FOCUS. Carlo Marino e l’incredibile vicenda della casa albergo Nonna Anna. La vita agiata di Antonio Cipriano e la FOTO con la figlia del super boss Antimino Perreca “O’Romano”
27 Settembre 2024 - 19:56
E così, l’11 settembre scorso, tomo tomo, cacchio cacchio ha sostituito la società di Antonino Cipriano, Cattolica srl, con unico socio e 350 mila euro di capitale sociale, con la Anima srls, mille euro di capitale sociale e un giovanotto che operava in una lavanderia, per gestire una struttura molto cara al primo cittadino, che con Cipriano ha stretto un forte felling. Punto per punto, tutta la storia e in calce due determine
CASERTA – L’idea di fondo, secondo noi, è quella dell’inquinamento delle prove. Calma e gesso: non stiamo parlando né di diritto penale, né di procedura penale.
Il sindaco di Caserta, Carlo Marino, e il dirigente a tutto, prima e dopo il suo arresto, Franco Biondi, sono persone serie e per bene, fino a prova contraria.
Dunque, sarebbe buono e giusto che denunciassero per calunnia la persona e le persone che osassero affermare che loro inquinino le prove, nell’accezione che questa forma di comportamento ha all’interno del codice di procedura penale.
IL MIRACOLO DELLA COMMISSIONE D’ACCESSO SU SUBAPPALTI E PERMESSI DI COSTRUIRE
Nel momento in cui chiariamo a monte questa cosa, possiamo mutuare tale espressione, dato che non ne troviamo una più efficace per descrivere il nostro punto di vista nel momento in cui discutiamo, come stiamo discutendo da un mese a questa parte, ovvero da quando la commissione
A dimostrazione che siamo applicati su questo argomento, ci sono gli articoli pubblicati nelle scorse settimane.
Non siamo stati noi a cercare di beccare in fallo i suddetti dominatori della scena casertana degli ultimi otto anni, ma sono stati i loro atti amministrativi che noi quotidianamente controlliamo a raccontarci questa novità che noi non potevamo a quel punto non trasmettere ai nostri lettori.
Determine e atti che mai avevamo visto prima, per la prima nella storia di questi otto anni li abbiamo visti pubblicati, seppur in ritardo: nientepopodimeno che i subappalti, che poi, chi mastica qualcosa della camorra e dei colletti bianchi della camorra, sa bene che rappresentano lo strumento principale in quanto invisibile della sopravvivenza di certi che ai vari Schiavone, Zagaria, Belforte, Iovine e co. devono molto o tutto.
Aldo, quello di Giovanni e Giacomo, avrebbe detto, così come abbiamo detto noi, non ci posso credere!
Secondo esempio tra i tanti: i permessi a costruire pubblicati in fila, diligentemente, nell’albo pretorio, senza alcuna omissione quando, fino alla nomina della commissione d’accesso ne trovavi al massimo un paio ogni trimestre.
Ora, un giornale come CasertaCe, cos’altro poteva fare dopo aver pubblicato queste notizie? Aumentare, per quel che era possibile, il livello di controllo dell’albo pretorio del comune. L’abbiamo fatto e stavolta non abbiamo incrociato una cosa strana, bensì una cosa stranissima, quintessenza, cari commissari d’accesso, dell’eccellenza mondiale della ricotta casertana, non quella di bufala, voi commissari non siete abituati alle citazioni di CasertaCe, ma quella del famoso cortometraggio di Pier Paolo Pasolini.
IL CASO DELLA CASA ALBERGO NONNA ANNA E IL RAGAZZO DELLA LAVANDERIA
Sono tanti i casertani a conoscere la struttura-ricovero per anziani Nonna Anna, definita casa albergo. Noi non ce ne siamo mai occupati e mai ce ne saremmo occupati se non avessimo incrociato due recentissime determine, la prima recante la data nefasta dell’11 settembre, la seconda quella del 16 settembre. Come usiamo fare, ciò che scriveremo sui loro contenuti, ogni nostro lettore lo potrà controllare alla maniera di San Tommaso Apostolo, ossia toccando con mano, dalla pubblicazione integrale dei due documenti in calce a questo articolo.
