispecie del voto di scambio. Ma di quello ordinario, però, che visto in proiezione, non implicherebbe nemmeno richieste molto elevate, in sede di requisitoria, da parte dei pubblici ministeri.

Il signor Pasquale Corvino, invece, oltre ad essere andato in carcere nella fase cautelare, oltre ad aver atteso molti mesi agli arresti domiciliari, ha subito una condanna pesantissima a 4 anni e mezzo, o qualcosa del genere, che sta scontando con serietà, dignità e rispetto per quello che la legge gli ha inflitto, nel carcere di Santa Maria Capua Vetere A nostro avviso perché si è difeso male in primo e secondo grado, anche se questo, è il senno del poi, e serve solamente a stimolare la calcolosi biliare. E’ in carcere perché è stata riconosciuta l’aggravante camorristica, perché la sua posizione è stata incanalata dentro alle previsioni dell’articolo 416 ter ossia scambio elettorale politico-mafioso. Per cui, al momento, al netto di quello che potrebbe essere il retroterra, la ragion d’essere dell’ interdittiva antimafia a carico della Edil Marzo, possiamo dire che quella dei Rondinone è solamente una famiglia di teppisti comuni , delinquentucci ancora più comuni. Per farlo, però, dobbiamo prima bruciare centinaia e centinaia di pagine di atti giudiziari che storicamente affermano il contrario e; per farlo, avremo anche dovuto ignorare alcuni passaggi di questa ordinanza, in cui, anche in questo caso sono i magistrati di Santa Maria Capua Vetere e non certo CasertaCe, ad affermare che i Rondinone sono stati, forse sono ancora, una famiglia collegata al clan Belforte, così come al clan Belforte è collegata la famiglia Capone la quale, concediamoci una battuta, ha cercato invano di risolvere ai calci di rigore, che in quel contesto si tirano a colpi di fendenti all’arma bianca, la quasi parossistica parità tra i due grandi contendenti, strada per strada, rione per rione, porta per porta dal Tescione, dal Vanvitelli, dal Cappiello dal bronx di San Clemente, si sono fronteggiati con durezza e asprezza inusitati, come solo CasertaCe ha raccontato in quei giorni ina serie di articoli che oggi hanno trovato pieno riscontro nella narrazione dell’ordinanza, chiesta dai pubblici ministeri della procura sammaritana e firmata da un gip del tribunale.

Da una parte i Marzo appoggiati dai Capone, da quel Raffaele Capone che non a caso accoltella Gennaro Rondinone e gli stessi Rondinone che la Procura di Santa Maria, non noi, afferma di essere stati i costitutori della base dei grandi elettori di Emiliano Casale.

Calci di rigore a suon di coltellate, risultati, come si diceva, vani, perchè, dopo tre giorni di lungo e strano conciliabolo nella commissione elettorale da questa emerge la figura di re Salomone che annuncia alla città il seguente punteggio: Emiliano Casale 886, Massimiliano Marzo 886 in pratica le schede delle coltellate di spareggio ai calci di rigore, non conteggiate.

Questa è stata la città di Caserta negli ultimi anni. Occorre un repulisti totale a patire da quei consigliere comunali di professione che stanno lì da una vita a farsi i cavoli propri.

Eh già, occorre. Meglio sarebbe dire occorrerebbe dato che per fare la rivoluzione casertana manca, al momento, la materia prima, ossia I Casertani