Lo studente-killer di 17 anni: “Non volevo ammazzare Davide”. L’amico parla della pistola che ha ucciso il 19enne con un colpo alla gola

15 Aprile 2025 - 10:21

CESA – Un colpo di pistola, un ragazzo di 19 anni a terra senza vita, e un minorenne in stato di fermo. È questa la drammatica sequenza dell’omicidio avvenuto all’alba di domenica nella sala slot di un bar a Cesa, dove ha perso la vita Davide Carbisiero, originario di Succivo.

A essere stato arrestato è Francesco F., 17 anni, residente a Orta di Atella. È lui, secondo gli inquirenti, ad aver esploso il colpo che ha ucciso Davide dopo un litigio dai contorni ancora poco chiari. Ma non era da solo: con lui, in auto e poco prima dell’omicidio, c’era anche un altro giovane che è stato ascoltato a lungo dai carabinieri. “Non sapevo che avesse una pistola, né tantomeno che volesse usarla”, avrebbe detto il ragazzo agli investigatori, che lo hanno poi lasciato andare, almeno per ora, senza accuse formali. Ma la sua posizione resta sotto la lente.

Secondo quanto ricostruito, Carbisiero aveva accompagnato a casa la fidanzata, poi aveva fatto tappa al bar Beautifull Coffee & Bakery, aperto 24 ore su 24, probabilmente per incontrare degli amici. Sarebbe stato lì che avrebbe incrociato il 17enne, e qualcosa ha fatto scattare la lite. Alle parole sarebbero seguiti gli spintoni, poi un colpo. Secco. Fatale.

Il corpo di Davide è rimasto lì, nella sala slot, fino a quando il gestore del bar ha aperto l’attività intorno alle 7 del mattino. L’autore del delitto, nel pomeriggio, si è consegnato ai carabinieri, confessando ma dichiarando di non aver voluto uccidere Carbisiero. Oggi si attende l’udienza per la convalida del fermo, mentre il medico legale Antonio Lombardi è stato incaricato di eseguire l’autopsia per chiarire meglio dinamica e modalità dell’omicidio.

Intanto, le indagini continuano. Gli inquirenti stanno passando al setaccio le immagini delle telecamere, le testimonianze dei presenti e ogni dettaglio utile per capire cosa sia successo esattamente tra quelle mura. Anche perché altri ragazzi potrebbero aver assistito alla scena, o essere arrivati poco dopo. E nessuno, in questa storia, è ancora del tutto fuori.