Sintesi: il giorno 11 settembre, Franco Biondi, il Fregoli, il trasformista massimo degli uffici comunali, attribuiva, nella veste di dirigente delle Politiche Sociali, alla Anima, la società a responsabilità limitata, o srls che dir si voglia, l’accreditamento per svolgere l’attività di gestione della struttura Nonna Anna.
Questa società, Anima srls, era stata costituita tre mesi prima, ossia il 30 maggio 2024.
Primo step: come è uso e costume del comune di Caserta – tanti sono stati i casi da noi denunciati – si ha la sensazione che spesso si ragioni prima dell’attribuzione di un affidamento, in questo caso di un accreditamento, e a cose fatte si costituisce la società. Caso raro di risoluzione del millenario dubbio su cosa venga prima tra l’uovo e la gallina.
Capitale sociale dell’Anima srls: 1.000 euro. Socio unico un giovanotto di Casagiove, oggi residente a Casapulla di nome Antimo Gerardo Marino, ci dicono, fino a poco tempo fa titolare o dipendente di una lavanderia e prodigiosamente divenuto imprenditore dei servizi sociali accreditato a gestire una grande struttura, toccata dalla grazia di milioni di euro di finanziamenti pubblici. Avete letto bene: mille euro di capitale sociale.
Costituzione 30 maggio, accreditamento 11 settembre. Un socio che è anche amministratore. Oggetto sociale chilometrico, ottimistico, che evidentemente non teme gli studi di settore, che al suo interno vede anche le attività compiute nella residenza Nonna Anna.
Insomma, ‘sto Marino una notte è stato toccato da una grazia. Però, attenzione alle ultime tre parole della determina dell’11 settembre: Variazione ente titolare. E d’altronde, se la struttura Nonna Anna esiste da anni, il tutto non è certo iniziato dopo le vacanze agostane, meglio dire, il giorno 11 settembre, data dell’accreditamento al giovanotto pochi soldi, tanto talento e buona volontà.
ANTONINO, UNO BUONO
Era evidente che Nonna Anna ha vissuto grazie ad altri soggetti imprenditoriali. Ed eccolo qui l’uomo che l’ha portata avanti negli ultimi, altra persona di cui non ci saremmo occupati se, per i motivi raccontati all’inizio di questo articolo, non fossimo costretti a setacciare l’albo pretorio di Carlo Marino e Franco Biondi.
Si chiama Antonino Cipriano. E mo’ chi è questo? CasertaCe non l’ha mai trattato. Ma perché questo giornale ha dovuto rinunciare a trattare le acque torbide dei servizi sociali del capoluogo e della provincia.
Perché, cari lettori, Antonino Cipriano è uno che passa, quasi come stereotipo dell’immaginario collettivo di questa città, per uno “buono”, uno “‘nsisto”, uno che “sap ‘ffa”.
Curriculum formidabile: inizia con una società di matrimoni e non meglio precisati incontri. Prosegue con la Green Ecology, con attività di campagne promozionali e pubblicitarie. Rincara con un’agenzia di sbrigadocumenti, una sorta di patronato in miniatura, giusto per capirci, quello che ha consentito per anni e anni al simpatico e scenografico assessore ai “Cornetti Algida”, al secolo Emilio Caterino, di conquistare tanti voti di preferenza che lo portarono in una posizione di riguardo nella giunta di Pio Del Gaudio.
Alle cooperative sociali guarda con un certo interesse, anche se le prime esperienze sono tutt’altro che positive, a partire da quella di Angeli, cooperativa oggi in liquidazione e costituita nel 2006, quando Cipriano aveva 31 anni.
350 MILA EURO DI CAPITALE E UNA STRUTTURA RICOSTRUITA DA ZERO, MA SUI SOLDI DELL’AFFITTO…
Sicuramente anteriore al 2017 è la probabile gestione di Nonna Anna da parte di Cipriano Antonino.
Probabile e non certa perché il nostro diventa presidente del consiglio di amministrazione della Onlus Casa Nonna Anna che, in relazione al nome della struttura e al ruolo che successivamente Cipriano ha avuto all’interno, doveva già essere attinente alla casa albergo.
Ma presiedere un consiglio di amministrazione è una cosa, diventare il dominus, ossia l’amministratore unico e unico socio dalla società La Cattolica Srl, con sede in Maddaloni, che ufficialmente diviene gestore della casa albergo è tutta un’altra cosa. Ed è ancora più di un altra cosa se questa società, con unico socio, ovvero Antonino Cipriano, legale rappresentante, ha un capitale sociale da 350 mila euro, versato proprio dal socio unico.
