LA NOTA. Perché illegittimo anche agli occhi del più irriducibile dei mangiapreti che il vescovo Cirulli vada in piazza

19 Luglio 2025 - 19:42

L’utilizzo di uno strumento cruciale della democrazia laica è pienamente giustificato da quella che è la posta in gioco: la chiusura di due punti nascita non può non essere un tema cardinale per un cristiano e per un cattolico praticanti. Zinzi, l’unico politico cattolico uscito allo scoperto, mentre tra i consiglieri regionali, che si dichiarano ispirati dalla dottrina della Fede, zero parole per provare a convincere la giunta regionale a non deliberare quello che ha già deliberato

(g g.) – L’iniziativa politica del vescovo della diocesi di Teano – Calvi Risorta Giacomo Cirulli è molto seria e, fatto ancor più importante, assolutamente legittimo crediamo anche agli occhi di chi osserva con sguardo laico le vicende che attengono all’esercizio delle costituzionali funzioni di potestà dello Stato o dei suoi enti del decentramento, Regioni in primis..

Nessumo, a nostro avviso, neppure il più trinariciuto, il più incallito tra i mangiapreti, rimproverare a un vescovo di utilizzare uno strumento peculiare della politica laica, ossia una manifestazione di popolo, quando di mezzo c è la carne viva, c’è il fulcro della dottrina cristiana, quando cioè di mezzo c’è la difesa della vita al suo tramonto, ma soprattutto dai suoi albori.

Per il vescovo di Teano – e come dargli torto dal suo punto di vista, che non necessariamente deve corrispondere al nostro – la chiusura dei punti nascita negli ospedali di Piedimonte Matese e di Sessa Aurunca rappresenta una detrazione inflitta al diritto alla vita: meno punti nascite, meno nascite.

La chiesa è chiamata al coraggio della testimonianza dei suoi valori cardinali e non certo a misurarsi con i sofIsmi della spesa sanitaria regionale, che poi, a dirla tutta, se versa in questo stato, se è costretta a chiudere gli storici punti nascita di due ospedali della provincia di Caserta, non è certo per colpa della Chiesa e del vescovo Cirulli, ma perché, con la sua classe politica, ha amministrato male, ha dissippato e ha scialacquato per decenni i soldi che il Servizio sanitario nazionale le ha elargito a fiumi affinché la Regione Campania potesse svolgere la competenza di governo più importante del decentramento amministrativo, cioè il governo della sanità pubblica.

Un vescovo, in questo caso Giacomo Cirulli, percepisce e registra che la chiusura di due punti nascita rappresenta una minaccia, l’ennesima minaccia all’affermazione del diritto alla vita, alla necessità di mettere nuovi bambini e nuove bambine al mondo, obbedendo alle raccomandazioni delle Sacre Scritture. Lo percepisce ed è ben conscio di essere di fronte a una questione cruciale.

La delicatezza del tema, la sua centralità giustifica dunque, pienamente, in termini di legittimità, anche agli occhi dei detrattori della Chiesa, quando questa dà la sensazione di far politica, l’utilizzo di una forma di mobilitazione non consueta.

Zinzi, da politico che si ispira ai dettami del cattolicesimo liberale, lo ha ben compreso ed ha assunto l’iniziativa impegnativa di inviare una lettera al vescovo Cirulli, nella quale mette insieme la disponibilità di uno che fa politica ispirandosi ai valori cattolici con la difficoltà pratica, concreta, effettuale, vissuta a causa di una sorta di avvertita impotenza a interferire in un processo di potestà, estraneo ai poteri del Parlamento nazionale di cui fa parte e a quelli del governo italiano che potrebbe condizionare dai banchi della maggioranza di Montecitorio.

Una difficoltà che non gli ha consentito di interferire con il processo amministrativo che ha già consumato il suo atto decisivo con l’approvazione della delibera della giunta regionale che ha materialmente posto i catenacci ai due punti nascita.

Una fase, questa, durante la quale è risaltano l’assordante silenzio dei consiglieri regionali, soprattutto di quelli della maggioranza, che si professano cattolici e che non hanno avvertito nemmeno il bisogno di scrivere un documento o di assumere dall’interno, coinvolgendo magari insieme per una volta consiglieri di minoranza di speculare ispirazione, una iniziativa finalizzata ad aprire una riflessione all’interno della giunta regionale.