Insomma, tra matrimoni, incontri, pubblicità e spicciacarte, il Cipriano si è fatto una posizione. Oddio, stante le risultanze del rapporto tra lui e il proprietario principale della struttura di Nonna Anna di via Tescione, qualche dubbio attinente alla liquidità sorge, visto e considerato che i canoni versati a Michele Tarabuso sono ben pochi.
Tanto è che alla fine il Tarabuso crea le condizioni di un’irrinunciabilità, di una sorta di auto-sfratto, in quanto l’immobile finisce sotto sequestro per motivi economici e viene posto all’asta dal tribunale.
E qui sorge già un dubbio. Come mai Tarabuso non riuscì o non volle premere più di tanto affinché la società di assistenza Cattolica se ne andasse senza tanti espedienti, visto che poi, stando alle notizie del presente, il Tarabuso stia cercando di comprare questo immobile. E come mai una società non in grado di pagare i canoni è stata in grado di costruire una nuova sede in via Amendola, contigua alla precedente di via Tescione.
Dubbi, grandi dubbi. Per cui, fino a pochi mesi fa con 350 mila euro di capitale sociale gestisce Nonna Anna. Oggi, al suo posto, subentra una società con mille euro di capitale sociale, gestita da uno che in passato lavorava in lavanderia.
DOBBIAMO PARLARE (E NON VORREMMO) DI MENA PERRECA
Abbiamo scritto un lungo articolo senza citare mai un nome su cui un certo modo di far giornalismo si sarebbe catapultato senza pietà: Mena Perreca, figlia di Antimo Perreca, boss, killer e di sicuro appartenente alla schiera dei dieci camorristi della storia della criminalità organizzata in provincia di Caserta.
Egemone a Recale, ma anche con solide aderenze nel comune capoluogo, e con un figlio già arrestato e pregiudicato per reati di camorra.
Ma perché abbiamo scritto cento righe prima di inserire il nome di Mena Perreca? Semplicemente perché siamo liberali. E siccome riteniamo che le colpe dei padri non debbano ricadere automaticamente sui figli, pensiamo che Mena Perreca abbia avuto e ha ancora oggi il diritto di lavorare all’interno della struttura di Nonna Anna. E abbia avuto anche il diritto di essere privilegiata da Antonino Cipriano che qualche anno fa le ha consentito di posare insieme a lui e insieme al sindaco Carlo Marino, il quale, con Cipriano, si è capito al volo, stipulando un rapporto di stima reciproca, quasi simbiotico, al punto che più volte, tante volte è stato visto all’interno della casa albergo Nonna Anna, così come la foto dimostra.
Se noi ci trovassimo di fronte – e concludiamo – ad un’amministrazione normale, ad una situazione normale e non a gente che ha prodotto centinaia e centinaia di affidamenti ad imprese di Casal di Principe, Casapesenna, San Cipriano, che oltre agli affidamenti diretti hanno conquistato anche gli appalti e Dio solo sa a chi hanno consegnato i subappalti, al tempo non pubblicati dal comune, se noi non ci trovassimo dinanzi ad un’amministrazione costruita sul consenso dei Dresia, i dominatori dei parcheggi imparentati con il gruppo Mazzara del clan dei Casalesi, se non ci trovassimo di fronte ad un’amministrazione comunale divenuta tale con i voti della camorra casertana, i Capone per Massimiliano Marzo, divenuto assessore ai Lavori Pubblici, i Rondinone per il vicesindaco Emiliano Casale, la cui cugina lavora all’interno di Nonna Anna, come emerge da una foto di cui siamo entrati in possesso, se Carlo Marino non avesse battuto il cinque a Raffaele Capone, che pochi giorni prima aveva accoltellato Gennaro Rondinone, ad un’ora dall’esito del ballottaggio, oggi non ci saremmo neppure sognato di nominare Mena Perreca che avrebbe tutto il diritto di essere lasciato in pace, dato che il padre è il padre, il fratello è il fratello e lei è lei.
Persona corretta, persona incensurata fino a prova contraria.
clicca e leggi qui la determina dell’11 settembre e quella del 16 che ne corregge un errore